La Planar House nello scenario arcadico di Porto Feliz. Il rigoroso modernismo di Marcio Kogan diventa bucolico per abbracciare la natura in un’estatica contemplazione.

Romanticismo e modernismo, si sa, sono concetti antitetici. Impossibile avvicinarli. Tra il rigore razionale della costruzione e la contemplazione estatica della natura ci sono fattori di evidente inconciliabilità. Eppure, di fronte alle immagini di Planar House e al suo suggestivo distendersi nel paesaggio, questa dicotomia sembra vacillare fortemente.

Ad un primo sguardo la casa realizzata da Marcio Kogan sembra utilizzare molti degli elementi tipici dell’estetica modernista: il tetto/piastra che troviamo nelle case di Mies van der Rohe sorretto dai suoi famosi pilastri cruciformi (qui citati letteralmente), i volumi sottostanti divisi in precisi e iconici blocchi funzionali, le grandi pareti vetrate che si sostituiscono alle murature.

Studio mk27
Il team di lavoro
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Lo studio brasiliano MK27, che ha sede nella caotica città di San Paolo, è stato fondato alla fine degli anni '70 dall'architetto Marcio Kogan. Cresciuto negli anni con attività e progetti in tutto il mondo, attualmente conta 30 architetti e numerosi collaboratori in diversi paesi.

Ma questa lettura d’impronta razionalista, ad un secondo e più attento sguardo, sembra non tornare del tutto. La ragione sola, infatti, non può spiegare quel tetto verde che ambisce a confondersi con il paesaggio e a riversarsi in esso spingendosi ben al di là della ricerca del mero soddisfacimento delle esigenze di protezione termica. E non può spiegare nemmeno quell’ambiguo e ambizioso scomparire totale delle vetrate ad angolo, che inducono la casa ad ibridarsi con la natura in maniera notevolmente più forte di qualsiasi altra realizzazione del collettivo di San Paolo.

E la ragione, di certo, non può spiegare l’apparizione, per la prima volta in tutta l’architettura di Marcio Kogan, di un segno curvilineo, un poetico muro a gelosie di mattoni che si spancia uscendo ed entrando dalla casa quasi fosse gonfiato dal vento, portando, nell’architettura intimamente cartesiana dello Studio mk27, la sinuosità e la sensualità di questo brano di paesaggio. Ecco allora che, a contatto con l’emozione offerta dallo scenario arcadico di Porto Feliz, il modernismo di Kogan si fa bucolico e l’architettura che ne deriva scivola dolcemente e felicemente nel capolavoro.

Le fotografie di Fernando Guerra raccontano liricamente la perfetta convivenza di questi due diversi approcci. Vediamo lo spazio logico compresso sotto la grande soletta in cemento armato con il pilastro miesiano ma, dentro questo spazio, vediamo anche un uomo (il coautore Lair Reis) seduto su di una strana sedia colorata appesa al soffitto.

Come nei quadri di Caspar David Friedrich, non ne scorgiamo il volto ma la schiena. Lo guardiamo contemplare il paesaggio, lo osserviamo rigorosamente in controluce perdersi estaticamente nella vastità della natura. Il richiamo alla nostalgia romantica è evidentissimo e trova qui anche un legame inedito con la saudade brasiliana. In questo spazio, inoltre, l’indefinitezza plastica tipica della casa per piani dialoga in maniera osmotica con la natura, allo stesso modo di quanto accadeva con la rovina nel paesaggismo inglese.

A questi richiami idilliaci sembrano rispondere anche gli uomini che lavorano alle manutenzioni sul tetto a prato, riportando alla mente i contadini dai grandi cappelli che incontriamo quando camminiamo nei disegni di Hokusai. Ci rimandano a quell’amore per il Giappone che, sempre di più, sta diventando uno dei motori progettuali più importanti nella continua evoluzione dell’architettura dello Studio mk27.

I frequenti viaggi di Kogan in Estremo Oriente e il contatto sempre più profondo con quella cultura portano all’interno della ricerca del maestro brasiliano, come già accaduto per Scarpa, temi di grande fertilità; come l’attenzione poetica alla soglia, alla ritualità, al valore dei gesti indotti dall’architettura e alla capacità dell’architettura stessa di determinare cornici di visione e spazi di contemplazione. È attraverso la complessità risolta di questi eterogenei inneschi di senso incrociati che l’architettura minimale di Kogan si allontana programmaticamente e progressivamente anche dalla trappola, in fondo antiumanista, del minimalismo d’oggi.

Marcio Kogan
Foto: Fernando Guerra
Penso che per un architetto sia fondamentale essere connesso con il mondo che lo circonda. Oscar Niemeyer era solito dire: Più importante dell’architettura è l’essere sintonizzati con il mondo"

Difficile dire se questa straordinaria casa di vacanza, realizzata a 100 chilometri dal caos urbano di San Paolo, sia l’inizio di un nuovo percorso progettuale per lo studio brasiliano. Quello che è certo è che si tratta dell’ennesimo scatto che ha portato negli ultimi dieci anni a una evoluzione continua e progressiva dell’opera dello Studio mk27, con case manifesto immerse nel paesaggio.

Come la Lee House (2008–2012), la MM House (2009–2012), la Mororò house (2011–2014), la Jungle House (2009–2015), la Catuçaba Farm (2010–2011) o l’iconica Redux House (2009–2013), per certi versi antesignana della Planar House. Kogan definisce questa sua ultima creazione “un esercizio di radicalismo orizzontale”, ma si tratta pur sempre di un radicalismo gentile, perché nell’opera dello studio sembrano esistere fin dagli esordi degli anticorpi che impediscono allo sperimentalismo di esprimersi provocatoriamente in quanto tale, proibendogli di sovrastare le necessità proprie dell’abitare ovvero il cuore inviolabile del progetto.

È per questo motivo che le case di Kogan sono sempre intrise di domesticità e il radicalismo di un progetto come quello per Planar House si trasfigura, ad opera costruita, nella strategica assenza di visibilità di ogni connotato sperimentale. Questo approccio virtuoso al progetto conduce alla realizzazione di opere contraddistinte da una fortissima armonia in cui l’architetto compie l’immane sforzo di innovare senza concedere nulla alle lusinghe dell’estetica dell’innovazione.

I lavori di Kogan si presentano, quindi, come un autentico classico domestico e tendono a dichiararsi come architetture contemporanee e senza tempo, dove il contatto con la natura e, soprattutto, gli elementi di arredo e di design determinano un perfetto habitat per la famiglia contemporanea. Questi elementi sono scelti accuratamente da una speciale équipe dello studio e sono collocati in modo da pre-abitare gli spazi che si popolano, così, di oggetti carichi di umanità e di senso, rendendo unica, nello scenario attuale, l’avventura progettuale dello studio di San Paolo. Un’avventura ora arricchita da questa nuova e affascinante pastorale brasiliana, che sembra annunciare nuovi capitoli di quell’avvincente romanzo d’appendice costituito dall’opera di Marcio Kogan.

Progetto di Studio mk27 Marcio Kogan + Lair Reis
Progetto d’interni Studio mk27 – Diana Radomysler
Team di progetto Carlos Costa, Carolina Castroviejo, Laura Guedes, Mariana Simas, Oswaldo Pessano, Raquel Reznicek, Renato Périgo, Ricardo Ariza Miyabara
Progetto paesaggistico Maria João d’Orey