Il design moderno si è sviluppato in Europa attraverso lo sforzo, intellettuale prima che operazionale, di individuare un’estetica del progetto alternativa rispetto al decorativismo di derivazione artigianale, che fosse in linea con la nuova realtà industriale che si andava definendo.

Si è trattato di un processo lungo, travagliato, favorito dal fatto che, contemporaneamente, le arti visive si stavano emancipando dal vincolo dell’immagine quale modo unico di espressione, dando vita alle prime forme di arte astratta.

È stato in questi anni turbolenti dell’inizio del Novecento che la cultura europea ha imparato ad apprezzare i colori ortogonali congelati nei dipinti di un Mondrian e gli equilibri geometrici intercettati negli arredi di un Rietveld, prime manifestazioni di quel nuovo paradigma estetico ‘razionale’ che avrebbe aperto la strada al design moderno.

In modo diverso sono andate le cose in Oriente, dove l’assenza di una cesura netta tra astratto e figurativo ha lasciato che la ricerca estetica, nell’arte come nel design, perseguisse necessità diverse rispetto a quelle che hanno plasmato la cultura occidentale.

Emblematico, a questo proposito, è l’ideogramma, segno tipico della semiotica orientale il cui statuto non è riconducibile alle modalità grafiche europee, polarizzate tra la completa astrazione dei caratteri alfabetici, da un lato, e la totale iconicità delle immagini, dall’altro.

Ecco allora che la collezione di piccoli oggetti per la carta Timeless Bookmark, di EY-Products, pensati per interagire fisicamente con la flessibilità bidimensionale dei fogli, si caratterizza per un’estetica fortemente ‘ideogrammatica’, attestata in quella posizione felicemente in bilico tra astratto e figurativo su cui si infrangono le categorie occidentali.

Anche il tavolino Fan, disegnato da Frank Chou, a prima vista organizzato secondo i principi del più algido razionalismo, trasla immediatamente di lato per farsi immagine tridimensionale, quasi fosse stata elaborata con Photoshop.

Veri e propri ideogrammi materiali, gli oggetti dei nuovi designer cinesi appaiono quasi del tutto indifferenti alla separazione tra oggetto decorato e oggetto minimale che ha segnato così profondamente il design europeo, delineando percorsi di sottile eleganza e rarefatta poesia che trovano il loro punto di forza proprio nella disinvoltura con cui attraversano rubriche estetiche che da noi si escludono a vicenda, mentre qui si compenetrano l’un l’altra in modo naturale e poroso.

Secondo la prospettiva orientale, l’astrazione non nasce infatti rinnegando l’immagine. Al contrario, la figurazione traspare in filigrana dal volto piatto delle cose, sospinta dal respiro energetico (qi) che dà loro forma e, ciclicamente, gliela sottrae.

Parlare della relazione tra dimensione iconica e dimensione astratta vuol quindi dire parlare della relazione tra la presenza fenomenica di ciò che percepiamo e la sua assenza dal campo percettivo, che, pure, non può venire ‘spento’, e pertanto si riempie di vuoto come la mente nella meditazione.

Vuoto che non è fermo e inerte ma, appunto, vibra e respira, e il suo respiro e le sue vibrazioni sono le ‘figure’ che si manifestano in immagine. È sul filo di questa membrana tra presenza e assenza, essere e nulla, che si collocano oggetti riflessivi come Tangible Memory dello studio Yuue, cornice pensata per disciogliere la memoria nel tempo (l’immagine nell’astrazione) sfocando la foto fino al successivo tocco, che la richiamerà dall’oblio.

O, ancora, come Shadow Play, lampada in metallo e seta dove la dimensione figurativa sembra premere dal retro della superficie per entrare nel dominio del percepibile. Invero, la tipologia lampada, per antonomasia iscritta nella dialettica ‘taoista’ tra luce/ombra, è quella che più di tutte si presta a esprimere queste dolci palpitazioni fra manifestazione/oblio, friabili come brezza e leggere come sussurri.

Ecco allora che nelle lampade Ink-and-Wash di EY-Products, ispirate alla tradizionale pittura cinese a inchiostro e acqua (shuimòhuà), la presenza e l’assenza si scalzano e rincorrono circolarmente in un gioco di evocazioni e spiazzamenti tra il nulla da cui provengono le cose e lo stesso nulla a cui sono destinate. Fugaci apparizioni dell’essere come incrinature sulla superficie perfetta del nulla.

di Stefano Caggiano

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Ispirati alla tradizionale pittura cinese a inchiostro e acqua (shuimòhuà), gli elementi della serie Ink and Wash di EY-Products sono realizzati in ebano a partire da materiale riciclato, tramite lavorazioni a mano che rendono ogni pezzo unico. EY-Products è un brand cinese di design indipendente, fondato da Jerry Huang e Eva Zhou a Shenzhen.
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Segnalibri Mathematician di EY-Products. L’effetto ‘ideogrammatico’ che caratterizza l’estetica di questi oggetti li colloca a metà tra l’essere forme astratte puramente funzionali e segni grafici con carico ‘semantico’.
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Il tavolino Fan, disegnato da Frank Chou per FCDS, elimina tutti gli elementi decorativi, per mettere a nudo il senso estetico della struttura, ‘sbilanciata’ da un equilibrio non simmetrico della forma che lo avvicina a un esito quasi-figurativo.
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La cornice per foto Tangible Memory, realizzata dallo studio Yuue per il progetto “Good Medicine Tastes Bitter”, propone un’interpretazione della memoria e del tempo in cui la prima si discioglie nel secondo, sfocando l’immagine fino a quando il tocco dell’utente la richiama di nuovo alla nitidezza.
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La lampada Shadow Play, disegnata dallo studio Yuue per il progetto “Good Medicine Tastes Bitter”, sfrutta la luce per mettere in scena un suggestivo teatro dell’ombra domestico, in cui l’immagine figurativa traspare in filigrana dal corpo non figurativo dell’oggetto.
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La lampada da terra Balancer, di Yuue per Northern Lighting, in acciaio nero verniciato a polvere, combina luce, geometria e stile sviluppandosi lungo una struttura lineare che ricorda l’architettura di un ideogramma.
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Dello studio Yuue, lampada portatile Bento. L’accensione avviene tirando la fascia verso l’alto, grazie a un polo estensibile e a un paralume in silicone flessibile. La camera del cilindro permette la conservazione di piccoli oggetti.
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La lampada Ink and Wash di EY-Products, la cui estetica ‘taoista’ è segnata dal pieno e dal vuoto che si scalzano e rincorrono circolarmente.