Lo studio Foster + Partners utilizza un doppio codice di sfarzo e understatement per gli ambienti di The Murray Hotel, ricavato in uno storico edificio modernista nel cuore di Hong Kong. E dalle finestre trae spunto per l’insolita planimetria delle stanze

Nel cuore della Hong Kong Island, dove la maglia stradale accompagna con curve tortuose i fianchi della collina che salgono verso il Victoria Peak, Foster + Partners reinventa lo scheletro e la pelle di un landmark cittadino attraverso gli spazi di The Murray, l’ultimo hotel di lusso aperto dal gruppo Niccolo Hotels.

Il raffinato design, firmato nel 1969 da Ron Phillips per accogliere gli uffici del Dipartimento dei Lavori Pubblici, è il protagonista indiscusso dell’intervento: Foster + Partners ne ha infatti conservato e celebrato i caratteri distintivi, coinvolgendo lo stesso Phillips in alcune fasi del progetto.

La struttura dell’edificio – le cui proporzioni, per quanto ardite, restano misurate rispetto all’esasperata tensione verticale degli edifici intorno – accoglie con disinvoltura il nuovo programma, che separa parti comuni e private distribuendole tra basamento e corpo edilizio.


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Norman Foster ha fondato lo studio nel 1967 e da oltre cinquant'anni segue un approccio sostenibile alla progettazione dell'ambiente costruito. Ritiene che la qualità dell'ambiente circostante influenzi la qualità della vita, ed è guidato dalla sua passione per l'innovazione e l'eccellenza. È anche presidente della Norman Foster Foundation, con sede a Madrid. Nel 1999, è stato onorato dalla regina Elisabetta II con il titolo Lord Foster of Thames Bank. E' un appassionato pilota, ama lo sci di fondo e il ciclismo.

Il primo è caratterizzato da un portico composto da una serie di archi monumentali, che donano slancio e leggerezza alla facciata. Tale elemento riveste un’importanza fondamentale nel rapporto tra l’edificio e il suo attacco a terra, in una metropoli di densità ed estensione verticale tali da spostare connessioni e spazi di relazione anche a diversi metri dal suolo.

La rampa di accesso veicolare, oggi chiusa al traffico, una passerella e un percorso pedonale coperto si innestano infatti tra le arcate a livelli differenti, raccordando il corpo centrale con la quota stradale variabile. Un maestoso albero del cotone, che è stato conservato durante i lavori di ristrutturazione, caratterizza oggi l’ingresso al The Murray.

Più in alto, il prospetto nasce dall’ossessiva ripetizione della stessa finestra, arretrata e ruotata di 45 gradi rispetto al piano di facciata. Tale sistema, sviluppato da Phillips per proteggere gli interni dalla luce solare diretta, è valso all’edificio l’Energy Efficient Building Award nel 1994; nella composizione, ha dato vita a un prospetto di grande forza plastica ed espressiva.

La dualità tra basamento e corpo edilizio è rievocata nel disegno e nelle finiture degli interni, diversamente modulati intorno a una nuova idea di lusso: “generosità dello spazio, senso di pace e comprensione innata di come l’hotel possa rispondere alle necessità dell’ospite”, secondo Luke Fox, Senior Executive Partner di Foster + Partners.

Gli spazi comuni della lobby, del Murray Lane bar al piano terra e del ristorante si dispongono in maniera ortogonale al nucleo strutturale di forma rettangolare, in accordo con la scansione delle arcate che disegnano il basamento.

Gli interni sono ambienti fluidi, luminosi e di ampio respiro, la cui opulenza è demandata alla ricchezza dei materiali: marmi Calacatta, neri a pavimento e bianchi a parete, accompagnano i passi del visitatore, in un continuo gioco di riflessioni smorzato soltanto da profili, montanti ed elementi in acciaio inossidabile dorato.

Ai livelli superiori, l’intuizione di Phillips diventa per Foster + Partners la chiave per disegnare una pianta movimentata ma equilibrata: la rotazione delle finestre detta il principio compositivo di ogni piano, rivelandosi più che mai funzionale all’organizzazione planimetrica delle 336 stanze.

Orientate a 45 gradi rispetto al piano di facciata, diverse tipologie di camere e suite guadagnano da tale disposizione spazi differenti e d’inaspettata profondità. Le aperture, che a nord si affacciano sulla sede centrale della HSBC, progettata da Foster nel 1986, inquadrano sequenze composite della congestione urbana, frame concitati che fanno da contrappunto alla raffinata sobrietà di arredi e finiture.

Le palette colori delle camere da letto, delle zone living, dining e degli angoli ufficio sono neutre e polverose, con alcune concessioni a tessili dai toni acidi; la luce diffusa; i materiali – parquet posati a spina italiana, rivestimenti in carta da parati, pannellature in pelle, grandi tappeti – caldi e mat. Le stanze da bagno guadagnano nel layout della camera una propria area distinta, dove la misura lascia nuovamente spazio allo sfarzo lucente dei marmi e delle rubinetterie.

La dualità tra basamento e corpo edilizio è rievocata nel disegno e nelle finiture degli interni, diversamente modulati intorno a una nuova idea di lusso: generosità dello spazio, senso di pace e comprensione innata di come l’hotel possa rispondere alle necessità dell’ospite. (Luke Fox, Senior Executive Partner di Foster + Partners)"

Il programma dell’hotel è completato da una sala per ricevimenti, spazi per eventi e una palestra con spa. All’ultimo piano, intorno al nuovo volume del ristorante Popinjays, una terrazza all’aperto dona respiro alla compattezza degli interni: questo gesto progettuale dà vita a un nuovo spazio di relazione staccato dal suolo, come avviene di frequente nell’estrema densità di Hong Kong.

Progetto Foster + Partners - Foto Michael Weber, Nigel Young/courtesy Foster + Partners