Nel design contemporaneo, dimensione narrativa e dimensione funzionale si fondono in profondità, aprendo un inedito ventaglio di possibilità morfologiche per il progetto bespoke

L’oggetto moderno ha preso forma attraverso un laborioso processo di ridefinizione estetica volto a estirpare l’ornamento dalla struttura anatomica del prodotto per rispondere alle necessità ‘razionali’ dell’industria. In seguito, il postmoderno ha riposizionato il cuore del progetto sul versante dell’ornamento, accompagnandolo con una forte accentuazione della componente simbolica.

Definite così le due sponde fondamentali della cultura storica del progetto – l’oggetto moderno e razionale da un lato, l’oggetto postmoderno e ornato dall’altro – il design contemporaneo emerge nel momento in cui il progetto supera questa contrapposizione per orientarsi verso un nuovo approccio ‘narrativo’ in cui razionale e ornamentale, funzionale e simbolico si fondono non a posteriori, per decisione strategica, ma in origine, in profondità primigenia.

Nell’oggetto contemporaneo la dimensione funzionale e quella ornamentale nascono cioè insieme, a partire da uno stesso nucleo concettuale che si specifica in soluzioni native estetico-funzionali. Il design entra così nel XXI secolo, l’epoca della “liquefazione” della società che, allentate le vecchie rigidità di gusto, lascia spazio all’esplorazione idiosincrasica delle più estreme varianti narrative, disciolte nell’ondosa meteorologia delle ‘tendenze’.

Non a caso sono, questi, gli anni che hanno visto la progressiva crescita di importanza (e di mercato) dell’art design, genere che ha fatto del pezzo estremo, osato, irripetibile (come le Luminous Shapes di Stine Mikkelsen, sculture libero-materiche a cui solo in seguito è stata aggiunta una funzione), il proprio tratto distintivo.

Superata la contrapposizione fra modernità funzionale e postmodernità ornamentale, è superata anche la separazione dimensionale tra arredo e interior. "

In linea con questo approccio al prodotto, sempre meno industrial e sempre più artistico, l’elemento d’arredo tende ad affermarsi come presenza linguistica ‘forte’ in continuità diretta con la dimensione esperienziale dell’interior design: in altre parole, superata la contrapposizione fra modernità funzionale e postmodernità ornamentale, è superata anche la separazione dimensionale tra arredo e interior.

Diventa quindi centrale il ruolo dei progetti bespoke, proposte su misura (anche estreme) pensate per intercettare le fluttuanti necessità dell’utente liquido. Ciò comporta il superamento della fase tardo postmoderna in cui all’utente veniva proposto non un singolo prodotto ma un intero lifestyle (un ‘pacchetto’ di valori estetici debitamente orchestrati). Oggi, infatti, la propensione alla fluidità mantiene l’utente in uno stato di perenne definizione identitaria che lo spinge a costruire e decostruire ininterrottamente le sue personali ‘playlist’ di scelte estetiche, nella musica come nell’abbigliamento e nell’arredo.

Proprio il passaggio dal paradigma del lifestyle al paradigma della playlist spiega la grande fioritura di pezzi particolari, ‘strani’, potentemente evocativi, come lo specchio di Front per Swedese, poetica e inquietante bocca in verticale che immette, o risucchia, in un’altra dimensione.

Dimensione nella quale potrebbero vivere creature inspiegabili come i Pond Trivets di Ferm Living, o la lampada Heron di Bec Brittain per Mmairo. E a proposito di creature venute da un altro mondo, la lampada a parete Galon disegnata da Guillaume Delvigne si palesa in ambiente domestico come una presenza affascinante e perturbante, fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e gli incubi. Mentre lo sgabello Ribbon prodotto da Gentner Design, pur caratterizzato da un aspetto meno inquietante, non appare del tutto in linea con le categorie tipologiche ordinarie, suggerendo scorci prospettici malleabili e distorti.

Ché una volta aperto il vaso di Pandora del non-industrial design il paesaggio del progetto si popola di fenotipi alternativi, una festa di creatività genetica che ricorda, su scala domestica, la grande esplosione del Cambriano (l’epoca in cui, circa 540 milioni di anni fa, si sviluppò un’incredibile varietà di forme di vita, gran parte delle quali oggi estinte).

Oggi la propensione alla fluidità mantiene l’utente in uno stato di perenne definizione identitaria che lo spinge a costruire e decostruire ininterrottamente le sue personali ‘playlist’ di scelte estetiche, nella musica come nell’abbigliamento e nell’arredo. "

Questa grande proliferazione di oggetti inclassificabili preme per allargare dall’interno il campo delle opzioni accettabili nel nuovo mercato del design, in cui trovano spazio tanto soluzioni azzardate come il tavolino in lacca Urushi di Aldo Bakker per Carpenters Workshop Gallery, quanto gesti più leggeri e poetici come la lampada A Slant of Light di Germans Ermics per DiSé, brand italiano specializzato in progetti bespoke.

Anche il marchio Cyrcus concentra il proprio business su oggetti unici, realizzati in questo caso tramite digital fabrication, come la seduta e amplificatore passivo in marmo Play di Denis Santachiara, immaginato con grazia visionaria e scolpito con tecnologia CNC.