Progetto di Aldo Melpignano e Pino Brescia
Foto courtesy di Borgo Egnazia
Testo di Antonella Boisi

Il messaggio passa al primo sguardo.

Alle pendici delle Murge e della valle d’Itria, tra trulli bianchi, muretti a secco, vigneti e uliveti secolari, Borgo Egnazia parla della Grande Casa Puglia, esprimendo la bellezza di un luogo, Savelletri di Fasano (Brindisi), in principio dimora di pescatori e di ricamatrici, a pochi passi dalle rive di scogli e sabbia fine dell’Adriatico, con ogni dettaglio racchiuso nei riflessi delle sue pietre di tufo, la materia locale per eccellenza, tagliate a mano e scolpite da una luce metafisica. La sua storia è quella delle persone che hanno contribuito a farlo nascere, per restituire a una struttura ricettiva contemporanea della catena The Leading Hotels of the world, il carattere di un’esperienza olistica che integra territorio, architettura e ospitalità, amore per la natura, per la tradizione rurale, per i sapori e la cultura locali. Il Borgo d’eccezione del XXI secolo – set anche del recente film Viaggio Sola interpretato da Margherita Buy – che stabilisce un dialogo sottile con l’esistente, rifiutando la mimesi, ma procedendo per evocazioni, l’ha disegnato uno studio di architetti pugliesi – commissionati da Aldo Melpignano (deus ex machina di tutto il progetto Borgo Egnazia) – guidati da Pino Brescia, talentuoso scenografo pugliese di Fasano. “L’idea sottesa alla realizzazione, totalmente ex novo, la prima pietra nel 2007, è stata quella di un ‘ritorno alle origini’. Abbiamo cercato di dare un nuovo valore a quei codici essenziali che hanno formato nei secoli l’identità di un territorio, attraverso il lavoro di una squadra già ben collaudata” ha spiegato Aldo Melpignano proprietario di Borgo Egnazia e managing director di San Domenico Hotels, il genius-loci espresso anche con le esclusive proposte di Masseria San Domenico, Masseria Cimino, oltre al noto San Domenico Golf che, con il suo percorso a 18 buche lungo un incantevole tratto di costa, separa ora dal mare Borgo Egnazia, nato dall’esigenza di soddisfare le esigenze di un pubblico diverso da quello delle Masserie di famiglia, con un’attenzione rivolta anche alle giovani famiglie con bimbi al seguito. Ecco, allora, che, su un’estensione complessiva di 16 ettari e mezzo, l’architettura in tufo de La Corte (l’ hotel 5 stelle con 63 camere di cui 10 suites vista mare) si ispira al ricordo delle masserie fortificate di cui restano traccia anche negli elementi decorativi, quali le antiche mangiatoie per gli animali antistanti l’area della corte d’ingresso o le feritoie d’avvistamento nella parte superiore della torre. Adiacente a questo edificio centrale, si sviluppa invece il Borgo vero e proprio che richiama l’immagine dei villaggi rurali pugliesi, con le sue casette bianche a due piani (93 camere, di cui 12 Town House, 20 appartamenti e 19 suites), intrise di echi spagnoli e moreschi (antiche dominazioni), che aprono su giardini arabi, verande private e terrazzi. I suoi vicoli, punteggiati di buganvillee, gelsomini, fichi d’India, agrumeti, zone d’incontro e di convivio, ristoranti e bar (differenti per atmosfera, menù e target), piscine e campi da tennis, formano il tessuto connettivo del complesso, completato da 28 esclusive Ville (di 250 mq ciascuna) che, contraddistinte da un’impronta più classica, rappresentano la tipologia ricettiva completa, declinata con diverse camere da letto, ampie zone living, piscina privata, giardini e belvedere panoramici. Se Villa, Borgo e Corte definiscono lo schema narrativo della composizione architettonica, il design degli interni riflette ovunque nel resort, con una cura ossessiva del dettaglio, il medesimo mood, sottolineato dalle onnipresenti volte a stella che scandiscono i passaggi tra le parti. I ricami delle chianche di tufo e della pietra corallina della Murgia si sposano a colori chiari, sottolineati da luci sempre indirette per ammantare il sogno total white di relax degli ospiti. Mobili, lampade, oggetti e accessori, tutti progettati appositamente e realizzati da artigiani locali, oppure provenienti da mercati rionali e botteghe dell’intorno, popolano spazi collettivi e privati. In un tripudio di segni di costume che corrispondono a ‘gesti antichi’ reinterpretati creativamente: dalle pile di giornali racchiuse in teche di cristallo e ferro che ricordano la necessità di combustibile dei camini alle saggine impaginate sui muri, dalle cascate rosse di peperoncini ai vasi di grano, noci, segale e fave che adornano le sale dei ristoranti, come elementi di una tradizione gastronomica che contempla l’excursus from the ground to the plate dell’ampio orto botanico, fino ai tessuti immacolati di lino e canapa adottati per vestire tavoli ma anche letti. È stato un lavoro di decor molto impegnativo considerata la dimensione del Borgo che si è accompagnato alla ricerca di un equilibrio privo di accenti naif e ogni volta generoso di effetti speciali. Come un abito su misura, ad esempio, nella scenografica hall dell’hotel le geometrie monocromatiche che esaltano forme più che colori culminano nella figura del doppio scalone simmetrico, che mitiga il rigore classico della linea e del compasso con un allestimento scenico di luci e candele nel percorso verso le camere ai piani superiori. Senza dimenticare che nell’hotel trova posto anche una spa d’avanguardia, perché una volta rilassati e ritemprati da Borgo Egnazia si possa partire alla scoperta dei vicini villaggi di Cisternino, Ostuni, Locorotondo e Alberobello o dell’antica città romana di Egnazia, davvero poco distante. Quest’ultima con la rete dei suoi siti rupestri e le testimonianze storiche recuperate del Parco Archeologico sta oggi tornando pienamente alla luce grazie ad una convenzione tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia e la Fondazione San Domenico Onlus presieduta da Marisa Lisi Melpignano: un ulteriore omaggio all’ospitalità corale della Grande Casa.