Il tema della ristrutturazione e del recupero nei centri storici non solo europei è pratica diffusa e sperimentata quotidianamente dalla cultura architettonica dei vari Paesi, secondo modalità e forme d’intervento di varia natura che ricercano con l’esistente rapporti di confronto e integrazione, dialogo e trasformazione.

Il lavoro sugli interni, sulla loro riconfigurazione e ridisegno, diventa in tale poliedrica ricerca il valore progettuale guida di ogni riforma degli spazi che a volte, come in questo caso, diventa caso esemplare per metodologia d’intenti e risultato perseguito.

Il noto studio di architettura catalano RCR, impegnato in progetti anche su vasta scala, si misura in questa occasione con una casa di modeste dimensioni sviluppata su due livelli, parte di una successione di facciate storiche allineate sulla strada nel centro della cittadina di Olot. Fronti di case comprese da due muri laterali di contenimento ciechi e aperte sul retro con dei piccoli giardini, secondo la nota caratteristica europea del ‘lotto gotico’.

La conservazione del fronte vincolato, accompagnata dal rispetto della sagoma del tetto a doppia falda e dal volume complessivo che è rimasto invariato, trova quale contrappunto compositivo la radicale trasformazione degli interni che, portando all’essenziale la struttura della costruzione (i due muri laterali di pietra, il tetto e il fronte su strada) ha saputo reinventare lo spazio interno, suggerendo nuove modalità dell’abitare.

La fruizione proposta è diventata quella di uno spazio sostanzialmente unitario che accoglie piani sospesi e tra loro sfalsati, al fine di valorizzare la percezione del volume della casa a tutt’altezza: dal pavimento della zona inferiore sino alla copertura scandita dai travetti lignei e dalle mattonelle in cotto a vista su cui poggiano le tegole.

Lo svuotamento dell’interno diventa pertanto il ‘foglio bianco’ su cui ricominciare la scrittura circoscritta da una ‘cornice’ data. La nuova abitazione, staccata dai muri di pietra conservati e assunti come ‘quinte storiche’ di contenimento, sviluppa i suoi nuovi spazi all’interno di due diaframmi continui, composti da lamelle di acciaio verticali affiancate in parallelo, che corrono per tutta la lunghezza della costruzione, dalla facciata su strada sino al nuovo fronte completamente vetrato rivolto sul giardino interno.

I riusciti schermi architettonici metallici si distaccano dai muri portanti preesistenti, creando due lunghi corridoi in cui si organizzano da un lato la rampa di collegamento tra ingresso e zona giorno sospesa verso il giardino, dall’altro i bagni e la scala di salita sino alla zona notte per ospiti e studio ricavata verso strada in posizione più alta.

Scala e rampa, come le nuove solette apparentemente fluttuanti, il parallelepipedo del camino che corre in verticale adiacente al muro di pietra dietro le lame metalliche del soggiorno, sono di cemento a vista, sottolineando nella loro essenzialità materica la contemporaneità dell’intervento.

I nuovi spazi domestici staccati dalle pareti di pietra e arretrati dalla facciata su strada si sviluppano su quattro livelli; in quello inferiore trova ubicazione la stanza da letto padronale, che si affaccia verso il giardino tramite una piscina dedicata separata dalla zona notte con una vetrata a tutt’altezza scorrevole.

Dall’ingresso, dove è organizzata la cucina che sfrutta i due piani diventando cerniera tra ingresso e piano della zona inferiore, si coglie, in corrispondenza con la cucina, lo spazio a tutt’altezza centrale che anticipa il soggiorno posto a quota superiore sopra la camera da letto padronale sottostante. Si apre così la prospettiva interna verso il giardino e il nuovo padiglione sul fondo.

Sopra l’ingresso si sviluppa la zona notte degli ospiti e studio, distaccata dal fronte storico conservato su strada, e affacciata come un soppalco aperto sulla zona giorno sottostante e proiettato verso il giardino.

L’eliminazione di un settore di tegole, corrispondente allo spazio tra due travetti strutturali, crea un suggestivo taglio di luce che incornicia l’azzurro del cielo, portando dall’alto la luce del giorno nello spazio abitato.

foto di Eugeni Pons – testo di Matteo Vercelloni