di Antonella Galli

Intesa in tutte le sue declinazioni: tonali, tattili, strutturali, storiche.

Il mosaico, ad esempio, è un tema importante per il rivestimento, riscoperto in prodotti che parlano un linguaggio atemporale. Così come gli smalti, che riportano l’effetto vetrificato e coloristico che ha attraversato la decorazione domestica lungo i secoli. O ancora la tattilità polverosa, morbida accogliente – in sintesi, materna – che solo la terra con le sue declinazioni pastose può dare. Tra le tante eccellenze italiane quattro aziende, con altrettante nuove collezioni, hanno saputo compiere questo cammino a ritroso; lanciando nuovi stimoli progettuali a un settore che soffre di qualche stanchezza sul fronte dell’invenzione. Dimostrando che gres e ceramica hanno ancora molta strada davanti, soprattutto là dove alta tecnologia e sincera ispirazione creativa trovano felici sinergie. Gianluca Rossi e ConCreta Come indica il nome, il punto di partenza per l’ispirazione di questa linea di Marazzi è l’argilla, nella sua purezza di materiale modellabile. Le piastrelle ConCreta ripropongono la dolcezza tattile dell’argilla, la sua capacità di trasformare la luce in riflessi morbidi. Le forme geometriche dei vari pezzi – esagoni, liste, rettangoli – sembrano emergere dal materiale stesso, così come la decorazione, tono su tono, ottenuta grazie all’applicazione di tecnologie innovative. Gianluca Rossi (Uainot Architetti), art director di Marazzi Group, spiega: ‘Il progetto sulla piastrella ceramica oggi può essere suddiviso in due grandi filoni: il mood imitativo (pietra, marmo, legno) e la valorizzazione dell’identità materica. ConCreta si pone per intero in questo secondo filone. È il progetto di punta dell’azienda per i rivestimenti, quello che spinge sul valore della ceramica interpretata nei suoi temi di polverosità e nuance. Il tema tecnico in questo prodotto è determinante. La leggibilità delle texture è data dalla tecnologia ink-jet e dalla doppia pressatura di polveri con colorazioni diverse. Non ci si allontana dall’aspetto originale del manufatto ceramico, anzi, si tenta di metterne in luce le possibilità espressive grazie all’avanzamento delle tecnologie produttive. La doppia pressatura consente una doppia, anche tripla profondità e giochi di chiaroscuro. Questo filone di materiali è ottenuto grazie a una tecnologia di altissima specializzazione per la doppia caricatura della base ceramica e la texture a strati successivi a caricatura finale. Il materiale mantiene le caratteristiche di un gres porcellanato di altissima qualità. Abbiamo scelto una gamma cromatica limitata, naturale, con l’aggiunta di due tonalità più accese – un verde-azzurro e un lime – molto usate anche nell’interior design. Massimiliano Adami e i Mosaici d’Autore Far rinascere il mosaico ceramico a partire dal progetto di design. Questo lo scopo della serie Mosaico d’Autore, composta da tre progetti a cui Ceramiche Refin sta lavorando con Massimiliano Adami e DesignTaleStudio, il laboratorio progettuale dell’azienda. Il gres porcellanato diviene materiale raffinato per rivestimenti ispirandosi alla tecnica compositiva per eccellenza, il mosaico. Nelle tre proposte di Mosaico d’Autore il lavoro del designer si è concentrato sulle caratteristiche proprie della piastrella di gres, facendo perno sul retro (in Beside, Mosaico1), sulla superficie (Mosaico 2), sui bassorilievi (Mosaico 3). Commenta Massimiliano Adami: “Il mio legame con il materiale ceramico è cominciato con il progetto Terraviva, per Refin. Dopo Terraviva ho proseguito con Beside: non volevo creare una superficie che fosse a imitazione di qualcos’altro. Ho cercato di lavorare in trasversale, di valorizzare le caratteristiche intrinseche del gres porcellanato. Beside enfatizza in modo estremo il manufatto così come è. Rivaluta la faccia che si nasconde; l’idea nasce dall’osservazione della piastrella in grès nella sua essenza e da una riflessione sul suo potenziale riutilizzo, e lavora con tecniche artigianali di smaltatura. Fa uscire la materia, il reticolo del retro che crea un pattern grafico nuovo, non ricercato. Ho pensato alla piastrella non solo come una superficie su cui stampare o come supporto: in Beside (Mosaico 1) il retro della piastrella viene decorato in toto con tecniche di smaltatura (in tinta unita o con il gocciolato) a cui segue la levigatura, che evidenzia la struttura in bassorilievo del reticolato. In questo modo il gres riemerge. Mosaico 2 risponde all’esigenza compositiva della maglia geometrica quadrata, la cui superficie è ripartita grazie a materie vetrose o polveri metalliche. Il gioco delle geometrie vuole ricreare l’effetto mosaico, grazie a toni delicati in tre sfumature. Ciò consente di costruire il mosaico in composizioni libere e variegate. Mosaico 3 comporta lo sforzo tecnico maggiore: lavora su una superficie strutturata e cerca di cogliere l’interferenza dell’ombra. La superficie della piastrella in questo caso non è piana, ma in bassorilievo dentellato. Questo crea un gioco di luci e di ombre sulla superficie prismatica. Il colore, poi, dovrà essere disposto in fasce parallele tra la gola e il vertice delle pieghe, in modo che in base al punto di osservazione, l’effetto visivo sia differente. Il progetto è molto ambizioso e sperimentale, e prevede l’utilizzo delle ultime macchine di stampa digitali”. Diego Grandi e Gouache. 10 La ricerca cromatica e l’effetto tattile sono gli aspetti che la collezione ideata da Diego Grandi per Slimtech di Lea Ceramiche ha voluto sviluppare. Uno studio della materia nelle sue declinazioni più pure e immediate, dal colore (tre caldi e tre freddi più un neutro) alla tattilità polverosa, un richiamo alla terra. Le lastre sottilissime si prestano a creare superfici continue, mentre il decoro Libeccio, composto da triangoli equilateri di sottilissime lastre, abbina i sette colori in mosaici di estrema raffinatezza e di gusto contemporaneo. Diego Grandi afferma: “La ceramica ha un suo cuore. La semplice imitazione è un’interpretazione della ceramica a cui io mi sottraggo. Preferisco restituire dignità alla ceramica e lavorare con il materiale, le sue tradizioni, la tridimensionalità. Gouache.10 nasce dall’idea di lavorare su una cartella cromatica che comprenda i toni di colore della sensibilità nordica nella matrice decorativa del triangolo equilatero. Ai moduli compositivi del mosaico ceramico di matrice mediterranea (la forma triangolare) ho voluto accostare i colori nordici. Il triangolo deriva dalla cultura figurativa bizantina e spagnola. I sette colori di Gouache.10 comprendono tre tonalità calde e tre fredde e un colore neutro che fa da perno. Le lastre Slimtech sono un materiale di grande pulizia visuale, data dalla sottigliezza e dalla possibilità di tagliare a idrogetto, con precisione quasi chirurgica. L’altro aspetto focale di Gouache.10 è la polverosità della materia. Volevo restituire al tatto l’origine della ceramica, la terra: il gres è un materiale freddo, che io volevo trasformare in caldo, grazie al colore e alla mano vellutata, invitante. Slimtech è un prodotto dalle grandi potenzialità che ancora si continuano a sperimentare: oltre al minor impatto in termini di inquinamento, offre continuità di superfici e sperimentazione su rivestimenti e pareti ventilate. In futuro i pannelli potranno anche essere ricettori dell’energia, per poi restituirla”. Simone Micheli e Wire. Per questa linea ideata da Simone Micheli per Tagina la materia è il punto di partenza: non celata, non decorata, volutamente esibita nella sua ruvidezza, nel richiamo alle origini di un materiale non artefatto. E potenziata nelle sue capacità strutturali, funzionali, fino a creare un sistema organico multivalente (monolitico ad alto spessore, ingelivo, drenante), in grado di rispondere alle esigenze complesse dell’abitare contemporaneo. Simone Micheli spiega: “Il senso del progetto è dare valore a una materia che ha un’identità. È il valore della terra. La punta di diamante è lo spessore di due centimetri della piastrella Compact Out 20mm, che diviene strutturale per pavimenti flottanti ad alta resistenza Il progetto Wire non punta a rendere sottile la materia, anzi. Intende donare nuova dignità e possibilità funzionali e applicative a una materia fatta di terra. Le superfici fluide in rilievo ricordano la terra che si cristallizza. La lavorazione di Wire non emula, ma richiama la trama di un tessuto, una trama anche chimica e cristallina. I colori disomogenei e la struttura puntinata ne fanno un prodotto dall’effetto estremamente naturale, vicino alla materia prima. Nel contempo, la declinazione della collezione costituisce un vero e proprio sistema tecnico per costruire pavimenti flottanti o posati a secco su ghiaia, senza necessità di fissaggio in calcestruzzo. Lo completano pezzi di differente spessore e dimensione per coprire tutte le esigenze di un’abitazione, dal bagno al living, all’esterno. La collezione è progettata sia per il residenziale, sia per luoghi pubblici o per ambienti complessi come le spa. Nel mio progetto della spa dell’hotel Incontro di Ariano Irpino (realizzata con Mioblu Special Wellness), Wire è stata ampiamente utilizzata con ottimi risultati estetici e funzionali, per l’alta resistenza e per la superficie antiscivolo; il sistema flottante, senza fughe, consente il deflusso dell’acqua e un’agevole gestione degli impianti”. Antonella Galli