A Milano, in un palazzo borghese degli anni Venti realizzato da Emilio Lancia, un appartamento sul Parco Sempione è stato ridisegnato in una nuova trama spaziale, con un arredamento eclettico, dall’antiquariato al design, tanti libri e opere contemporanee

L’infilata delle grandi doppie finestre d’epoca sui profumati tigli del parco, i pregevoli fregi e stucchi dei saloni, i termosifoni in ghisa, il parquet posato a spina di pesce in tutti gli ambienti: il dna di questa abitazione storica, oltre 300 metri quadrati ritagliati all’interno di un palazzo milanese firmato agli inizi degli anni Venti da Emilio Lancia (significativo protagonista del Novecento milanese) non poteva che essere recuperato e preservato, incastonato nella nuova reimpaginazione dello spazio.

Ma, dopo l’intervento di ristrutturazione di Park Associati, lo studio di architettura fondato da Filippo Pagliani e Michele Rossi nel 2000 a Milano, l’appartamento ha assunto un taglio minimamente riconoscibile rispetto alla sequenza classica degli spazi riferibili alla tipologia della casa borghese del periodo in questa zona della città.

Park Associati
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Ascolto, intuizione e sperimentazione caratterizzano la cultura progettuale di Park Associati, studio di architettura fondato a Milano nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi. Il loro lavoro si pone come obiettivo quello di dare forma a una visione, interpretando e sintetizzando di volta in volta le forze in gioco e le variabili che insistono sui progetti. La sperimentazione dei linguaggi e delle tecnologie, ma anche le collaborazioni con altre discipline, hanno spinto Park Associati a confrontarsi con progetti dei generi più diversi su un ampio spettro d’intervento che va dall’urbanistica al design.

“La sfida è stata proprio quella di ridefinirne il programma funzionale in relazione a una planimetria irregolare e sacrificata da precedenti rimaneggiamenti, che aveva previsto destinazioni d’uso molto differenti”, spiega Filippo Pagliani. “Abbiamo così voluto aprire e portare luce ovunque, soprattutto nello spazio distributivo centrale cieco, eletto a cerniera tra le isole destinate alla vita ‘pubblica’ di una famiglia che si occupa di editoria, lo studio-fumoir, la zona notte e la cucina. Ciascun ambiente è connotato da una compiuta autonomia all’interno di un contenitore dall’imprinting forte a livello concettuale e percettivo”.

Nell’interpretazione di queste nuove dinamiche in un luogo già ricco di grandi stimoli, i progettisti non si sono negati la possibilità di porre una certa distanza tra le aree della cucina e quelle del pranzo-soggiorno, che restano disgiunte, agli antipodi, rispetto agli affacci sul terrazzo interno riservato, esposto a nord, oggetto dell’intervento dell’architetto-paesaggista Anna Scaravella.

Si è deciso, nonostante la forzatura, di privilegiare l’adiacenza e la comunicazione della cucina con il terrazzo, una meravigliosa giungla urbana di gelsomini, camelie, rose, calicantus e agrumi intorno al pergolato attrezzato per le cene più intime, perché, alla stregua di un secondo salotto, il terrazzo resta quello maggiormente utilizzato nella vita quotidiana dei committenti.

“Non dimentichiamo che la casa deve rispecchiare il gusto di chi la vive, e si rischiano rotte di collisione quando le scelte non concordano all’unisono con il progetto tecnico”, continua Pagliani. “Questa è la ragione per cui Park Associati non ha disegnato molte abitazioni fino a oggi. Invece, nella fattispecie, abbiamo potuto contare su interlocutori molto recettivi e aperti al confronto. E il limite di un’opzione radicale è diventato un punto di forza dell’intervento”.

Anna Scaravella
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Anna Scaravella si laurea in scienze forestali a Firenze. Dopo l’università collabora con l’architetto giapponese Haruki Miyagima, in Brianza. Le prime esperienze di lavoro sono in Toscana, Umbria e Lazio, come consulente di progettazione e realizzazione per un importante vivaio italiano. Si trasferisce poi a Milano, spostando la sua attenzione dai giardini di vecchi casali a terrazzi, barriere fonoassorbenti, verde residenziale di grande dimensione, parchi pubblici. Ora vive nel piacentino. Progetta e realizza giardini, pubblici e privati, in Italia e all’estero.

L’ampia cucina è infatti un focus-point del progetto: strutturata e connotata da una serie di elementi formali, materici e cromatici, si valorizza nel dualismo tra lo stile tecnologico-contemporaneo dei mobili e il rivestimento del pavimento in cementine, dal disegno in bianco, grigio e blu, di tradizionale memoria, e delle pareti finite con carta da parati geometrica.

La medesima sapiente cura del dettaglio e delle finiture si legge nella gallery, il grande spazio centrale di connessione – tra la cucina e la zona notte ma anche tra la stanza d’ingresso e la zona giorno-pranzo – diventato il cuore dell’abitazione. Il suo involucro richiama nel colore verde il foliage degli alberi dell’intorno, e nei soffitti ‘ricamati’ da linee bianche incrociate riprende, in negativo, i motivi geometrici che decorano gli ambienti. Sul fondo, due porte affiancate in simmetria, realizzate su disegno, si aprono rispettivamente su una stanza da letto e su un bagno.

Una doppia libreria sospesa, eseguita su misura, percorre in lunghezza tutto il locale fronteggiando una grande porta vetrata, dalla struttura di ferro, che introduce allo studio-fumoir. Questo, ricavato dove prima era la cucina, gode di una piena luce naturale che, attraverso il vetro, viene condivisa con la gallery.

Altre librerie di segno minimal e sartoriale si propongono fin dall’ingresso come elementi ricorrenti del paesaggio domestico, precisi vettori del suo respiro spaziale fluido, rimarcato dall’uniformità della pavimentazione in parquet. Esse ritornano infatti negli ambienti della zona giorno, concepiti come fondali chiari, esaltati dalla luce proveniente dalle finestre belvedere sul parco; nella sala da pranzo, con l’accogliente tavolo ovale riadattato, e nello studio della padrona di casa, comunicante con gli altri spazi dell’area giorno ma isolabile grazie a un sistema di pareti scorrevoli.

La casa deve rispecchiare il gusto di chi la vive, e si rischiano rotte di collisione quando le scelte non concordano all’unisono con il progetto tecnico. (Filippo Pagliani e Michele Rossi)"

Nel living le librerie si addossano discrete alle pareti come basse cornici perimetrali, per non interrompere il dialogo tra le sovrastanti opere d’arte, protagoniste assolute. In modo garbato, infatti, tutti gli arredi custom non prevaricano mai sul colto e ibrido riassemblage di pezzi di antiquariato e di affezione e oggetti di design – in parte provenienti dall’abitazione precedente e in parte introdotti ex novo – curato dai committenti.

“Bisogna riconoscere”, riflette Pagliani, “che, dal nostro punto di vista, la più impegnativa è stata la zona notte, ricostruita in toto a livello spaziale e impiantistico, per ottenere tre grandi stanze, con altrettanti bagni dedicati, aperte ai figli, anche se già grandi, e agli amici di passaggio”.

Foto di Andrea Martiradonna/courtesy Park Associati - Testo di Antonella Boisi