“All’inaugurazione dell’edificio c’era anche un cammello vero…”, sorride Michael Christensen mentre ci racconta la nascita della Camel House.

Incontriamo l’architetto a Copenhagen, nel suo studio, aperto nel 2006 dopo 10 anni di attività (5 anni come partner e direttore creativo) presso una delle firme storiche del progetto danese, Henning Larsen Architects.

Il Soil Centre Copenhagen – ecco il  vero nome del nuovo building – si è guadagnato questo curioso soprannome a causa del suo particolare profilo che disegna due morbide ‘gobbe’ nella bellissima luce nordica.

Siamo a Nordhavnen, un’ampia area di sviluppo urbano a Nord di Copenhagen, destinata a diventare una città-modello per sostenibilità e scelte ecologiche. A partire proprio dalla ‘Camel House’, centro cui fa capo la bonifica di milioni di metri cubi di terra proveniente dai cantieri edili di Copenhagen e aree limitrofe per riusarlo in loco, rubando nuovo suolo al mare. Nel pieno rispetto dell’ambiente, naturalmente.

“Il sito è davvero speciale”, spiega Christensen, mostrandoci un’impressionate veduta dall’alto, “da un lato si apre un paesaggio quasi lunare percorso dai camion che trasportano verso il centro la terra che viene poi analizzata nei suoi laboratori, tramite campionatura; dall’altro, quasi per incanto, si materializza un’oasi verde, con un lago artificiale, le cui sponde ricordano spiagge caraibiche per colore e riflessi dell’acqua…senza contare la multiforme fauna che abita le sue rive (si tratta di un’area destinata a rimanere riserva naturale).

Sin dall’inizio“, continua il progettista, “abbiamo lavorato per integrare  l’edificio nel paesaggio: la scelta del Corten per rivestire le facciate rientra proprio in questo obiettivo: il colore-ruggine del materiale si sposa perfettamente con il contesto ambientale. Anche lo sviluppo a zig-zag dell’edifico segue l’andamento del terreno, mentre il suo profilo collinare ricorda la struttura morfologica del territorio danese, privo di alti rilievi. Ma la forma è anche funzionale al suo contenuto”, ci tiene a sottolineare Christensen, “cioè, si adatta cambiando sezione a seconda delle attività che si svolgono nelle aree interne (uffici, garage, depositi, laboratori)”.

La vera sfida del progetto è stata raggiungere elevati standard di risparmio energetico, un traguardo che  ha fatto inserire la Camel House nei 30 best ‘nordic sustainable buildings’, selezionati ogni anno da Nordic Built in collaborazione con il Ministero del Commercio e dell’Industria della Danimarca.

Parliamo infatti di un ‘Zero Energy Building’, come chiarisce Christensen: “Dal momento che ci troviamo in Danimarca e quindi dobbiamo affrontare temperature anche molto basse, l’edificio punta su un isolamento performante con  muri perimetrali spessi, pavimenti perfettamente  coibentati, perchè la massa termica permette di minimizzare l’abbassamento della temperatura.

Sul tetto pannelli solari combinati con celle fotovoltaiche, coprono il fabbisogno energetico dell’edificio, mentre la  disposizione di finestre e lucernari è studiata per massimizzare la quantità di luce durante il giorno: un incremento della luminosità diurna del 25/30% si traduce in risparmi considerevoli sul consumo energetico.

Si tratta, in definitiva, di innovare nel segno di una ‘sustainable mission‘. Perché l’architettura deve essere generosa, non deve mai togliere ma piuttosto scambiare, dialogare, arricchire. Sempre”.

Testo di Laura Ragazzola – Foto di Adam Møerk

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Una suggestiva immagine notturna del 'Soil Centre Copenhagen'' della società danese By&Havn: all'edificio fa capo la bonifica della terra proveniente dai cantieri edili attivi sul territorio circostante. L'edificio si affaccia su un'area verde, oasi naturale protetta.
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Una veduta dall'alto di Nordhavnen, la nuova area di sviluppo urbano a Nord di Copenhagen.
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Lo spazio degli uffici dove la luce gioca un ruolo fondamentale, grazie a tagli vetrati strategicamente ricavati sulle pareti.
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Un dettaglio della facciata, rivestita con lastre di corten.
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Lo schema che riassume le soluzioni costruttive e impiantistiche che rendono 'zero energy' l'edificio.