Una bandiera con la scritta Big sventola all’ingresso dell’antico edificio in mattoncini rossi, in un’area industriale a Valby, a qualche chilometro da Copenhagen.
E’ qui che il quarantaduenne (ma già superpremiato) architetto Bjarke Ingels ha scelto di collocare il quartier generale di uno degli studi più prestigiosi del panorama internazionale.
“Ci siamo trasferiti in questa sede tre anni fa” ci spiega Enea Michelesio, italiano, uno dei giovani progettisti che compongono la squadra di Big studio nella capitale danese. “Lo spazio è un ex birrificio dal volume monumentale, che abbiamo riconvertito a studio cercando di non alterarne l’anima, ma anzi valorizzandone le caratteristiche distintive”.
E, infatti, le tracce del passato industriale sono visibili ovunque: dai maxi ganci rossi appesi al soffitto, che un tempo servivano a spostare i bancali di bottiglie, alle massicce catene che ne regolavano lo scorrimento sulle guide d’acciaio, ancora sospese fra le capriate del tetto.
Lo studio è diviso in due ali. La prima, a cui si accede direttamente dall’ingresso, raggiunge i 12 metri di altezza, con maxi finestre che danno allo spazio una luce e un respiro davvvero staordinari qui si trovano sia l’area-lavoro con i desk dei progettisti (circa 200) sia un’ampia area attrezzata per break e pranzi con annessa cucina professionale (completa di chef!). La seconda ala affianca ortogonalmente il salone principale: è uno spazio più raccolto e ‘segreto’ dove si lavora per i concorsi e che comprende anche il laboratorio-modelli.
E sono proprio i modelli, di varia scala e materiali (ce ne è anche uno interamente realizzato con i mattoncini Lego) i veri protagonisti dello studio. Insieme compongono una sorta di città in miniatura multietnica e multigeografica: si passa da New York con la ‘vela’ (VIA 57 West) in scala 1:50, una sorta di grattacielo-iceberg appena affiorato nello skyline di Manhattan (l’edificio è stato inaugurato lo scorso ottobre) alla nuova ‘Lego House‘, sorta di maxi giocattolo che sorgerà nella piccola città danese di Billund sfidando le leggi di gravità (non ci sono pilastri strutturali). Sino al monumentale termovalorizzatore che, trasformato in una montagna alta 90 metri, offrirà ai cittadini di Copenhagen piste da sci e percorsi da trekking incredibilmente tracciati sul suo tetto.
“I modelli sono davvero importanti per noi”, ci spiega l’architetto Michelesio. “ Ne facciamo tantissimi: è un po’ come lavorare con i mattoncini della Lego, che a Bjarke piacciono moltissimo… si provano molte soluzioni prima di arrivare alla forma definitiva dell’edificio. Che è quindi il risultato di vari tentativi…alcuni felici e altri no. Insomma, qui ‘costruiamo’ le idee, le realizziamo su piccola scala per testarle e verificarle attraverso un lungo processo di selezione. Un ‘cammino’ creativo aperto, mai dogmatico, che è parte integrante del Dna della società danese.
Come lo sono, del resto, la spinta alla collaborazione, alla valorizzazione e alla condivisone di tutte le idee che nascono nel team. Nel nostro studio” continua Michelesio,“il processo creativo non è condizionato da gerarchie: chiunque può proporre la propria idea, dire la sua opinione. Pensi che nello studio qui a Copenhagen ci sono 30 nazionalità diverse. Lo stesso succede anche nello studio che abbiamo aperto a New York con 200 collaboratori. E’ questa la nostra forza: valorizzare le culture differenti. Perché bisogna essere diversi per avere idee diverse…”
E vincenti, come dimostra Big e la sua storia di successi.
Testo e foto di Laura Ragazzola