Con la sua ricchezza artistica e artigianale, la città lagunare è una costante fonte di ispirazione per il design contempornaeo. Punto di orgoglio e di riferimento per i progettisti che si sono formati tra le sue calli

In The stones of Venice John Ruskin, nel 1853, partiva dal palinsesto della città per dare sostegno ad alcune delle sue più rinomate tesi teoriche: il potere dell’imperfezione come valore del fatto a mano e quindi dell’artigianato contro la paralisi della vitalità del prodotto industriale; il sostegno alla bellezza della contaminazione e della varietà di materiali e decorazioni che una città così straordinaria rappresenta.

Molti in passato gli autori che si sono ispirati a queste peculiarità della città per le proprie opere: da Mariano Fortuny, ultimo erede di quella tradizione tessile che risale alla “Via della Seta”, grazie alla quale realizzava all’inizio del ‘900 lampade scenografiche, a Carlo Scarpa, che trasferiva la ricchezza di dettaglio delle architetture sui canali in giunti gioiello, come nel suo celebre tavolo Doge.

Nell’immaginario collettivo, artigianato, varietà dei materiali e decorazione sono ancora oggi temi inscindibili dalla città lagunare. E sono anche argomenti sui quali il design contemporaneo non si stanca di ragionare. Anzi, mai come negli ultimi anni sono stati occasione per riflettere sull’essenza antropologica del progetto, ma anche per gettare un ponte tra passato e presente senza nostalgici ripensamenti o mode retroattive.

Il punto di partenza è stato il desiderio di cogliere la vera essenza di Venezia, che essi hanno indentificato nel fenomeno delle maree che invadono il tessuto urbano creando effetti eccezionali. Le pietre di Venezia, il suo selciato, i suoi muri sono, grazie a questo, un inno alla stratificazione, un capolavoro d’imperfezione vitale – come avrebbe detto Ruskin – che crea una decorazione spontanea che intride la materia prima della sua architettura.

Zanellato e Bortotto riportano questa potente suggestione nei tessuti per Rubelli, con le cromie cangianti che ricordano i licheni che invadono le muraglie dei palazzi sui canali; ma anche nel sistema componibile d’imbottiti La Serenissima per Moroso, che parte dalla stratificazione delle pietre veneziane per realizzare sedute che nascono dalla stessa idea compositiva; o nel tappeto Giudecca per cc-tapis, che reinterpreta l’immagine di una gradinata in marmo bagnata dall’acqua della laguna.

Ovviamente non poteva mancare il vetro: e anche qui i due autori si appropriano di una tecnica antica di lavorazione artigianale locale e per il marchio Ongaro e Fuga creano uno specchio e uno scrigno contenitore che contrappongono la linearità di un supporto geometrico al decoro che ricorda petali e foglie, generando un effetto di bilanciamento perfetto tra organicità e astrazione.

Più vicino, invece, al tema della trasparenza del vetro, anche nelle sue molteplici variazioni colorate, è Matteo Zorzenoni, che per NasonMoretti disegna Blow Bowl e Twist, entrambi lavori che si ricollegano a tecniche di soffiaggio antichissime, reinterpretate con la freschezza del design contemporaneo.

Affezionato alla sua origine lagunare è il più internazionale dei designer di questa generazione di autori veneti, Luca Nichetto. Diviso tra Italia, Nord Europa e Far East, Nichetto porta un’eco veneziana nel cuore dei suoi progetti. Oltre il riferimento al vetro – vedi la sua Gémo ispirata alle lampade molate della tradizione veneziana – l’immagine che Nichetto sembra maggiormente aver portato con sé nei suoi viaggi progettuali è quella delle barche che solcano i canali e la laguna.

Il mare punteggiato da piccole imbarcazioni, che entrano nella città, è un richiamo che il designer ha riportato nel disegno astratto del tappeto Regata Storica per Nodus, così come nelle recenti poltroncine Canal Chair per Moooi. Qui è la prua delle piccole barche, ancorate lungo i canali dei quartieri più popolari, a creare un ricordo multiforme e policromo. Il pensiero del progettista va allora al fatto che nel paesaggio domestico la parte più visibile di una poltroncina da tavolo è il suo retro e a quel punto l’associazione con lo scafo dei barchini diviene una potente guida al progetto.

Ogni barca è diversa dall’altra e la sua decorazione è indice della personalità del suo proprietario; parimenti, le poltroncine sono personalizzabili attraverso un’ampia gamma di rivestimenti in tessuti, addirittura customizzabili con nomi e stemmi o decori.

Il tema del potere del ricordo è assolutamente centrale nel caso di una città iconica come Venezia. Anche per questo motivo alcuni designer, che a Venezia vivono e lavorano, si sono interrogati su una tipologia che con la memoria ha a che fare come funzione primaria: quella del souvenir.

Gli Zaven hanno, infatti, dato vita a una riflessione che è sfociata in piccoli oggetti che posseggono la sensatezza del ricordo autentico e il garbo della leggerezza: gioielli che ricordano le maschere del Carnevale, reinterpretate con la geometria digitale e la stampa 3D; oppure cioccolatini che presentano le forme e le proporzioni miniaturizzate dei monumenti della città, messi in dialogo con quelli dei transatlantici che ne invadono, purtroppo, lo skyline.

Anche Marco Zito ha animato con i suoi vaporetti in legno massello il progetto di Pieces of Venice, un piccolo marchio interamente dedicato al tema dell’oggetto da ricordo. In questo caso l’idea è quella di portare con sé un vero e proprio pezzo della città, perché tutti i prodotti sono realizzati artigianalmente con legni recuperati dai pontili e dalle briccole di segnalazione alla navigazione in mezzo al mare. E anche in questo caso ogni pezzo sarà unico e diverso dall’altro grazie alla sua natura imperfetta.