Un micro lotto incastonato fra due edifici storici da destinare a nuova residenza privata. Siamo a Barcellona, nel centro  storico della vitalissima città catalana. E catalano, sia per nascita sia per formazione, è anche l’architetto Joseph Lluis Mateo che ha risolto il difficile quesito progettuale.

Brillante carriera accademica nella sua stessa città, insegnamenti in numerosi atenei sia europei sia americani (oggi è professore ordinario al Politecnico di Zurigo), molti riconoscimenti e premi in quarant’anni di attività professionale, sempre portati con grande leggerezza, Mateo ha affrontato ogni ordine e genere di tipologia abitativa sia pubblica sia privata, passando da interventi su grande scala a micro architetture. Sempre con lo stesso impegno e… la stessa ironia.

“Qui, in questa bella via di Barcellona, siamo stati gli ultimi ad arrivare: il party era già iniziato…” ci ha detto sorridendo l’architetto catalano quando gli abbiamo chiesto di parlarci di questo progetto. “È quello che succede quando si interviene su un pezzo di città storica: la mia casa è un ospite e come tale deve comportarsi”.

L’edificio, infatti, entra quasi in punta di piedi fra i due volumi storici che l’affiancano, celandosi dietro a una facciata lignea, che cromaticamente si annulla fra gli intonaci antichi dei suoi ‘vicini’. Grazie anche a un ingegnoso meccanismo, che apre e chiude la struttura con una ricca varietà di configurazioni e texture sempre diverse (bellissimo il video sul website, mateo-arquitectura.com). “Abbiamo progettato la facciata”, ha spiegato Mateo, “come una successione di ‘strati’, impiegando elementi leggeri: uno più interno, in vetro e acciaio inox che disegna l’ossatura della casa, e l’altro più esterno, in legno brise-soleil, che agisce come un filtro tra dentro e fuori.

D’altro canto”, continua l’architetto catalano, “il progetto vuole anche rispettare la tradizione domestica delle case mediterranee, che si celano dietro a spessi muri per vivere internamente, al riparo di occhi indiscreti, nei bei cortili privati. Nulla a che fare con le case nordiche, dove una cultura calvinista ‘obbligava’ alla trasparenza e al controllo…”, conclude con un velo d’ironia Mateo. La casa, dunque, si chiude sul fronte strada per aprirsi sui tetti di Barcellona con un doppio affaccio vetrato lungo il quale si sviluppa un mini balcone. L’interno, un capolavoro di ergonomia e funzionalità, gioca come la facciata con un sistema di ‘sliding doors’, che aprono e chiudono gli ambienti a seconda delle esigenze di privacy o convivialità.

Se “l’architettura è relazione”, come dice Mateo, qui, in questa piccola casa diventa anche qualcosa in più: dimostra la capacità di ‘parlare’ con linguaggi differenti, guardando contemporaneamente al passato e al futuro,  all’eredità storica di una città antica, come Barcellona, e al segno vitale del progetto contemporaneo.

Ma sempre “in un rapporto organicamente normale”, ci tiene a sottolineare Mateo, sia che si lavori in un contesto storico, in una periferia problematica o in un paesaggio incontaminato. Fare cose normali, insomma, e premiare il coraggio della normalità contro l’ovvio, l’anonimo, il banale. A cominciare da questa casa, ospite ‘educato’ ma rigenerante nel bel mezzo della città.

 

Foto Adrià Goula
Testo Laura Ragazzola

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La pianta di uno dei due appartamenti del secondo livello; il terzo e ultimo piano è ancora riservato al residenziale, mentre al primo piano e a livello-strada ci sono spazi commerciali.
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Il controcampo rivela la superficie vetrata che si apre sulla corte interna con un mini balcone.
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Gli interni di uno dei 4 appartamentigemelli della casa: si sviluppa nel senso della lunghezza dal fronte strada a quello interno. Un sistema di pannelli scorrevoli disegna gli ambienti.
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Il nuovo edifcio occupa un lotto lungo e stretto e si cela dietro a una leggera facciata lignea a brise-soleil ancorata alla parete. Con un sistema di pannelli ‘apri e chiudi’ rivela le più tradizionali finestre.