Personalità poliedrica quella di Chen Xiangjing: architetto e designer (il primo studio nel 1983), professore (una cattedra al China Central Academy of Fine Arts College), imprenditore (ha fondato il Jinghong international Furniture Manufacture con il mobiliere Chen Xiangdong). Una vocazione alla multidisciplinarietà che si manifesta chiaramente anche nel suo ‘fare’ architettura, nella sua capacità di mixare tradizione e contemporaneo, Oriente e Occidente.

“L’ho imparato da Wu Guanzhong”,  spiega l’architetto Xiangjing, riferendosi a uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea cinese (1919/2010). “Sono stato profondamente influenzato dalla sua arte, dal suo coraggio, dal suo modo unico di fondere gli elementi del passato con quelli di oggi, senza mai rinunciare alla tradizione ma con uno sguardo rivolto alla cultura occidentale”.

Il punto di partenza è quel “natural concept che risiede nell’arte e nell’architettura del mio Paese sin dai tempi più antichi”, chiarisce il progettista. “Ma la natura va al di là del semplice significato di paesaggio, di ambiente naturale fatto di boschi e di prati”. Proprio qui risiede la svolta, il cambiamento di orizzonte. Perché “abbracciare il ‘natural concept’ vuole dire soprattutto non allontanarsi dalla vera natura delle cose e da un autentico ritmo di crescita naturale”.

Tutto questo torna nel gusto elegante del suo design (mobili che rinnovano le cifre stilistiche dell’artigianato cinese grazie a una nuova ricerca formale) e nelle sue architetture. A cominciare dal Zhongshan Tsinghua Residence: siamo a Zhongshan City, nella provincia di Guangdong, Cina Meridionale, una città di 3 milioni di abitanti sulla costa Ovest del Pearl River Delta, non lontano da Macau.

Il residence è immerso nel paesaggio: guarda uno specchio d’acqua e dà le spalle alla montagna. Il dialogo tra architettura e natura si traduce in forme architettoniche semplici che alternano volumi a ‘pagoda’ con tagli squadrati; pieni e vuoti; legni e pietre dalle texture geometriche con superfici lisce, intonacate di bianco. Il risultato è un’articolazione spaziale complessa, ma ben calibrata nelle proporzioni, che aderisce perfettamente alla morfologia del terreno con cambi di quota sempre discreti (scenografica la scala d’accesso, che di sera si accende grazie a luci-lanterna).

Perno centrale di tutta la struttura compositiva del residence è il cortile centrale, attorno al quale ruotano tutte le suite-houses: l’idea del progettista è conferire la massima privacy ai residenti e contemporaneamente garantire grande comfort grazie a una ventilazione naturale e a un soleggiamento equilibrato e termicamente controllato.

Ne risulta una spazialità ricca, articolata, che regala interessanti scorci visivi (qual e là occhieggiano mini giardini-zen) e risolve anche in modo felice la complessa struttura dei percorsi. Gli interni sono accoglienti e dal sapore domestico, ravvivati dalla luce che entra copiosa dalle ampie finestre. Anche gli arredi sposano un bilanciato equilibrio fra luogo e archittetura, misurandosi con il paesaggio e con la tradizione orientale grazie al diretto coinvolgimento del progettista come designer e interior decorator.

Insomma, un esercizio di raccordo fra Oriente e Occidente svolto a 360 gradi e, soprattutto, completato in tutti i suoi aspetti più difficili e delicati.

Testo di Laura Ragazzola – Foto di Wenhan Luo