A Barcellona, due donne italo-spagnole, Benedetta Tagliabue e Patricia Urquiola, collaborano al disegno di un centro di sostegno ai malati oncologici che si integra nel complesso ospedaliero progettato agli inizi del XX secolo da Lluís Domènech i Montaner, maestro del modernismo catalano

Metti uno studio spagnolo di architettura blasonato come Miralles Tagliabue EMBT guidato dall’italiana Benedetta Tagliabue (dopo la prematura scomparsa nel 2000 di Enric Miralles); aggiungi uno studio italiano di design altrettanto rinomato, come quello della spagnola Patricia Urquiola, e ottieni uno dei progetti più belli (perché buoni) al femminile, realizzati di recente: il Centro Kálida Sant Pau di Barcellona firmato nell’architettura e nel landscape design dall’italiana Tagliabue e nell’interior design dalla spagnola Urquiola.


Benedetta Tagliabue
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Benedetta Tagliabue ha studiato architettura presso l'Istituto di Architettura di Venezia (IUAV) e attualmente è direttore dello studio internazionale di architettura Miralles Tagliabue EMBT, fondato nel 1994 in collaborazione con Enric Miralles, con sede a Barcellona e, dal 2010, a Shanghai. Tra i suoi progetti più importanti, il Parlamento di Edimburgo, il Diagonal Mar Park, il mercato di Santa Caterina a Barcellona, il Campus Universitario de Vigo e il padiglione spagnolo all'Expo di Shanghai del 2010.

C’è infatti molta bellezza come cura dell’anima e impegno a favore degli altri in questo centro destinato a offrire sostegno morale ai malati oncologici e ai loro famigliari. Nella consapevolezza che l’architettura, dopo quella organica e gli abiti indossati, sia una sorta di terza pelle modellata sulla vita che si svolge al suo interno e può avere un potere terapeutico di benessere.

Ecco allora che il Centro Kálida si presenta come una dimora accogliente, dall’atmosfera calda e serena, dove sentirsi a casa circondati da cose belle, per poter affrontare al meglio un momento difficile della vita. Una casa che si traduce in un piccolo padiglione-giardino all’interno del complesso art nouveau dell’Ospedale Sant Pau di Barcellona, progettato agli inizi del XX secolo dall’architetto Lluís Domènech i Montaner, maestro del modernismo catalano, e iscritto nella lista Unesco dei beni patrimonio mondiale dell’umanità.

Si tratta di una micro-città composta da un grappolo di padiglioni, strade interne, chiesa e convento. Qui, il pavilion del nuovo millennio si estende, con le sue forme organiche, su una superficie di 400 metri quadrati all’interno dell’esteso parco che è parte integrante della struttura ospedaliera, con nuove calibrate zone verdi di innesto e connessione tra i fabbricati e il tessuto urbano. Si sviluppa su due livelli assecondando la conformazione del terreno, con una planimetria esagonale che ha guidato l’articolazione degli spazi in base alle diverse attività ospitate.


Patricia Urquiola
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Patricia Urquiola, spagnola di Oviedo, vive e lavora a Milano. Ha studiato Architettura al Politecnico di Madrid e al Politecnico di Milano, dove si è laureata nel 1989 con Achille Castiglioni. Nel 2001 apre il suo studio lavorando nei settori del product design, interni e architettura. Tra i suoi progetti in architettura: Il museo del Gioiello di Vicenza, l’Hotel Mandarin Oriental di Barcellona, l’Hotel Das Stue a Berlino, la Spa dell’Hotel Four Seasons di Milano. Ha realizzato prodotti per le più importanti società italiane e internazionali.

Il piano terra, aperto verso il giardino, contiene tutti gli ambienti comuni che ruotano intorno a una sala da pranzo centrale a doppia altezza, separata in modo flessibile, grazie a porte scorrevoli, dall’ingresso, dalla cucina, da una piccola biblioteca e da una sala polivalente, dove si svolgono gli incontri con gli psicologi, i corsi per la gestione dello stress, i laboratori artistici o di scrittura creativa.

Fuori, in giardino, un percorso dal pattern decorativo mette in connessione diretta il centro con il reparto oncologico dell’ospedale, mentre una sequenza di patii, pergolati e isole di vegetazione ad altezza variabile assicura la privacy degli ospiti e le viste più apprezzabili della natura.

Il Centro Kálida si rende riconoscibile grazie alla sua superficie di copertura in ceramiche verdi smaltate ispirate ai motivi floreali e alla memoria art nouveau del luogo. "

Al piano superiore le camere private si distribuiscono intorno allo spazio centrale a doppia altezza del soggiorno e hanno grandi finestre belvedere sul verde che recuperano anche il dialogo visivo con le storiche costruzioni liberty del Sant Pau. Dai livelli superiori di quest’ultimo, il Centro Kálida si rende riconoscibile grazie alla sua superficie di copertura in ceramiche verdi smaltate ispirate ai motivi floreali e alla memoria art nouveau del luogo.

Come il tetto, anche le facciate dell’edificio declinano una composizione di pareti verticali in mattoni che integrano figurazioni in ceramica smaltata, mutevoli nei colori e nelle geometrie. Sono raffinate policromie materiche che si interrompono in corrispondenza delle vetrate-quadro sul giardino (dagli articolati infissi lignei), per consentire alla luce di diffondersi in modo fluido negli spazi interni.

In ciascun ambiente le soluzioni d’arredo messe a punto da Patricia Urquiola con il suo studio privilegiano nei materiali e nei colori la ricerca di una medesima vena fluida di naturalità e benessere. Con la sua regia, aziende leader del made in Italy quali Arlex, Cappellini, Flos, Listone Giordano, Moroso e Mutina hanno donato mobili, oggetti di design e rivestimenti selezionati ad hoc.

Il Centro Kálida si presenta come una dimora accogliente, dall’atmosfera calda e serena, dove sentirsi a casa circondati da cose belle, per poter affrontare al meglio un momento difficile della vita."

Dietro alla realizzazione del Centro Kálida Sant Pau, che è completamente gratuito, ci sono infatti fondazioni private e una rete di donatori e volontari, compresi i medici. Non a caso: il Centro appartiene alla rete dei Maggie’s Centres, intitolati a Maggie Keswick Jencks, defunta moglie del critico di architettura Charles Jencks, nel Regno Unito già progettati, tra gli altri, da Norman Foster, Zaha Hadid, OMA, Steven Holl. Come dire: quando la bellezza estetica, della solidarietà e dello stare insieme in spazi accoglienti e confortevoli, celano l’anima buona delle cose.

Progetto di Miralles Tagliabue EMBT (architettura) + Patricia Urquiola Studio (interior design)
Foto di Duccio Malagamba