La nostra conoscenza dell’esistenza umana si compone di 100.000 anni di vita analogica e meno di 40 anni di vita digitale. L’analogico era materiale mentre il digitale è immateriale. Cosa accadrà quindi al nostro mondo fisico? Come potrà mettersi al passo con la nuova era? Oggi la realtà materiale è diventata facile preda delle possibilità infinite, speculative e seducenti offerte dall’era digitale che ha cancellato le frontiere e offre esperienze più amplificate.

L’era analogica era pesante, permanente, energivora, formale, intensiva, disonesta e rigida. Mentre l’era digitale è leggera, smaterializzata, cinetica, temporanea, informale, estensiva, trasparente e rilassata. C’è una netta separazione tra l’epoca analogica e quella in cui viviamo ed è la prima volta nella storia che il presente appare slegato dal passato. Viene quindi da chiedersi come il design rappresenterà questo cambiamento e come cambieranno i comportamenti sociali fisici.

Quando disegno un oggetto o uno spazio, lavoro per renderlo contemporaneo, per fare in modo che parli del presente, il digitale. Si tratta di un modus operandi inteso a favorire la comunicazione, a dare dimensione, consistenza, schema, profondità e spirito. È un modo per abbracciare lo spazio, per creare condizioni favorevoli, per spostare lo sguardo e rompere le superfici, per portare illusione o entropia, per abbellire e arricchire le superfici, i materiali e gli oggetti.

Oggi si può aggiungere emozione e significato al mondo piatto e tedioso forgiato dal modernismo. Ornamento e decorazione possono essere applicati al design quando sono ponderati, pertinenti, coerenti con l’idea del progetto ed esprimono il momento in cui viviamo. I modelli, i simboli grafici, le consistenze, i segni progettati oggi dovrebbero tutti comunicare messaggi che hanno pertinenza e significato con il XXI secolo.

Il design dovrebbe parlare del nostro nuovo spiritualismo e dei fenomeni fluidi basati sui dati dell’era dell’informazione. Tutto ciò che progettiamo dovrebbe essere bello e intelligente, ma anche intrinsecamente in grado di produrre una performance ottimale. Dovrebbe essere espressione di una ricerca improntata all’originalità e alla sperimentazione dei linguaggi digitali.

Alla tecnologia è legato il futuro delle società, che devono saperla utilizzare senza soluzione di continuità, a partire dalla costruzione, dalla produzione e dai processi fino all’interazione umana, in modo da creare nuove identità, tradizioni ed esperienze e al tempo stesso sviluppando la cultura del proprio marchio. Design e innovazione devono essere inseparabili. Se i marchi non fanno innovazione, finiscono per soccombere.

Io lavoro con uno spirito digitale per creare un nuovo linguaggio fisico.

Negli ultimi 20 anni ho utilizzato il termine ‘tecnorganico’ facendo riferimento all’aggregazione tra il mondo naturale organico amorfo e la nostra terza rivoluzione tecnologica. Mi interessa documentare e analizzare il periodo in cui viviamo. Mi interessa rendere fisica l’informazione, i dati materiali. Tutto ciò di fisico che è nuovo dovrebbe, a mio parere, commentare o riflettere o abbracciare l’era digitale, che si tratti di un processo produttivo, un nuovo materiale, uno spazio, un edificio, una città o un nuovo stile di vita.

Il design si è troppo adagiato sulla storia e sulla ripetizione degli archetipi consolidati. Il nostro mondo fisico ha bisogno di liberarsi dal passato e di diventare autonomo come un microchip, infinito come una notazione binaria, esperienziale e comunicativo come i dati, colorato come i nostri schermi e personalizzabile come gli apparecchi smart. In questo nuovo secolo, si affermano tendenze che scavano nelle cripte del passato e lo fanno andando anche oltre il post-modernismo degli anni Ottanta.

La storia procede a una velocità ipertrofica, eppure noi continuiamo a guardare indietro per recuperare qualsiasi cosa ci sia da scoprire, bella o brutta che sia. Il design fa un riferimento eccessivo a tendenze antiquate e a stili démodé. Il mondo si sta restringendo e le forme, i concetti e le idee diventano scarsamente originali.

La tecnologia odierna ha conferito all’individuo un nuovo potere creativo e nuovi strumenti che oggi permetteno di risolvere molti problemi del passato. Grazie a Internet e agli ormai onnipresenti strumenti digitali, la creatività e l’individualità sono state democratizzate. Nell’era analogica, il mondo veniva progettato in due dimensioni secondo un principio cartesiano: si trattava dunque di un mondo a forma di griglia.

Ma negli ultimi 20 anni nuovi strumenti ci hanno permesso di progettare in 3D e, nel prossimo futuro, si delineerà un mondo in 4D che aggiungerà la quarta dimensione del tempo è sarà dunque un mondo esperienziale. Oggi possiamo parlare di una rinascita del design che, diventato democratico e di altissima qualità, ci mette a disposizione i linguaggi digitali per vincere la sfida dell’immaterialità post-analogica.

di Karim Rashid

 

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Una provocatoria reinterpretazione architettonica della Casa Bianca nell’era digitale. I principi moderni di vita, libertà, amore e democrazia sono tadotti da Karim Rashid in un oggetto ‘blobular’ di grande fluidità ed energia espressiva.
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