Naoko Yano la incontriamo a Milano, in occasione dell’apertura del più grande store europeo di Muji, la catena di grandi magazzini no logo (ma molto design) lanciata nel Sol Levante negli anni Ottanta (v. Interni 362). A lei, che coordina la Design Office Household Division, chiediamo di raccontarci l’ultima avventura del brand giapponese: il lancio sul mercato, prima nipponico e in seguito anche europeo (si parla del 2017), delle Muji Hut: tre modelli di mini casa prefabbricata per i fine settimana pensata da altrettanti designer, Naoto Fukasawa, Jasper Morrison e Konstantin Grcic.

“Il progetto si inserisce perfettamente nella filosofia di Muji”, spiega Yano-san, “e si ispira a due concetti fondamentali che plasmano il nostro brand: taru-wo-shiru, che significa: sapere ciò che è sufficiente, e kore-de-ii, che letteralmente vuol dire: va bene così”. Insomma, una sorta di interpretazione-zen dell’europeo ‘less is more’.

“Per noi sarebbe un onore essere gli eredi di un movimento così importante come quello che ispirò il grande architetto Mies van der Rohe”, ma più modestamente, diciamo: “Muji is enough”, come suggerisce Naoto Fukasawa (il designer è anche membro dell’advisory board dell’azienda nipponica).

Nelle pagine seguenti i tre designer  presentano le loro ‘hut’ per “una Compact Life, e cioè uno stile di vita semplice, piacevole, fatto di cose realmente necessarie e utili per la vita di tutti i giorni”, ha concluso Naoko Yano.

 

Naoto Fukasawa: Hut n.1

Come è nata l’idea della ‘sua’ Muji Hut?
Dall’esigenza di semplificare la nostra vita. Se ci concentriamo sull’idea di utilizzare la casa come un piccolo rifugio solo per il week end, lontano dal caos cittadino, il nostro modo di vivere può diventare più ‘easy’…e questo è già abbastanza per vivere un’esistenza più serena! La Muji Hut è stata concepita come una sorta di seconda casa: è un po’ più grande di un camper, ma più piccola di un classico alloggio. Ecco, questo è il concetto.

Lei pensa che potrebbe diventare anche una ‘emergency house’?
Certo. In situazione difficili, eventi drammatici, potrebbe essere un’ottima soluzione. E non solo per la funzionalità e rapidità dei suoi metodi costruttivi. Le sue caratteristiche di spazio essenziale, puro, quasi primitivo, la trasformano in un luogo dove le persone possono stare meglio. L’aspetto estetico viene messo, diciamo, in secondo piano per privilegiare l’essenzialità degli spazi. E questo, secondo me, rende le persone felici.

Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa?
Diciamo subito che al progetto hanno partecipato tre designer: io, Konstantin Grcic e Jasper Morrison (nelle pagine seguenti, ndr). Casualmente abbiamo usato tre materiali diversi: Jasper ha il sughero, Konstantin l’alluminio e io il legno.

Cosa rappresenta per lei la Muji Hut?
In Giappone possiedo una piccola casa, in un luogo bellissimo, sulle pendici di una montagna, dove trascorro (felicemente) i miei weekend: dal momento che so benissimo cosa vuol dire vivere (bene) in un piccolo rifugio, ho voluto condividere questa gratificante esperienza con altre persone…Ecco, questa è la semplice ragione del mio progetto.

 

Jasper Morrison: Hut n. 2

Come è nato questo mini progetto?
Consideri che Muji ha già collaudato in Giappone una partnership con un’azienda che costruisce case modulari prefabbricate: l’idea, quindi, di sviluppare una mini casa per il week end è stata il proseguimento naturale di un progetto già in atto.

Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa?
Ho pensato la ‘mia’ Muji Hut come un luogo dove trascorrere i weekend in tutta comodità. Il layout prevede uno spazio unico, a eccezione del bagno. Le pareti sono realizzate con pannelli in legno e la maggior parte del pavimento è risolto con un maxi tatami, a eccezione della cucina, dove per ragioni funzionali, ho scelto il cemento. L’esterno del prototipo è stato pensato in sughero, materiale dalle elevate caratteristiche isolanti, ma esiste anche la possibilità di usare pannelli o tavole di legno.

Quale funzione ha pensato per la sua Muji Hut? E perché?
L’ho immaginata per la mia famiglia e mi ha affascinato l’idea (democratica) che una persona possa acquistare un piccolo pezzo di terra e costruirvi una micro casa a un costo ragionevole.

Il progetto è nato in Giappone dove esiste grande attenzione all’uso dello spazio: come pensa possa essere accolto in Europa?
Credo che sarà sicuramente più difficile per noi Europei: non siamo abituati a mettere il letto in una credenza tutte le mattine! Ma si può sempre imparare

 

Konstantin Grcic: Hut n. 3

Quale uso ha pensato per la sua Muji Hut? E perché?
Volevo ricreare spazi semplici e offrire una valida alternativa alle classiche abitazioni: consideri che in Giappone gli appartamenti sono molto costosi. Penso che la Muji Hut potrebbe essere una buona soluzione proprio per tutti coloro che volessero acquistare un piccolo pezzo di terreno in campagna e farne il loro rifugio. La mia ‘hut’ non è necessariamente la classica abitazione: per me rappresenta ‘uno spazio in più’: per esempio, può aggiungere all’abitazione ‘ufficiale’ una stanza da destinare agli ospiti. O, ancora, diventare ‘uno spazio extra’ da vivere in un altro luogo rispetto a dove si trova la propria casa per trasformarsi in uno studio, ufficio, stanza della musica…

Le Muji Hut possono  diventare anche delle ‘emergency houses’?
Certo. Pensi che le ‘hut’ sono costruite proprio da un’azienda che realizza spazi di emergenza:
è stata usata la stessa tecnologia costruttiva.

Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa?
È facile da costruire e trasportare (viene consegnata con un tir): si tratta di un modulo in alluminio e pannelli in polistirene, realizzato con un sistema costruttivo a “sandwich”, ampiamente sperimentato con successo anche in situazioni difficili (catastrofi naturali o conflitti).

Testo di Laura Ragazzola

gallery gallery
Naoto Fukasawa.
gallery gallery
La ‘wooden hut’ firmata da Naoto Fukasawa per Muji.
gallery gallery
Fukasawa ha scelto il legno come materiale-principe per realizzare il suo modulo prefabbricato. L’arredo è minimale.
gallery gallery
Jasper Morrison.
gallery gallery
Naoko Yano la incontriamo a Milano, in occasione dell’apertura del più grande store europeo di Muji, la catena di grandi magazzini no logo (ma molto design) lanciata nel Sol Levante negli anni Ottanta (v. Interni 362). A lei, che coordina la Design Office Household Division, chiediamo di raccontarci l’ultima avventura del brand giapponese: il lancio sul mercato, prima nipponico e in seguito anche europeo (si parla del 2017), delle Muji Hut: tre modelli di mini casa prefabbricata per i fine settimana pensata da altrettanti designer, Naoto Fukasawa, Jasper Morrison e Konstantin Grcic. “Il progetto si inserisce perfettamente nella filosofia di Muji”, spiega Yano-san, “e si ispira a due concetti fondamentali che plasmano il nostro brand: taru-wo-shiru, che significa: sapere ciò che è sufficiente, e kore-de-ii, che letteralmente vuol dire: va bene così”. Insomma, una sorta di interpretazione-zen dell’europeo ‘less is more’. “Per noi sarebbe un onore essere gli eredi di un movimento così importante come quello che ispirò il grande architetto Mies van der Rohe”, ma più modestamente, diciamo: “Muji is enough”, come suggerisce Naoto Fukasawa (il designer è anche membro dell’advisory board dell’azienda nipponica). Nelle pagine seguenti i tre designer  presentano le loro ‘hut’ per “una Compact Life, e cioè uno stile di vita semplice, piacevole, fatto di cose realmente necessarie e utili per la vita di tutti i giorni”, ha concluso Naoko Yano.   Naoto Fukasawa: Hut n.1 Come è nata l’idea della ‘sua’ Muji Hut? Dall’esigenza di semplificare la nostra vita. Se ci concentriamo sull’idea di utilizzare la casa come un piccolo rifugio solo per il week end, lontano dal caos cittadino, il nostro modo di vivere può diventare più ‘easy’…e questo è già abbastanza per vivere un’esistenza più serena! La Muji Hut è stata concepita come una sorta di seconda casa: è un po’ più grande di un camper, ma più piccola di un classico alloggio. Ecco, questo è il concetto. Lei pensa che potrebbe diventare anche una ‘emergency house’? Certo. In situazione difficili, eventi drammatici, potrebbe essere un’ottima soluzione. E non solo per la funzionalità e rapidità dei suoi metodi costruttivi. Le sue caratteristiche di spazio essenziale, puro, quasi primitivo, la trasformano in un luogo dove le persone possono stare meglio. L’aspetto estetico viene messo, diciamo, in secondo piano per privilegiare l’essenzialità degli spazi. E questo, secondo me, rende le persone felici. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? Diciamo subito che al progetto hanno partecipato tre designer: io, Konstantin Grcic e Jasper Morrison (nelle pagine seguenti, ndr). Casualmente abbiamo usato tre materiali diversi: Jasper ha il sughero, Konstantin l’alluminio e io il legno. Cosa rappresenta per lei la Muji Hut? In Giappone possiedo una piccola casa, in un luogo bellissimo, sulle pendici di una montagna, dove trascorro (felicemente) i miei weekend: dal momento che so benissimo cosa vuol dire vivere (bene) in un piccolo rifugio, ho voluto condividere questa gratificante esperienza con altre persone...Ecco, questa è la semplice ragione del mio progetto.   Jasper Morrison: Hut n. 2 Come è nato questo mini progetto? Consideri che Muji ha già collaudato in Giappone una partnership con un’azienda che costruisce case modulari prefabbricate: l’idea, quindi, di sviluppare una mini casa per il week end è stata il proseguimento naturale di un progetto già in atto. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? Ho pensato la ‘mia’ Muji Hut come un luogo dove trascorrere i weekend in tutta comodità. Il layout prevede uno spazio unico, a eccezione del bagno. Le pareti sono realizzate con pannelli in legno e la maggior parte del pavimento è risolto con un maxi tatami, a eccezione della cucina, dove per ragioni funzionali, ho scelto il cemento. L’esterno del prototipo è stato pensato in sughero, materiale dalle elevate caratteristiche isolanti, ma esiste anche la possibilità di usare pannelli o tavole di legno. Quale funzione ha pensato per la sua Muji Hut? E perché? L’ho immaginata per la mia famiglia e mi ha affascinato l’idea (democratica) che una persona possa acquistare un piccolo pezzo di terra e costruirvi una micro casa a un costo ragionevole. Il progetto è nato in Giappone dove esiste grande attenzione all’uso dello spazio: come pensa possa essere accolto in Europa? Credo che sarà sicuramente più difficile per noi Europei: non siamo abituati a mettere il letto in una credenza tutte le mattine! Ma si può sempre imparare...   Konstantin Grcic: Hut n. 3 Quale uso ha pensato per la sua Muji Hut? E perché? Volevo ricreare spazi semplici e offrire una valida alternativa alle classiche abitazioni: consideri che in Giappone gli appartamenti sono molto costosi. Penso che la Muji Hut potrebbe essere una buona soluzione proprio per tutti coloro che volessero acquistare un piccolo pezzo di terreno in campagna e farne il loro rifugio. La mia ‘hut’ non è necessariamente la classica abitazione: per me rappresenta ‘uno spazio in più’: per esempio, può aggiungere all’abitazione ‘ufficiale’ una stanza da destinare agli ospiti. O, ancora, diventare ‘uno spazio extra’ da vivere in un altro luogo rispetto a dove si trova la propria casa per trasformarsi in uno studio, ufficio, stanza della musica... Le Muji Hut possono  diventare anche delle ‘emergency houses’? Certo. Pensi che le ‘hut’ sono costruite proprio da un’azienda che realizza spazi di emergenza: è stata usata la stessa tecnologia costruttiva. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? È facile da costruire e trasportare (viene consegnata con un tir): si tratta di un modulo in alluminio e pannelli in polistirene, realizzato con un sistema costruttivo a “sandwich”, ampiamente sperimentato con successo anche in situazioni difficili (catastrofi naturali o conflitti). Testo di Laura Ragazzola
gallery gallery
Naoto Fukasawa.
gallery gallery
La ‘wooden hut’ firmata da Naoto Fukasawa per Muji.
gallery gallery
Fukasawa ha scelto il legno come materiale-principe per realizzare il suo modulo prefabbricato. L’arredo è minimale.
gallery gallery
Jasper Morrison.
gallery gallery
Naoko Yano la incontriamo a Milano, in occasione dell’apertura del più grande store europeo di Muji, la catena di grandi magazzini no logo (ma molto design) lanciata nel Sol Levante negli anni Ottanta (v. Interni 362). A lei, che coordina la Design Office Household Division, chiediamo di raccontarci l’ultima avventura del brand giapponese: il lancio sul mercato, prima nipponico e in seguito anche europeo (si parla del 2017), delle Muji Hut: tre modelli di mini casa prefabbricata per i fine settimana pensata da altrettanti designer, Naoto Fukasawa, Jasper Morrison e Konstantin Grcic. “Il progetto si inserisce perfettamente nella filosofia di Muji”, spiega Yano-san, “e si ispira a due concetti fondamentali che plasmano il nostro brand: taru-wo-shiru, che significa: sapere ciò che è sufficiente, e kore-de-ii, che letteralmente vuol dire: va bene così”. Insomma, una sorta di interpretazione-zen dell’europeo ‘less is more’. “Per noi sarebbe un onore essere gli eredi di un movimento così importante come quello che ispirò il grande architetto Mies van der Rohe”, ma più modestamente, diciamo: “Muji is enough”, come suggerisce Naoto Fukasawa (il designer è anche membro dell’advisory board dell’azienda nipponica). Nelle pagine seguenti i tre designer  presentano le loro ‘hut’ per “una Compact Life, e cioè uno stile di vita semplice, piacevole, fatto di cose realmente necessarie e utili per la vita di tutti i giorni”, ha concluso Naoko Yano.   Naoto Fukasawa: Hut n.1 Come è nata l’idea della ‘sua’ Muji Hut? Dall’esigenza di semplificare la nostra vita. Se ci concentriamo sull’idea di utilizzare la casa come un piccolo rifugio solo per il week end, lontano dal caos cittadino, il nostro modo di vivere può diventare più ‘easy’…e questo è già abbastanza per vivere un’esistenza più serena! La Muji Hut è stata concepita come una sorta di seconda casa: è un po’ più grande di un camper, ma più piccola di un classico alloggio. Ecco, questo è il concetto. Lei pensa che potrebbe diventare anche una ‘emergency house’? Certo. In situazione difficili, eventi drammatici, potrebbe essere un’ottima soluzione. E non solo per la funzionalità e rapidità dei suoi metodi costruttivi. Le sue caratteristiche di spazio essenziale, puro, quasi primitivo, la trasformano in un luogo dove le persone possono stare meglio. L’aspetto estetico viene messo, diciamo, in secondo piano per privilegiare l’essenzialità degli spazi. E questo, secondo me, rende le persone felici. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? Diciamo subito che al progetto hanno partecipato tre designer: io, Konstantin Grcic e Jasper Morrison (nelle pagine seguenti, ndr). Casualmente abbiamo usato tre materiali diversi: Jasper ha il sughero, Konstantin l’alluminio e io il legno. Cosa rappresenta per lei la Muji Hut? In Giappone possiedo una piccola casa, in un luogo bellissimo, sulle pendici di una montagna, dove trascorro (felicemente) i miei weekend: dal momento che so benissimo cosa vuol dire vivere (bene) in un piccolo rifugio, ho voluto condividere questa gratificante esperienza con altre persone...Ecco, questa è la semplice ragione del mio progetto.   Jasper Morrison: Hut n. 2 Come è nato questo mini progetto? Consideri che Muji ha già collaudato in Giappone una partnership con un’azienda che costruisce case modulari prefabbricate: l’idea, quindi, di sviluppare una mini casa per il week end è stata il proseguimento naturale di un progetto già in atto. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? Ho pensato la ‘mia’ Muji Hut come un luogo dove trascorrere i weekend in tutta comodità. Il layout prevede uno spazio unico, a eccezione del bagno. Le pareti sono realizzate con pannelli in legno e la maggior parte del pavimento è risolto con un maxi tatami, a eccezione della cucina, dove per ragioni funzionali, ho scelto il cemento. L’esterno del prototipo è stato pensato in sughero, materiale dalle elevate caratteristiche isolanti, ma esiste anche la possibilità di usare pannelli o tavole di legno. Quale funzione ha pensato per la sua Muji Hut? E perché? L’ho immaginata per la mia famiglia e mi ha affascinato l’idea (democratica) che una persona possa acquistare un piccolo pezzo di terra e costruirvi una micro casa a un costo ragionevole. Il progetto è nato in Giappone dove esiste grande attenzione all’uso dello spazio: come pensa possa essere accolto in Europa? Credo che sarà sicuramente più difficile per noi Europei: non siamo abituati a mettere il letto in una credenza tutte le mattine! Ma si può sempre imparare...   Konstantin Grcic: Hut n. 3 Quale uso ha pensato per la sua Muji Hut? E perché? Volevo ricreare spazi semplici e offrire una valida alternativa alle classiche abitazioni: consideri che in Giappone gli appartamenti sono molto costosi. Penso che la Muji Hut potrebbe essere una buona soluzione proprio per tutti coloro che volessero acquistare un piccolo pezzo di terreno in campagna e farne il loro rifugio. La mia ‘hut’ non è necessariamente la classica abitazione: per me rappresenta ‘uno spazio in più’: per esempio, può aggiungere all’abitazione ‘ufficiale’ una stanza da destinare agli ospiti. O, ancora, diventare ‘uno spazio extra’ da vivere in un altro luogo rispetto a dove si trova la propria casa per trasformarsi in uno studio, ufficio, stanza della musica... Le Muji Hut possono  diventare anche delle ‘emergency houses’? Certo. Pensi che le ‘hut’ sono costruite proprio da un’azienda che realizza spazi di emergenza: è stata usata la stessa tecnologia costruttiva. Quali sono le principali caratteristiche (materiali, finiture, modalità costruttive) della sua minicasa? È facile da costruire e trasportare (viene consegnata con un tir): si tratta di un modulo in alluminio e pannelli in polistirene, realizzato con un sistema costruttivo a “sandwich”, ampiamente sperimentato con successo anche in situazioni difficili (catastrofi naturali o conflitti). Testo di Laura Ragazzola [gallery ids="105695,105692,105697,105699,115703,115701,115705,115708,115710"]
"}];