Udi Kassif ci accoglie nell’attuale sede del Mayslits Kassif Architects studio, fondato con la moglie Ganit Mayslits nel 1994. Siamo nella periferia di Tel Aviv, è una splendida giornata di giugno e la luce del Mediterraneo filtra dalle veneziane che schermano le ampie finestre a nastro, illuminando il cemento a vista delle pareti e la semplice eleganza degli interni.
Voce di punta dell’architettura israeliana, il Mayslits Kassif Architects (cui nel 2008 si è aggiunto come partner Maor Roytman) è autore di numerosi e importanti progetti di pianificazione urbana, landscape ed edilizia pubblica; lavori che lo studio ha spesso vinto per concorso e che si sono imposti all’attenzione internazionale per una straordinaria capacità di rigenerare, rivitalizzare, riqualificare spazi dimenticati.
Come il porto di Tel Aviv, che da area fragile e degradata si è trasformata in una bellissima promenade-vista mare (oggi vanta “quasi 5 milioni di visitatori all’anno, più di quelli del Muro del Pianto…” sottolinea Kassif). Ma l’attenzione al sociale che caratterizza l’attività dello studio è testimoniata anche dalla decisione di insediarsi nelll’edificio in cui ci troviamo, che sorge in un quartiere difficile (nell’area Sud di Tel Aviv, nei pressi dell’Ayalon Highway, che taglia da Nord a Sud la metropoli). Ecco come è andata dal racconto dello stesso Kassif.
“Siamo arrivati qui tre anni fa: l’edificio versava in pessime condizioni, in parte abbandonato e in parte abitato da profughi ed emigranti provenienti soprattutto dall’Africa, che vivevano in condizioni del tutto precarie (non c’era l’acqua e i bagni del tutto assenti).
Abbiamo così pensato che poteva essere una buona occasione per innescare un processo virtuoso in una situazione urbana di grande degrado, riqualificando l’edificio – il piano interrato e tre livelli, compreso il terrazzo – per trasferire qui i nostri spazi di lavoro.
Del resto il nostro studio, che si trovava sul porto, in posizione centrale, aveva raggiunto costi troppo elevati: pensi che tutta l’area affacciata sul mare, anch’essa un tempo terra di frontiera, ha conosciuto una fase di totale rinnovo (grazie anche al super premiato progetto del nuovo waterfront del 2010 a firma degli stessi Mayslits Kassif Architects, ndr) e oggi tutti fanno a gara per costruire lì… Da qui la decisone di trasferirci in periferia.
Una volta riqualificato l’edificio, abbiamo iniziato ad occuparci del quartiere. A cominciare dalle aree su cui si affacciava il nostro studio. Con il coinvolgimento della municipalità e della comunità locale, abbiamo trasformato in giardino pubblico una discarica e un parcheggio: dove un tempo s’incontravano drogati e prostitute, oggi ci sono i bambini che giocano insieme alle loro mamme.
Perché ci sono piante, fiori, panche: insomma abbiamo realizzato dei piccoli cantieri virtuosi per togliere inquetudine, paura e ridare fiducia… Una scommessa che abbiamo voluto fare, coinvolgendo direttamente chi vive giorno per giorno una realtà difficile.
Oggi lo studio è assolutamente integrato con la vita di quartiere. Pensi che in questa zona, una volta all’anno tra Natale e Hanukkah (è una festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci, ndr) viene organizzata la grande festa Menorat Laila: una sorta di festival con eventi d’arte e musica, che ha come palcoscenico le strade del quartiere.
Noi abbiamo messo a disposizione gli spazi e la terrazza del nostro studio, che sono diventati una sorta di prolungamento scenico dei festeggiamenti. Abbiamo anche invitato alcune donne africane adinsegnare come si realizzano le loro ceste colorate trasformando lo studio in una sorta di micromercato di quartiere!
D’altro canto fa ormai parte del nostro Dna realizzare progetti che abbiano in sè un’utilità sociale. Pensiamo che se l’architettura diventa una pratica condivisa e partecipata, può fare piccoli miracoli e lo abbiamo visto qui intorno, dove un luogo ai margini della vita si sta trasformando in un piccolo gioiello, integrandosi perfettamente nel tessuto urbano …”.
Testo di Laura Ragazzola – Foto di David Zanardi