Così dopo aver raggiunto il top del museo con una scalinata (ma c’è anche un maxi ascensore panoramico vetrato) per godere dall’ampia terrazza lo straordinario panorama, i visitatori possono cominciare la loro ‘discesa’ verso le gallerie espositive e uscire, infine, a livello della quota stradale.
Persino il tetto, una copertura formata da travi in legno assemblate senza giunti metallici, sceglie un andamento ondulato alludendo di nuovo allo sci e al caratteristico movimento dello slalom, che disegna anche i percorsi museali interni delle sei gallerie. Legno anche per la griglia che avvolge su due lati il cubo di vetro, offrendo un’ulteriore chance per armonizzare l’edificio con lo scenografico contesto naturale delle Montagne Rocciose.
Ma il museo di Aspen non dimentica l’impegno umanitario del suo progettista, celebrandolo con una grande mostra che presenta le architetture temporanee create nei luoghi toccati da catastrofi naturali o dalle guerre negli ultimi vent’anni della sua attività. “Perché in situazioni estreme sentire una responsabilità verso la società può aiutare a creare progetti architettonici migliori”, ha concluso Shigeru Ban.
Laura Ragazzola



