La barca è tra i beni di lusso più ambiti: rappresenta uno status symbol ma soprattutto la libertà, la possibilità di viaggiare. E anche un rifugio dove isolarsi nel comfort più assoluto. Come una casa

Che cos’è uno yacht? Al di là dell’essere il simbolo di ricchezza per eccellenza, una barca è libertà, mare, sole e bei pensieri. È l’isola più esclusiva che esista e il mezzo migliore per viaggiare e stare in mezzo alla natura. Uno yacht è anche una casa che galleggia, amato dall’armatore forse ancor di più di una casa, perché lì, tra quello spazio definito da murate e paratie, da scafo e sovrastrutture, e da poppa e prua, si ripone il sogno di una vita che prende forma.

Dietro il progetto di una nuova barca c’è passione, amore e dedizione, processi creativi che coinvolgono armatore, designer e il cantiere, ingegneri oltre a un’infinita filiera di artigiani e maestranze. Ogni barca che solca i nostri mari (e quest’estate, “grazie” al Covid-19, ne stiamo vedendo veramente tante) rappresenta una sfida accettata, un obiettivo raggiunto.

In questo periodo di emergenza abbiamo ascoltato i maggiori player italiani, cantieri e designer, leader indiscussi nel settore delle barche di lusso ed esponenti dell’eccellenza del made in Italy nel mondo: nonostante le difficoltà obiettive non si sono arresi. Anzi, si sono ingegnati per riuscire a consegnare le barche ordinate per l’estate 2020, e per presentare nuovi modelli. Certi che la ripresa ci sarà, e veloce: “Da subito ci siamo adoperati per dare una pronta risposta alla situazione; abbiamo avviato una task force interna e condiviso con tutte le parti sociali un protocollo di sicurezza”, ci ha raccontato Massimo Perotti, Executive Chairman di Sanlorenzo. “Abbiamo siglato in tempi rapidi un accordo sindacale che ha consentito la riapertura dei nostri stabilimenti per riprendere l’attività per consegnare gli yacht entro luglio”.

Tutti hanno cercato nuove modalità di lavoro e di sfruttare al massimo la tecnologia a disposizione. Andrea Giora, Sales Director di Rosetti Superyacht ci ha detto che il piano di produzione originale prevedeva la consegna del 38m Explorer all’armatore a fine maggio dell’anno prossimo: “Il lockdown non ci ha impedito di lavorare a stretto contatto con gli armatori, per definire tutte le personalizzazioni e di dare inizio all’allestimento dell’arredo per cercare di avvicinarci il più possibile alla data di consegna pattuita”. La difficoltà maggiore di questo periodo è stata quella di non poter attivare contatti diretti. Sono stati annullati tutti i saloni nautici (unico confermato, per il momento, il Salone Nautico di Genova, dal 1° al 6 di ottobre) però ciò non ha impedito ai cantieri di concludere nuove trattative.

I giorni di lockdown hanno rallentato i tempi di consegna (dallo sketch alla realizzazione, uno yacht necessita di almeno 24 mesi di lavorazione!), ma i cantieri si sono organizzati per trovare il modo di varare nuove unità e presentare anche nuovi progetti. “Non appena abbiamo avuto la possibilità di tornare a lavorare a pieno regime, il cantiere ha ripreso le proprie attività consapevole che la ripartenza, per quanto dura, sarebbe stata sicuramente positiva”, ci ha confermato Giovanni Costantino, presidente di The Italian Sea Group al quale fanno capo i marchi Admiral e Tecnomar. Il Gruppo, insieme agli storici Azimut|Benetti, Baglietto, Codecasa, Cantiere del Pardo, Cantiere delle Marche, Ferretti Group, Overmarine, Palumbo Superyacht, Rosetti Superyacht, Rossinavi, Sanlorenzo, Tankoa per citarne alcuni, sono tra le punte di diamante di una nautica nostrana che non si arrende e che continua, puntando su ricerca e innovazione.

Trovare sempre nuove soluzioni e nuovi stimoli. Sono gli ingredienti fondamentali di un ambito del design che, seppur conservatore come la nautica, vuole mantenersi attivo. “Da un punto di vista tecnologico abbiamo iniziato a lavorare su alcune soluzioni che facilitino la vita al tempo del Covid: sul nuovo Magellano 25 abbiamo un sistema di purificazione dell’aria negli spazi chiusi, un sistema che si chiama BCool, inizialmente brevettato per la NASA”, ci ha confermato Giovanna Vitelli, presidente del gruppo Azimut|Benetti.

L’attenzione all’ecologia e a limitare i consumi è all’ordine del giorno. Ma molto sta cambiando anche in termini di vivibilità della barca. Gli armatori chiedono imbarcazioni capaci di garantire comfort per lunghe navigazioni senza mai toccare un porto, dai volumi amplificati, con altezze interne come una casa, e poi palestre, uffici a bordo, ambienti luminosi, spiaggette poppiere e terrazze abbattibili per vivere la barca sempre più a contatto con il mare. C’è chi della capacità rassicurante degli yacht di accogliere e proteggere come a casa, e allo stesso tempo offrire una sensazione di libertà, ne ha fatto uno slogan: “Queste caratteristiche sono già presenti nei nostri yacht più grandi, ma potrebbero essere implementate anche su imbarcazioni di minori dimensioni”, ci ha confidato Stefano de Vivo, CCO di Ferretti Group. “Proprio su questo tema abbiamo incentrato la nostra ultima campagna #YourPrivateIsland che esplora la possibilità di realizzare qualcosa di nuovo all’insegna di meno limitazioni e più libertà”.

Come sarà la barca domani? C’è chi, come l’architetto Bernardo Zuccon, non crede che ci sarà una barca post Covid, ma pensa che i progettisti abbiano “La responsabilità di capire come migliorare la qualità della vita a bordo, trovando nuove soluzioni abitative”. Chi invece ritiene che la pandemia abbia cambiato le nostre abitudini e che le scelte degli armatori potranno mutare “Io la barca la vedo con il main deck dedicato solo all’uso diurno”, confida l’architetto Luca Dini, “dal design semplice e pulito con tanti spazi per vivere il più tempo possibile all’esterno”.

È davvero così l’oggetto che desideriamo di più. Ora più che mai.