Di Maddalena Padovani

Il testimonial più celebre è Pablo Picasso, che si mostra a torso nudo nel suo studio accanto a dipinti, sculture, bozzetti e alla poltrona a dondolo Schaukelstuhl esibita come fosse un’opera d’arte. Ma c’è anche la bambina che, sulla stessa seduta, si dondola con occhi innocenti e curiosi, oppure la sfrontata donna dei primi del secolo che su di questa si adagia per uno scatto di nudo d’antan. Cartoline del passato, scene di (più o meno) ordinaria domesticità, che raccontano una storia – quella di maggiore successo dell’era industriale del mobile – entrata a far parte della vita familiare di milioni di persone.

Bastano pochi numeri per capire l’unicità del fenomeno Thonet: 980 i modelli presenti nel catalogo del marchio nel 1911; 50 milioni gli esemplari della sedia N.14 realizzati già nel 1930. L’azienda fondata nel 1853 a Vienna da Michael Thonet, che nella capitale asburgica aveva trovato il modo di passare dalla tecnica del legno lamellare incollato a quella del tondino curvato a vapore per la produzione seriale di mobili in legno, già al termine della seconda guerra mondiale si appoggiava su diverse unità di produzione indipendenti dislocate in varie nazioni e aveva messo a punto un sistema di assemblaggio che gli consentiva di spedire smontati gli arredi, ottimizzando così i costi di distribuzione nel mondo.

Annotava Adolf Loos nel 1895: “Quando ero in America compresi che la sedia Thonet è la sedia più moderna che ci sia”. La seduta da lui disegnata per il Café Museum rappresenta ancora un’icona per tanti designer contemporanei. Specie per quelli che l’azienda ha coinvolto per dare vita e contenuto alla sua nuova fase storica, ovviamente nel segno della continuità con la tradizione.

La sfida, che oggi ha il nome di Gebrüder Thonet Vienna ma parla italiano e ha il suo quartier generale a Torino, nasce per volere di Franco Moschini, patron di Poltrona Frau dal 1962. Il suo grande amore per lo storico marchio viennese lo aveva portato alla sua acquisizione nel 2003; ne aveva poi seguito la gestione assieme al Gruppo Poltrona Frau, di cui è presidente. La svolta avviene nel 2013 quando gli assetti societari del gruppo cambiano; Moschini decide allora di fare della sua passione la sua scommessa personale, puntando al grande rinnovamento di un’impresa che ha ben 160 anni di storia. A guidare l’operazione chiama Riccardo Pigati, già amministratore delegato di Gufram.

“Innanzitutto” spiega Pigati, che adesso ricopre la stessa carica in Gebrüder Thonet Vienna “abbiamo voluto restituire ai prodotti quella qualità manifatturiera che li avevano resi celebri. La scelta è stata dunque spostare la produzione dall’Est europeo all’Italia, appoggiandoci agli storici fornitori friulani che già un tempo realizzavano la curvatura del legno per Thonet e che oggi sono tra i pochi esperti rimasti in questo tipo di lavorazione”. Di fatto, dal 1853 la tecnica utilizzata dal marchio per realizzare sedie – ma anche tavoli, scrivanie e svariate tipologie di arredi e complementi – è rimasta sostanzialmente immutata e il processo, per quanto d’impronta industriale, ancora adesso non consente grandi tirature.

“Una volta migliorata la qualità e ricucita la rete commerciale in Europa” prosegue l’amministratore delegato “ci siamo focalizzati sul prodotto. Abbiamo dapprima lavorato sul patrimonio storico con la riedizione di modelli che negli anni erano stati abbandonati, come la splendida collezione di Otto- Wagner, dopodiché abbiamo dato vita al nuovo corso: ben 10 prodotti inediti, progettati da designer di respiro internazionale tra loro molto eterogenei, accomunati però dalla sensibilità per i materiali e in particolare per il legno, capaci di confrontarsi con la tecnologia e la tradizione di Thonet mediante un approccio di fresca e contemporanea sperimentazione”.

Disegnata da Nigel Coates, la lounge chair Lehnstuhl è il pezzo che, in modo forse più emblematico, esprime lo spirito della nuova collezione presentata lo scorso aprile a Milano. Gli stilemi del marchio sono declinati con maestria: la struttura in legno di faggio si snoda in scenografiche curve a sezione variabile, disegnando la seduta, lo schienale e i braccioli secondo proporzioni generose che danno un senso di accentuata avvolgenza alla seduta. Precisa Nigel Coates: “Il mio obiettivo era creare qualcosa di nuovo che allo stesso tempo sembrasse un classico. Ho cercato di bilanciare la fluidità del segno con quella dell’utilizzo. Le tre componenti della poltrona hanno dimensioni allungate ma si combinano tra loro in modo essenziale. Il risultato è una seduta che invita al relax”.

Sul confronto con la tradizione di un’azienda che “di fatto ha definito a metà dell’800 le basi di una disciplina” parlano Paolo Lucidi e Luca Pevere, autori della poltroncina Brezel. “Appena interpellati, abbiamo chiesto a Gebrüder Thonet Vienna di visitare l’azienda per capirne le possibilità tecniche. Siamo rimasti doppiamente affascinati: per prima cosa dall’atmosfera che si respirava – le camere a vapore, lo sforzo fisico fatto per piegare gli elementi in legno, i bancali di stampi, ecc. – in secondo luogo nel vedere che ben poco è cambiato dal 1800 a oggi quando si parla di curvatura a vapore. Il nostro desiderio era disegnare un oggetto senza tempo ma con un suo carattere. Brezel è una sedia che ben si colloca nella collezione sebbene presenti diversi dettagli che la rendono decisamente contemporanea: i braccioli che sporgono in avanti rispetto alla seduta, lo schienale basso, il sedile imbottito al posto del classico telaio in legno, ecc. Abbiamo rimosso ogni fronzolo decorativo mantenendo ciò che è necessario per rendere solida la seduta. Ma la cosa che ci rende maggiormente orgogliosi del progetto è essere riusciti a innovare portando al limite la tecnologia della curvatura a vapore con elementi molto complessi”.

Più ironico l’approccio del gruppo svedese Front, che nel progetto di Coat Rack Bench gioca con gli archetipi di Thonet e combina il noto appendiabiti con la seduta in paglia di Vienna. Il risultato è un’innovativo oggetto d’arredo, capace di inserirsi con disinvoltura in ogni ambiente della casa. Precisano le designer: “In un progetto per un marchio come Gebrüder Thonet Vienna, con un background così forte, il designer non può che prendere la storia come punto di riferimento. La scelta può essere quella di seguire fedelmente la tradizione, oppure quella di andare totalmente in un’altra direzione per arrivare a sviluppare il proprio punto di vista e la propria personale proposta progettuale”. La loro capacità di interpretare i classici stilemi della produzione Thonet e di attualizzarli secondo i canoni del gusto contemporaneo si esprime anche nei tavoli Arch, che, nella versione dining e in quella coffee, coniugano la leggerezza del faggio curvato alla solidità del legno massello.

Con il progetto di Nicola Gallizia il marchio dimostra di volere allargare il proprio catalogo a inedite tipologie di prodotto, con l’obiettivo di riaffermare la sua connaturata vocazione al contract (i pezzi Thonet arredano da sempre teatri, ristoranti, navi da crociera). Hold On è infatti una serie di imbottiti in cui il frassino massello definisce la struttura a vista dalle linee rigorose, particolarmente complessa da un punto di vista realizzativo. “Collaborare con Gebrüder Thonet Vienna è il coronamento di un sogno”, commenta Gallizia. “Significa partecipare a un mito che tra i suoi iniziatori annovera Adolf Loos, maestro di una modernità talmente archetipica da essere sempre attuale. Nei miei progetti cerco sempre di rispondere a funzioni precise ripulendo la forma e utilizzando tecniche e materiali importati da altre realtà produttive e formali d’avanguardia. Hold On cita le linee curve, i legni e i metalli della tradizione Thonet, rivisitandoli nelle sezioni e nei raggi. È stata la prima volta che ho avuto occasione di confrontarmi con una tradizione così ‘pesante’ ma in realtà così leggera”.

La collezione 2014 si completa con i pezzi disegnati da Gordon Guillaumier, Francesco Mansueto, Charlie Styrbjörn Nilsson, a cui presto si aggiungeranno nuovi designer. L’idea di Riccardo Pigati è ampliare sempre più l’offerta sia con progetti inediti che con le riedizioni di prodotti storici che erano usciti dal catalogo, come il tavolo 03 02 e le sedie 03 01 disegnati da Vico Magistretti nel 2003. Non solo. “Sempre nel segno della continuità col pensiero di Michael Thonet, che era un ecologista ante litteram e si preoccupava di ripiantare le faggette che tagliava in Austria e nell’Est europeo”, conclude l’amministratore delegato, “abbiamo assunto un forte impegno nei confronti dell’ambiente. Abbiamo già ottenuto la certificazione FSC, secondo cui il legno che utilizziamo proviene da foreste gestite eticamente; a questa seguirà un’ecolabel che certifica l’intero ciclo di vita del prodotto. Vogliamo che i nostri prodotti vengano apprezzati sia per la loro qualità che per i loro contenuti green. Per questo li abbiamo dotati di una moneta che riporta il marchio Wiener GTV Design e il nostro obiettivo è addirittura quello di inserire un chip nascosto all’interno della loro struttura in legno”. La storia si rinnova e guarda al futuro, con un’attenzione all’innovazione che Michael Thonet avrebbe sicuramente condiviso.

 

Maddalena Padovani

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Il tavolo Arch Coffee, uno dei prodotti disegnati dal gruppo svedese Front per Gebrüder Thonet Vienna.
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Pablo Picasso nel suo studio accanto alla poltrona a dondolo Schaukelstuhl, uno dei pezzi storici più celebri oggi rieditati da Gebrüder Thonet Vienna.
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Il gruppo svedese Front.
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Francesco Mansueto.
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Il tavolo Quaranta di Francesco Mansueto.
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La scala per interni Ladder disegnata da Charlie Styrbjörn Nilsson.
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Charlie Styrbjörn Nilsson.
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La lounge chair Lehnstuhl disegnata da Nigel Coates.
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La sedia Gustav di Gordon Guillaumier.
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Gordon Guillaumier.
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La sedia Brezel firmata dal duo LucidiPevere.
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Paolo Lucidi e Luca Pevere.
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La poltrona della serie di imbottiti Hold On progettata da Nicola Gallizia.
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Nicola Gallizia.