Il prodotto di design contemporaneo si colloca oltre la dicotomia tradizionale tra forma e funzione, configurandosi come nuovo impasto di corpo oggettuale e racconto in immagine, il cui significato riverbera naturalmente nel campo allargato della comunicazione

Dopo la fase postmoderna, che negli anni Ottanta ha ribaltato la prospettiva modernista ponendo in primo piano il valore simbolico dell’oggetto, con l’ingresso negli anni Novanta si conclude la parabola storica del design e si apre l’epoca contemporanea. Da quel momento, e passo passo fino ad oggi, la dimensione estetica e quella funzionale non sono più state messe in competizione ideologica in merito a quale delle due avesse maggiore centralità: ciò che caratterizza l’ingresso nell’epoca attuale del design è proprio il venir meno di ogni gerarchia condivisa che dia priorità alla forma rispetto funzione o alla funzione rispetto alla forma.

Ogni nuovo scarto linguistico introdotto dal progetto rinnova così non l’affermazione, ma la negazione di un’identità, di un punto di arrivo e di una resa all’essere anziché al divenire. "

Superate così le precedenti dicotomie di scuola, la ‘sostanza’ del design contemporaneo si presenta come un impasto fluido di tecnica ed estetica, tecnologia e fenomenologia, concepito fin dalla fase di ideazione del prodotto anche in base al suo potenziale comunicativo. Il panorama odierno del progetto appare così abitato da brani di linguaggio allo stato solido pensati, realizzati e distribuiti per evocare trame immaginifiche che vivono di racconto e comunicazione. La contemporaneità ha cioè trasformato in paradigma quella che per il design storico è stata una conquista lenta e faticosa, l’idea che l’oggetto di design non sia solo uno strumento di servizio ma anche un vero e proprio atto di produzione culturale, che estende il proprio significato oltre la fisicità per allargarsi a una dimensione più ampia, distesa e profonda, costituita dal suo essere racconto, poesia ed evocazione, capace di entrare in risonanza con la società di cui si fa espressione.

È così che il cuore semantico di quel sistema di senso che è il design, cioè il prodotto inteso come manufatto materiale, si amplifica e riverbera amplificato nel corpo esteso della comunicazione. La varietà interna esibita dal progetto contemporaneo è infatti sorgente e matrice del suo potenziale comunicativo, che trova la massima affermazione non tanto (non più) nell’individuazione di una soluzione definitiva, quanto nella zampillante diffrazione in un flusso di azzardi ed esplorazioni aperti e proteiformi. Il design contemporaneo è, in altre parole, un fenomeno ‘plurale’, non perché gli attori del progetto siano tanti ma perché la sua stessa fenomenologia espressiva richiede di dispiegarsi nella molteplicità, nella sfocatura, nella transustanziazione del corpo estetico del prodotto in racconto e comunicazione.

Il panorama odierno del progetto appare così abitato da brani di linguaggio allo stato solido pensati, realizzati e distribuiti per evocare trame immaginifiche che vivono di racconto e comunicazione."

Parlare di contemporaneità vuol dire allora parlare di questa variabilità continua, una libertà che non è conseguimento ma frequentazione, non approdo ma trasfusione e translitterazione. Se il design storico cercava di definire l’uomo attraverso i suoi oggetti, il design contemporaneo appare impegnato nello sforzo di liberare l’uomo da ogni definizione conclusiva. Ogni nuovo scarto linguistico introdotto dal progetto rinnova così non l’affermazione, ma la negazione di un’identità, di un punto di arrivo e di una resa all’essere anziché al divenire. Perché infine ciò che percepiamo non è ciò che siamo. Non siamo le nostre cose ma il punto di vista, mobile e sfuggente, sulle cose. Siamo il motore, non il risultato della variazione continua in cui consiste l’agire creativo. Non siamo la controparte statica di oggetti statici ma esplorazione non predeterminata e sguardo indagatore. Siamo ‘azione’ e non ‘cosa’, liberazione e non libertà.

E se, come è stato detto, l’arte è una forma di resistenza alla comunicazione, il design è una forma di comunicazione della resistenza – la resistenza ostinata e riproposta, risoluta e inesauribile, a tutto ciò che vorrebbe definirci una volta per tutte, sacrificando la fiamma dell’immaginazione alla fisicità delle creazioni pregresse.