A New Canaan, Connecticut, Craig Bassam e Scott Fellows restaurano due edifici anni ’50 di Philip Johnson. È l’occasione per applicare il loro approccio craftsman modern in una cornice architettonica d’eccezione e per mettere a confronto la loro interpretazione del moderno con quella del maestro americano

Un destino curioso, quello di Philip Johnson, il più eclettico tra i grandi architetti del Novecento, interprete versatile di tanti degli stili del secolo scorso. La storia sembra aver già definito una gerarchia chiara all’interno della sua opera. Sono sbiadite rapidamente nella memoria collettiva le immagini dei tramonti che si riflettevano e si saturavano nei curtain wall dei suoi grattacieli postmoderni, glorie degli anni 80 di Houston, Pittsburgh, Atlanta. È sempre più celebrata, invece, la sua stagione modernista, di cui la Glass House (1949) di New Canaan, Connecticut, è l’episodio più conosciuto. Liberamente ispirato alla Farnsworth House di Ludwig Mies van der Rohe, il progetto testimonia tanto dell’interesse di Johnson per il Movimento Moderno, soprattutto europeo, quanto della sua capacità di rileggere, ripensare e ‘tradire’ i modelli forniti dai suoi maestri.


Scott Fellows e Craig Bassam
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L'architetto Craig Bassam e il direttore creativo Scott Fellows hanno creato un vero e proprio brand di lifestyle integrato nato dalla loro sensibilità estetica condivisa, che comprende progetti architettonici, d'interior design, mobili, oggetti di lifestyle e accessori personali. L'estetica pionieristica "craftsman modern" di BassamFellows, che coniuga canoni architettonici e filosofia minimal-artigianale, risale al lancio dell'iconico BassamFellows Tractor Stool al Salone del Mobile di Milano del 2003. Sin dalle sue origini, l'azienda si è concentrata sulla costruzione di relazioni con alcuni dei principali artigiani del mondo, dando vita a collaborazioni innovative e intelligenti attraverso i settori dell'architettura e del design.

Nel corso dell’ultimo decennio, Craig Bassam e Scott Fellows hanno dato un contributo decisivo alla riscoperta e alla salvaguardia del Johnson modernista. Rispettivamente chief designer e creative director del brand BassamFellows, i due hanno restaurato e rimesso in funzione prima la Hodgson House (1951), che è oggi la loro abitazione, e poi lo Schlumberger Research Center Administration Building (1952), dove hanno stabilito l’headquarters del marchio. Meno conosciute della casa di vetro, entrambe le costruzioni sorgono nello stesso sobborgo tranquillo e benestante, verdeggiante angolo di New England non troppo distante da New York.

L’abitazione è composta da due corpi di fabbrica connessi da un breve passaggio vetrato, mentre gli uffici si organizzano in un singolo blocco compatto. Al di là di queste specificità, e malgrado la diversa funzione, i due edifici hanno molte caratteristiche in comune. Tra tutte, la scelta dei materiali, come i mattoni grigi e l’acciaio a vista di alcuni elementi strutturali, e soprattutto la complessiva trasparenza. Non sono ‘glass box’ propriamente dette, ma si lasciano attraversare abbondantemente dalla luce naturale e dal paesaggio addomesticato che li circonda. In entrambi i casi, per esempio, gli spazi interni si organizzano attorno a un patio interamente vetrato, mentre sequenze regolari di lucernari garantiscono un’illuminazione zenitale diffusa.

Nello Schlumberger Building anche l’involucro esterno è risolto con un serramento pressoché continuo; al contrario, solidi paramenti in mattoni proteggono la privacy degli abitanti della Hodgson House. L’intervento di Bassam e Fellows ha comportato in primo luogo la conservazione filologica dei due edifici, impostata a partire dai disegni originali di Johnson, conservati alla Avery Architectural and Fine Arts Library della Columbia University di New York. Il progetto per lo Schlumberger Building, premiato anche dal Docomomo, ha ridefinito alcune soglie interne, ma senza stravolgimenti. La configurazione originaria ibrida, a cavallo tra l’open space completo e una più tradizionale sequenza di stanze chiuse, si è rivelata complessivamente adeguata alle esigenze di uno spazio di lavoro contemporaneo.

Agiamo come classici modernisti, producendo ambienti completi nei quali architettura, interior design e arredi coesistono, rappresentando un’unica esperienza integrata."

L’elemento di maggior interesse dei due interventi, però, è indubbiamente il confronto tra due interpretazioni del moderno: da un lato l’architettura di Johnson, preservata nei suoi connotati fondamentali, dall’altro il progetto d’interni e gli oggetti di BassamFellows. Fin dal lancio del marchio, al Salone del Mobile di Milano del 2003, Bassam e Fellows hanno espresso apertamente la loro volontà d’inserirsi nel solco della tradizione moderna, nel senso lato del termine. Non a caso, “craftsman modern” è l’espressione che utilizzano da allora per definire il proprio approccio al product design, ben esemplificato dal primo dei loro arredi iconici, il Tractor Stool.

Lo sgabello è una sintesi convincente dell’immaginario di riferimento dei suoi creatori, che è quello di un modernismo impuro, artigianale, con forti accenti primitivisti e brutalisti. È il primo esemplare di una lunga genealogia di arredi dal “sensuale minimalismo” (nelle parole del duo), robusti manufatti di materia scolpita, che “rappresentano la risposta in termini artistici e il rifiuto all’approccio consumistico usa e getta verso la natura”. Lo sgabello Cluster, disegnato originariamente per la Starbucks Reserve Roastery di Manhattan nel 2018, e la sedia Brutus, presentata nel 2020, sono i risultati più recenti di questo percorso di ricerca.

L’abitazione è composta da due corpi di fabbrica connessi da un breve passaggio vetrato, mentre gli uffici si organizzano in un singolo blocco compatto."

Spostandosi dalla scala del prodotto a quella dello spazio costruito, poi, Bassam e Fellows dichiarano di agire come “un classico modernista, producendo ambienti completi nei quali architettura, interior design e arredi coesistono, rappresentando un’unica esperienza integrata”. Dopo anni di collaborazioni prestigiose, con architetti del calibro di Marcio Kogan, Rem Koolhaas, Vincent Van Duysen e Jean-Michel Wilmotte, i padiglioni di Johnson sono un nuovo terreno di prova, un luogo veramente d’eccezione dove dimostrare la validità di questa visione. Inquadrati negli interni di New Canaan, concepiti quasi settant’anni fa e spogliati delle alterazioni subite nel tempo, gli arredi contemporanei di BassamFellows si trovano immediatamente ambientati.

Affiancati a mobili vintage e a qualche pezzo dello stesso Johnson, compongono un insieme armonico, dove il fattore cronologico perde d’importanza. Non fosse per il colore, un occhio distratto potrebbe confondere le fotografie contemporanee con quelle d’epoca del leggendario Ezra Stoller. Le ricerche sul moderno di Johnson e di BassamFellows si combinano nella Hodgson House e nello Schlumberger Building ristrutturati, le loro poetiche risuonano e si esaltano a vicenda. La riuscita dei due progetti risiede proprio nella costruzione di questo dialogo, nella messinscena di questo avvicinamento rispettoso tra progettisti, che qui si rivelano distanti solo nel tempo.

Progetto di Craig Bassam e Scott Fellows / BassamFellows - Foto di Mark Seelen /Studio Marc Heldens (Hodgson House), Michael Biondo (Schlumberger Building /headquarter)