Mostre per design addicts, eventi culinari, azioni di protesta, talk (come quello di INTERNI con Deyan Sudjic e Ron Arad) e creazioni ludiche: cosa aspettarsi dal London Design Festival 2024

Il London Design Festival nell’edizione 2024 sta per aprire le porte e il futuro del design è al centro del programma e delle riflessioni che accompagneranno tutta la manifestazione.

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La nostra passeggiata londinese comincia proprio dal futuro, con l’incontro che Interni ha in calendario per il giorno 12 settembre presso l’Istituto Italiano di Cultura, dove partendo dal racconto dei primi 70 anni della rivista si cercherà di delineare quello che succederà nei prossimi, insieme a Deyan Sudjic, scrittore, curatore, Ron Arad, architetto e designer, Michele Pasca di Magliano, direttore Zaha Hadid Architects, Claudia Pasquero, cofondatrice di ecoLogicStudio, moderati dall’architetto Carlo Biasia.

A history of Architecture Design and FuoriSalone, ICI, 12 settembre ore 18.30.

E se il giro per i distretti che come sempre si caratterizzano per una divisione tematica, cominciando da Bankside dove impera la tipografia, passando per Battersea, regno del design urbano sostenibile e del Royal College of Art e Brompton che vanta il titolo di più antico distretto del festival incentrato sulla collaborazione e lo scambio di saperi, tra collettivi e non, per arrivare a Greenwich che ospita anche l’hub permanente del design londinese e quindi giungere all’ipercreativa Shoreditch dove si celebra per il 16esimo anno consecutivo la diversità tra idee radicali, mostre, installazioni e nuovi prodotti, qui vi segnaliamo gli appuntamenti imperdibili (ammesso che sia possibile non perdersi nelle meraviglie di un programma così articolato).

Proof of Concept è una mostra che celebra la maestria, l’ingegno e la perseveranza che stanno alla base di ogni creazione. Le prove del concept infatti sono prototipi, schizzi, modelli e test che servono per arrivare alla realizzazione del prodotto dall’idea.

L’obiettivo dell’esposizione è raccontare l’intero processo creativo e le sfide che le idee innovative incontrano e devono fronteggiare, tra progetti autogestiti e prodotti che non hanno mai raggiunto il mercato, accanto a opere già esistenti.

Curata da David Irwin, Smith Matthias e Atelier Thirty Four, l’esposizione riunisce studi di design e designer indipendenti provenienti da diversi settori tra cui Aimee Betts, Atelier Thirty Four, Daniel Schofield, David Irwin, Emma Louise Payne con Phoebe Stubbs, Jan Hendzel, John Tree, Mentsen, SmithMatthias e Studio Mutt, per trasformarsi in una vera e propria piattaforma del progettare.

Proof of Concept è a Shoreditch, aperta il 20 e il 21 settembre dalle 10 alle 19, il 22 dalle 10 alle 17, 83, Rivington Street, London EC2A 3AY.

Food and Drink Trail torna a grande richiesta per un giorno a Fitzrovia, polo delle aziende più innovative, probabilmente influenzate dalla popolazione di artisti e gallerie che da sempre animano il quartiere.

È il cibo a fare da medium tra creativi e pubblico perché, come spiega Bee de Soto di The Fitzrovia Partenership, «è scientificamente provato che mangiamo con gli occhi, in un processo che comincia sin da piccolissimi, con lo svezzamento, per non tramontare mai: l’appetito degli adulti può essere stimolato semplicemente dalla vista di un piatto particolarmente allettante».

Che tipo di progettualità c’è dietro un piatto, dalla ricetta alla presentazione?

«Il design di ogni piatto è un'espressione della personalità dell’artista ma anche della sua storia culturale e del luogo di cui parla. Il cibo e il design influenzano lo stato d’animo delle persone e possono incoraggiare l'inclusione, la diversità e la comunità», conclude de Soto.

Ecco perché Fitzrovia accoglie tutti i tipi di cucina e di stili, dal casual all'high-end, dagli snack alle bevande tradizionali, provenienti da oltre 16 Paesi e sei continenti.

18 settembre dalle 8.30 alle 19, Fitzrovia Design District 11-13 Bayley Street, London WC1B 3HD

Protests By Design è il titolo della manifestazione degli studio Praxis N16 che aprono le porte al pubblico per incontrare una dimensione sociale e politica del progettare. Ne abbiamo parlato con il direttore Amy Jenkins Smith.

«Stiamo vivendo tempi senza precedenti, ci sono terribili conflitti nel mondo e vediamo sempre più comunità colpite negativamente dagli effetti del cambiamento climatico. Sembra che i nostri governi e leader stiano camminando come sonnambuli verso l'Armageddon e spetta a noi, la gente, unirci per cambiare le cose. È urgente agire, la finestra per attuare i cambiamenti si sta chiudendo rapidamente, ma non è troppo tardi. Ecco perché abbiamo creato la mostra Protests by Design che riunisce un gruppo eterogeneo di attivisti, artisti, architetti e designer, il cui lavoro riflette il desiderio di comunicare e attuare un cambiamento».

In mostra ci sono cose molte diverse tra loro, dalle scatole modulari U-build utilizzabili per costruire case a basso impatto ambientale ed economico a progetti di Buckminster Fuller fino alle stampe di Extinction Rebellion con i blocchi di legno di Miles Glyn.

Praxis N16 Studios, First Floor, 3-9 Belfast Road, London N16 6UN, dal 14 al 20 settembre (orari sul sito).

Pavilions of Wonder by Nina Tolstrup di Studiomama è un lavoro in collaborazione con Mattel e Visit Greater Palm Springs a partire dalla DreamHouse di Barbie.

A ispirarne lo stile infatti è stato proprio il modernismo degli edifici californiani di Palm Springs e ora, in un procedimento inverso, è quella casa dei sogni a “contagiare” la fantasia della Tolstrup. Che dichiara: «LaDreamHouse di Barbie ha ormai più di 60 anni ed è un'icona come Barbie stessa. Barbie ha acquistato la sua prima DreamHouse nel 1962, prima che le donne nel Regno Unito e negli Stati Uniti potessero aprire un proprio conto in banca e chiedere un mutuo, il che mi sembra incredibile!».

E alla domanda su quale sia il ruolo del gioco nel design contemporaneo, risponde: «Il gioco offre l'opportunità di esplorare idee e modi di creare in modo libero. E in architettura serve a evocare un elemento ludico di meraviglia e gioia negli spazi che creiamo».

Un gioco che fa riferimento diretto al modernismo degli edifici storici di Palm Springs ha anche una funzione didattica?

«La Casa dei Sogni di Barbie si è sviluppata nel corso degli anni, passando da una robusta scatola di cartone portatile nel 1962 che si ripiegava in una casa bungalow a un piano, a una casa a tre piani con ascensore nel 1974 fino quella del 2023, con piscina ed elementi interattivi tra luci e suoni. In tutte le DreamHouse che si sono succedute nel tempo, sono ricorrenti i riferimenti all'architettura della metà del secolo scorso, con l'uso di texture e l'apertura verso l’esterno e credo che questo ne determini la longevità, in un gioco che racchiude funzioni pedagogiche e cognitive».

Questa volta però il pubblico può entrare nei padiglioni. Perché?

«Il nostro obiettivo è quello di creare un senso di meraviglia e curiosità nell'incontrare i nostri tre padiglioni. Sono stati progettati in modo giocoso, utilizzando la palette di colori rosa saturi di Barbie. I tre padiglioni giocano con le nozioni di scala e confondono il confine tra interno ed esterno e il legame con la natura». Da scoprire con meraviglia, anche di notte.

Landmark Project, Strand Aldwych, London WC2R 1ES, aperta dal 14 al 22 settembre, 24 ore al giorno.