All’insegna dell’economia circolare, alcune imprese virtuose si distinguono per l’utilizzo consapevole delle risorse forestali e la riqualificazione di scarti post-consumo. In vista del 2030: quando il settore legno-arredo avrà il 50% dei pannelli prodotti con materiale riciclato

L’Italia è tra i leader europei nell’economia circolare e nel riciclo dei rifiuti secondo tre indicatori chiave: il tasso di riciclo, l’uso di materia prima ‘seconda’, la produttività e il consumo pro capite di risorse. È il Rapporto Greenitaly 2019 di Fondazione Symbola ad affermarlo. I flussi più rilevanti di materie seconde sono rappresentati dai cosiddetti riciclabili tradizionali – carta, plastica, vetro, metalli, legno e tessili – che corrispondono a 27,8 milioni di tonnellate, il valore più alto in Europa. Oggi, oltre il 95% dei rifiuti legnosi post-consumo è avviato alla produzione di pannelli per l’industria del mobile. Spesso è lo stesso settore forestale a suggerire importanti iniziative di sostenibilità.

Come il progetto Filiera Solidale PEFC, che promuove l’acquisto di legname proveniente dagli schianti causati dalla tempesta Vaia in sostituzione del legno di importazione – l’import infatti si attesta all’80% del materiale lavorato. La tempesta ha colpito, il 29 ottobre 2018, le foreste alpine del nord est provocando la caduta di 8,6 milioni di metri cubi di legname – quanto se ne taglia in 5-7 anni. A tal proposito Itlas è scesa in campo: si è resa disponibile ad acquistare tutti i faggi abbattuti in un quantitativo tre volte superiore al fabbisogno produttivo annuo. Il legname schiantato è stato pagato a un prezzo superiore del valore di mercato con l’obiettivo di sostenere economicamente la rinascita della foresta. Itlas era già presente da dieci anni sul territorio per l’utilizzo controllato dei faggi della Foresta del Cansiglio nel suo pavimento prefinito a tre strati, brevettato e a chilometro zero. E l’impiego del legno abbattuto nella medesima collezione Assi del Cansiglio vuole supportare il Goal 12 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, incentivando la riduzione di sprechi attraverso l’incremento di materiale di recupero.

La filiera delle attività di recupero del legno post-consumo in Italia è confluita per il 30% nella produzione di imballaggi di riciclo e per la parte restante (ben 3,5milioni di tonnellate) nella rivalorizzazione dell’industria del pannello truciolare."

Una strada in chiave di sostenibilità può essere tracciata da chi controlla direttamente l’intera filiera produttiva dal tronco al legno finito. È il caso del Gruppo Alpi, che nel 1975 apre il primo stabilimento in Camerun per assicurarsi la costante fornitura di materiali per la realizzazione di tranciati, gestendo però comunque i 500mila ettari di foresta attraverso piani per la protezione e lo sviluppo della popolazione locale. Nell’intero processo produttivo vengono generati due tipi di scarti di legno: il primo arriva dalla lavorazione meccanica, mentre il secondo dall’alterazione chimico-fisica del legno. I pezzi rotondi, la corteccia o le bucce, per esempio, del pioppo proveniente da coltivazioni agricole italiane possono essere riciclati per creare il packaging o il terriccio per la vicina industria frutticola o per la produzione di pannelli truciolari. L’altro tipo di scarto, prevalentemente in forma di trucioli, rientra anch’esso nella fabbricazione di pannelli. Più in generale il processo di produzione di Alpi, che richiede la decostruzione e la ricostituzione del legname sovrapponendo fogli di legno, consente di utilizzare la maggior parte del materiale nel ciclo di produzione, riducendo l’elevata quantità di sfridi delle lavorazioni standard.

Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano nel febbraio 2019 (“Il sistema circolare della filiera legno per una nuova economia”) ha evidenziato che la filiera delle attività di recupero del legno post-consumo in Italia è confluita per il 30% nella produzione di imballaggi di riciclo e per la parte restante (ben 3,5milioni di tonnellate) nella rivalorizzazione dell’industria del pannello truciolare. Un processo virtuoso che ha permesso un risparmio nel consumo di CO2 di quasi un milione di tonnellate, pari al 2% della quantità annua prodotta in Italia. È una strada imprescindibile in vista del 2030, data in cui il settore del legno-arredo chiede il 50% dei pannelli prodotti con materiale riciclato.

Dai primi anni Settanta il Gruppo Saviola ha improntato un modello d’impresa sostenibile. Nel 1992 è nato il primo pannello ecologico, certificato FSC 100% recycled, derivato completamente da legno riciclato, che oggi comporta circa 1.200.000 tonnellate annue di legno recuperato in oltre 20 centri di raccolta in Italia e in Europa. 50 milioni sono invece i metri quadri di pannelli melaminici prodotti ogni anno, per circa 10mila alberi salvati al giorno. Saviola è uno dei più importanti trasformatori di rifiuti di legno del mondo. Oltre al pannello ecologico grezzo e melaminico, propone altri prodotti quali laminati, bordi e schienali, creando un pacchetto completo per l’industria del mobile e del contract.

Saib è un’altra importante azienda italiana produttrice di pannelli truciolari grezzi e nobilitati. Con il progetto Rewood ha avviato il recupero da tutta Europa di circa 500mila tonnellate di legno a fine vita come pellet, cassette della frutta, materiali legnosi da imballo, assi per l’edilizia e mobili dismessi, scongiurando l’abbattimento di 750mila alberi all’anno. Tramite l’uso di tecnologie avanzate elimina dagli scarti legnosi le componenti di metallo, pietra, vetro o tessuti, che vengono poi avviate in altre filiere di riciclo. Un investimento di 20milioni di euro per un nuovo essiccatoio e un impianto di filtraggio dei fumi punterà a ridurre l’emissione atmosferica del 30%.

 

L’Italia è tra i leader europei nell’economia circolare e nel riciclo dei rifiuti secondo tre indicatori chiave: il tasso di riciclo, l’uso di materia prima ‘seconda’, la produttività e il consumo pro capite di risorse."

Fantoni è il maggiore produttore di pannelli in mdf in Italia e fra i primi player in Europa, con una capacità produttiva annua di 450mila metri cubi (certificati FSC e PEFC per la sostenibilità del legno e Carb per le emissioni di formaldeide), ai quali si affiancano 360mila tonnellate di pannelli in truciolare. Certificata ISO 14001 e con un gruppo di imprese che integrano tutta la filiera – dall’autoproduzione di energia alle resine e collanti, dalla materia prima al prodotto finito, alla logistica – Fantoni recupera ogni anno 420mila tonnellate di legno post consumo e da scarti di lavorazione della filiera del legno. I suoi prodotti hanno una percentuale di riciclabilità che varia dall’80% al 98%, con un servizio di smaltimento gratuito a fine vita del legno idoneo al riciclo. Il Gruppo ha appena annunciato un piano di investimenti da 25milioni di euro per realizzare un pannello truciolare a granulometria differenziata con materiale 100% riciclato, al quale si affiancherà l’mdf a tre strati, in cui il 50% del legno utilizzato sarà di riciclo. Infine, Fantoni sta provvedendo alla rimozione e al prelievo delle ceppaie e dei tronchi abbattuti in Carnia dalla tempesta Vaia, che saranno inseriti nel ciclo produttivo aziendale contribuendo alla bonifica del bosco.

Con un prodotto brevettato dal 1984, caratterizzato da una struttura in multistrato di betulla a fibre incrociate, Listone Giordano ha intrapreso da oltre cinquant’anni un percorso in direzione dell’utilizzo consapevole delle risorse forestali, messo a punto nei boschi della Borgogna. Qui le materie prime sono selezionate a fronte di un censimento degli alberi, controllati durante tutta la crescita all’interno di un ciclo integrato di 180 anni che garantisce l’incremento del patrimonio boschivo. Oltre al conseguimento delle certificazioni FSC e PEFC per i propri prodotti, Listone Giordano ha attuato circa dieci anni fa a Piegaro Città della Pieve (Perugia) un esperimento di riforestazione di latifoglie, mettendo a dimora 22mila nuove piante di rovere per un territorio di oltre 160 ettari.