Come ogni linguaggio che diventa universale, anche quello giocoso degli emoji è uscito oltre i confini della scrittura. Nel mondo d’arredo ha dato vita a forme dalla presenza dirompente, quasi postmoderna

Tutto è cominciato con i due punti seguiti dal segno di parentesi chiusa, che non andavano ‘letti’ ma ‘visti’ come una faccina sorridente. Da allora, le emoticon (o emoji) accompagnano ogni comunicazione digitale, specificando la tonalità emotiva del messaggio.

La scrittura non ha mai avuto bisogno di un accompagnamento pittografico che ne esplicitasse l’intento emotivo. Perché allora oggi le emoji sono così indispensabili?

La scrittura digitale è il calco diretto di quella orale

La ragione sta nel fatto che, a differenza della scrittura predigitale, scandita da tempi di fruizione più ampi e distesi, la scrittura telematica rappresenta il calco diretto della comunicazione orale, di cui adotta il carattere di istantaneità e immediatezza.

Come nel dialogo faccia a faccia, quindi, in cui la stessa frase può assumere significati diversi a seconda della mimica che la accompagna, così nei messaggi digitali si è avvertita la necessità di esplicitare, seppur solo in immagine, l’espressione facciale che assieme alla parola dà normalmente senso al dialogo in prima persona.

Tracce postmoderne

In linea con il linguaggio visivo delle interfacce grafiche anche le emoticon presentano un aspetto giocoso, figurativo, colorato, diametralmente opposto alla definizione astratta e rigorosa tipica dell’oggetto moderno. Non a caso, i tratti figurativi che rendono le emoticon adatte alla circolazione su schermo si ricollegano all’eredità di quel design che, attraverso l’uso sovversivo del colore e dell’allegria, ha indicato la strada per il superamento del moderno. Quel ‘postmoderno’ che rivive oggi proprio in quei prodotti più vicini per resa cromatica e formale al gusto instafriendly del panorama grafico contemporaneo.

Il sightbaiting: dagli schermi alla realtà

Sui piccoli ma pervasivi schermi dei telefonini funzionano infatti immagini immediate, accese, che scaricano l’intero loro potenziale estetico in un unico colpo, per cercare di catturare la fuggevole attenzione dell’utente social. Questa estetica eyefriendly (o sightbaiting) risulta invero così reattiva all’occhio dello spettatore contemporaneo da trapassare in maniera del tutto naturale dalla dimensione virtuale dei social a quella reale dell’arredo. In tal senso la più recente evoluzione del design emozionale, erede diretto del postmoderno, può essere a buon diritto definita design ‘emojionale’, caratterizzato da forme spesse e colori saturi fatti apposta per restituire nel mondo materiale l’impressione visiva delle icone digitali.

Cos’è il design emojionale?

È il caso della sorprende collezione Kosa di Ian Felton, morbida e ‘in carne’ ma allo stesso tempo elegante e aggraziata. O della collezione Poise di Desmond Lim, caratterizzata da una originale giustapposizione di elementi archetipici a corpose estrusioni di colore volumetrico, quasi a voler separare la dimensione estetica dal corpo strutturale dell’oggetto. Anche le forme basiche della serie Last of the Free di Nick Ross, attraverso la riduzione al minimo comun denominare della tipologia di riferimento, risaltano per la loro immediatezza post-figurativa. Mentre la corpulenta eleganza della seduta Puffer, disegnata dallo studio Moving Mountains, presenta un volume gonfiato e proporzioni che appaiano sovradimensionate, assumendo su di sé il connotato formale tipico di un grosso giocattolo, pur restando chiaramente un elemento d’arredo destinato a un utente adulto.

Questo essere allo stesso tempo oggetto astratto e figurativo, serio e giocoso, è tipico delle app, strumenti altamente performanti dall’estetica ludica. Così, la lampada Dulce di Filippo Mambretti per Gantri si presenta come una forma rigorosa eppure dolce, mentre Sandstone di David Taylor, oggetto morbidamente preciso, è realizzata in sabbia stampata in 3D, che dona alla superficie un tocco fine e delicato.

Ancora, la lampada Plateau di Ferréol Babin per Daniel, minimale e arrotondata come l’icona di un’app, nasce pesante nella parte bassa per innalzarsi leggera nella parte alta. Appena un po’ più strutturati, ma ugualmente eye-catching, sono poi lo specchio portabiti Hop di Samuel Accoceberry e la lampada Stoned di Fredrik Paulsen, mentre la scelta dello studio Wangan per il tavolino Capsul esagera la dimensione dei giunti per farne dettagli di contrasto con la concezione sottile prevalente dell’oggetto.

Ogni alfabeto vivo esce dal mondo della scrittura

Non stupisce che l’armonia formale delle emoticon sia giunta a pervadere il corpo fisico del prodotto. Ogni alfabeto estetico ‘vivo’ finisce infatti per riverberarsi su vari fronti, e questo è appunto il caso dell’ultimo update alla comunicazione scritta. Rivelatoria, in tal senso, la mostra Writing: Making Your Mark alla British Library di Londra, che illustrava l’evoluzione della scrittura dalle prime rune fino ai segni informatici di oggi. A chiusura del percorso espositivo, tra i video in cui i visitatori avevano lasciato il loro pensiero sul futuro della scrittura, una acuta bambina immaginava un’involuzione delle abilità calligrafiche verso un segno sempre più spesso. Proprio come il labirintico budello Curvy Murble di Sara Ricciardi, progetto di arredo tubolare corposo ma sinuoso per un salone di bellezza, che unisce la capacità di farsi apprezzare da un utente adulto a quella, ancor più preziosa, di far sorridere un bambino : )

Foto di apertura: dettaglio di Wall Disney della serie Happytecture degli artisti spagnoli Daniel Rueda e Anna Devís. Nel testo altre opere dei due giovani architetti che utilizzano la fotografia creativa per raccontare storie che poi pubblicano sui loro profili Instagram drcuerda e anniset. Gli scatti, dalle linee geometriche minimali e dall'impatto immediato, sono sorprendenti e gioiosi, surreali e ludici. Negli artwork, preparati con accuratezza e realizzati con precisione dal duo Annandaniel, non manca mai l'elemento umano che diventa fondamentale nella composizione del quadro’. Interi progetti fotografici sono poi dedicati all'architettura e all'ambiente urbano, restituiti in modo dirompente e divertente.

Casa Mondo è la prima mostra digitale – sull’account Instagram @maxxicasamondo/ – del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma che coinvolge sette designer internazionali che si confrontano con altrettante zone o aree funzionali della casa. Il progetto declinato in post di Konstantin Grcic è dedicato a Learning.