Progetto di Thomas Heatherwick
Foto Iwan Baan
Testo Matteo Vercelloni

Il sito scelto quale sede della nuova distilleria della Bombay Sapphire, uno dei marchi più noti nel mondo di premium spirit, ma fondato solo nel 1987, è un luogo storico della produzione inglese di antica data; come cartiera – fornitrice di carta di cotone filigranata per la Banca d’Inghilterra dal 1724 al 1990 – ha conosciuto ben cinque visite reali. Il valore storico e simbolico del luogo è il tipo di ‘eredità’ di cui necessitava Bombay Sapphire che dal punto di vista del marketing e dell’immagine glamour del prodotto (con la Queen Victoria sull’etichetta della bottiglia blu) puntava alla costruzione di un ‘passato storico’ da raccontare. L’antico borgo industriale aveva assunto nel tempo una stratificazione di superfetazioni sia dal punto di vista edilizio, sia ambientale.

Le originarie strutture di mattoni rossi erano nascoste da tettoie di lamiera e manufatti funzionali; baracche sommatesi nel tempo come depositi erano cresciute intorno agli edifici in modo caotico come una muffa volumetrica cancellando le tracce del passato; nascosti erano anche i canali d’acqua e il disegno del sito a livello di impianto complessivo appariva cancellato e irriconoscibile.

L’approccio di Thomas Heatherwick, vulcanico progettista a 360 gradi, inventore di forme, oggetti e tipologie, come lui stesso afferma è stato quello “non solo semplicemente di restaurare gli edifici storici esistenti, ma di riportare in luce i canali d’acqua e di impiegare la loro presenza come supporto attorno cui organizzare il tutto. Nella convinzione che il nuovo master plan del sito avrebbe avuto successo con la trasformazione della corte centrale in un efficace centro d’ingresso e punto di riferimento”.

È qui che Heatherwick ha scatenato la sua genialità compositiva con la creazione di due grandi serre di bronzo e vetro che, come un amalgama plastico, fluido e rigido allo stesso tempo, sgorga dalle finestre della distilleria, la vecchia sala del mulino, per trasformarsi da un intreccio metallico in un’architettura sorprendente, memore della lezione del Crystal Palace di Paxton e della Palm House di Kew Gardens, ma che non rinuncia alla sua contemporaneità; una costruzione sensuale, scultorea ed espressionista.

I due tentacoli si aprono a formare altrettante campane vetrate che all’interno accolgono le piante che compongono l’infusione del Bombay Sapphire; collocate in due ambienti sottovetro, uno temperato, l’altro tropicale. Le due serre si appoggiano sulla piazza centrale, liberata come il resto del sito da ogni superfetazione, per poi scendere verso lo specchio d’acqua in un gioco di riflessi attentamente calibrato. Grande attenzione è stata riservata anche agli aspetti energetici complessivi che hanno fruttato al progetto il riconoscimento del rating ambientale Breem Outstanding gold award in tema di architettura sostenibile.

Premio dovuto all’impiego di una serie di geniali strategie come lo sfruttamento del calore generato dal processo di distillazione per il riscaldamento delle due serre; il restauro della ruota del vecchio mulino impiegata come generatore idroelettrico; l’impiego di impianti fotovoltaici e di una pompa di calore naturale; sino al recupero dei rifiuti botanici della distillazione utilizzati per alimentare la caldaia a biomassa. Un intervento esemplare che alla restituzione della memoria storica del luogo ha saputo aggiungere il segno contemporaneo filtrato dalla sensibilità creativa che guarda senza nostalgia anche ad esempi del passato.

 

Matteo Vercelloni

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Le due grandi serre di bronzo e vetro sono il nuovo landmark del vecchio borgo industriale.
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Particolare dell’uscita ‘esplosiva’ dei fasci metallici di bronzo dalle finestre del vecchio mulino che divaricandosi si trasformano nelle due grandi campane di vetro ad ambiente controllato, per accogliere le essenze botaniche impiegate nell’infusione Bombay Sapphire.
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Una vista della serra di dimensioni inferiori e del suo incastro nella pavimentazione per scendere alla quota inferiore dello specchio d’acqua.
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Una foto area del borgo industriale recuperato.