Un dialogo tra presente e passato, nel rispetto del genius loci. Silvio Pinto, nipote del maestro di stile Piero Pinto, ci racconta la sua casa di Castell’Arquato

Castell’Arquato, uno dei borghi più affascinanti e intatti d’Italia, è adagiato sulle colline piacentine, circondato da campi di grano e vigneti e da boschi che creano la macchia pre-appenninica della Val d’Arda. Un luogo unico, che Silvio Pinto ha scelto come buen retiro per sé e la sua famiglia. La costruzione ha una struttura importante, che Pinto (nipote del famoso interior decorator Piero Pinto) ha restaurato di recente con cura e passione, salvaguardando il preesistente ma riattualizzandolo per le sue necessità. Un’oasi di relax, per lui e sua moglie Susanna Avesani, una casa allargata, per ospitare figli e nipoti, uno spazio conviviale, per accogliere gli amici in indoor e outdoor; ma soprattutto un luogo del cuore, con un giardino (ma anche bosco e frutteto) di rara suggestione.


Piero Pinto
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Piero Pinto è stato uno dei più famosi e ricercati designer italiani; ha lavorato a Milano dal 1958. Come designer e decoratore d’interni ha sempre creato linee pulite e spazi eleganti ovunque nel mondo. Tra le sue realizzazioni private più importanti troviamo la villa e appartamento per Mariuccia Mandelli Pinto; la villa per Angelo Rizzoli a Roma; il castello Golf Club e Club House per Laura Biagiotti a Roma; il monastero a Izmir in Turchia. Tra le boutiques: Krizia, Galtrucco, Genny, Missoni, T&J Vestor, Coin a Venezia, Martha International Boutique a New York, Laura Biagiotti a Milano Roma New York e Venezia. Nel settore del contract e delle realizzazioni pubbliche: il Casinò di Nairobi in Kenya, il Clubino a Milano, la ristrutturazione e l'interior design dell'hotel Royal a Courmayeur, il design degli interni del ristorante El Toula a Pechino, Toronto, New York e Milano.

Ci racconta la storia di questa casa?

La parte più antica risale al ’600. Nella zona alta c’era il fienile, mentre il piano terra veniva usato come ‘stallino’ per gli animali: la colonna della cucina ne è una testimonianza. Con la prima ristrutturazione, realizzata oltre trent’anni fa dai precedenti proprietari, questa costruzione è stata accorpata a un’altra, che sembra essere più nobile, forse dei primi dell’800, con le finestre ad arco, le bifore, le pietre squadrate e gli architravi ad arco. Con la mia supervisione, la recente ristrutturazione è stata eseguita nel pieno rispetto dell’identità storica degli edifici, mantenendo l’antico fascino della pietra lavorata a mano.

Perché ha scelto come buen retiro il borgo di Castell’Arquato?

Mia moglie Susanna e io già conoscevamo Castell’Arquato per via di amici che vengono qui da generazioni e con i quali spesso abbiamo visitato il Borgo. Tuttavia solo il giorno in cui abbiamo visto la proprietà che poi avremmo comprato, ce ne siamo innamorati. Era un freddo pomeriggio d’inverno, non un’anima viva in giro, ma l’atmosfera ferma nel tempo ci ha stregati e la casa di pietra ha fatto il resto.

Come è intervenuto sul preesistente? Si è avvalso della collaborazione di un progettista?

I lavori sono stati impegnativi per la mia volontà di preservare il più possibile le origini dell’edificio, dunque rispetto totale dei materiali, che sono stati accuratamente mantenuti. La pietra, le travi in legno sono tutti originali. Per ottenere questo mi ha assistito l’architetto Massimo Trabucchi, profondo conoscitore del territorio e della costruzione stessa per via di precedenti interventi. Abbiamo poi selezionato e messo assieme oltre quaranta persone tra artigiani, falegnami, maestri della pietra, ebanisti, fabbri e tecnici, tutti della zona e davvero appassionati del loro mestiere: il risultato è stato entusiasmante.

Il giardino è stato creato sulla base di un parco esistente già ben strutturato da piante di alto fusto, ma mancava la zona di collegamento tra la casa, l’area della piscina e il bosco intorno, e questo è quello che ho fatto: ho armonizzato l’insieme."

Quali sono state le criticità incontrate nel restaurare e ‘aggiornare’ una casa antica, e di che cosa si ritiene particolarmente soddisfatto?

La preoccupazione maggiore è stata quella di riuscire a ottenere una casa confortevole per la nostra numerosa famiglia, introducendo tutti i migliori standard e impianti moderni senza essere invasivi. Devo dire che l’esito è stato di ottimo livello: aria condizionata, WiFi e tv satellitare in ogni piano, in aggiunta a un impianto di acqua calda e riscaldamento automatizzato di ultima generazione. C’è tutto, ma non si nota. La più grande soddisfazione è stata quella aver eliminato una scala nella zona living senza che sia restata traccia dell’intervento: abbiamo tolto ogni singola pietra, riposizionandola poi esattamente al suo posto!

Il giardino ha un valore speciale e ci risulta che lei abbia seguito il progetto in prima persona.

Il giardino è stato creato sulla base di un parco esistente già ben strutturato da piante di alto fusto, ma mancava la zona di collegamento tra la casa, l’area della piscina e il bosco intorno, e questo è quello che ho fatto: ho armonizzato l’insieme. Naturalmente, come in ogni giardino che si rispetti, occorre intervenire continuamente, anno dopo anno. Una cosa di cui sono molto orgoglioso è il belvedere, una piattaforma tutta in legno immersa nel verde del bosco dalla quale si può ammirare un meraviglioso scorcio del Borgo. L’ispirazione è frutto dei tanti viaggi a Bali che mia moglie Susanna mi ha fatto scoprire e dove queste costruzioni ecosostenibili sono molto usate.

La ristrutturazione è stata eseguita nel pieno rispetto dell’identità storica degli edifici, mantenendo l’antico fascino della pietra lavorata a mano."

Nipote del grande maestro Piero Pinto: cosa ricorda in particolare di lui e quale lezione le è stata utile per il progetto della casa di Castell’Arquato?

Mio zio Piero Pinto è stato un grande riferimento nella vita, una persona davvero speciale che mi ha permesso di apprendere i segreti della ristrutturazione e della decorazione d’interni. Un vero maestro di interior decoration capace di trasformare gli ambienti, anche i più semplici, recuperando angoli segreti con grande gusto e raffinatezza. Ho avuto la fortuna di lavorare assieme a lui durante i miei primi anni di università alla Bocconi e ho imparato l’arte di cogliere quello che altri non vedono, “la visione di come può essere trasformata una casa, un ambiente”, ed è quello che ho fatto qui a Castell’Arquato.

 Progetto di Silvio Pinto con Massimo Trabucchi - Foto di Maurizio Barberis