DI VALENTINA CROCI

Forme che sembrano ribellarsi alla loro costruzione geometrica e mostrano un guizzo che vivifica l’oggetto inanimato.

In questa particolarità risiede il design del giovane francese Benjamin Graindorge, selezionato dal VIA e posto all’attenzione internazionale dalla galleria parigina Ymer&Malta nel 2011. Per quest’ultima ha realizzato cinque arredi sul tema del sogno che sottolineano la ricerca sull’espressività della materia. Spesso i riferimenti sono al mondo naturale, come la rugiada cristallizzata in una lampada in vetro, o le curve orografiche tridimensionali che svettano sulla superficie di un tavolo o che mutano nelle pieghe di una seduta. Segni e richiami simbolici sono resi astratti dal cambio di scala e dalla decontestualizzazione. Nel descrivere i suoi prodotti Graindorge utilizza spesso la parola “paesaggio”, sottolineando come essi siano microcosmi di relazione tra utente e oggetto e passaggi osmotici tra natura e artificio. Analogamente, la scelta dei materiali, dal Corian policromo all’imbottito, dal legno alla ceramica e al vetro, gli consente di trasfigurare i riferimenti visivi e conferire all’utente un effetto sorpresa con un lieve senso di smarrimento. Un tocco quasi dadaista che ha reso il design di Graindorge affine agli oggetti prodotti dall’azienda francese Moustache, con cui ha iniziato una collaborazione. “La contaminazione è l’essenza del design – ci racconta – perché il progettista non crea ma assembla l’esistente. Per accostarsi alla vita, alla delicatezza e renderci più vicini a ciò che è umano”.