Progetto di 
Matteo Thun & Partners
Testo di Matteo Vercelloni

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”.

Così Henry David Thoreau motiva il suo ritorno alla natura nel Walden: or Life in the Woods (1854). La sua famosa casetta di legno, costruita sulla sponda del lago così come potrebbe disegnarla un bambino, diventa per la cultura occidentale il simbolo e l’archetipo dell’abitare all’interno dell’invenzione di un nuovo paesaggio e di un’ideologia ‘verde’ fondata sull’epicità del quotidiano. 
Thoreau propone in modo implicito un modello di società agricola e arcaica quasi ‘astorica’, in grado poi di instaurare con la natura un rapporto di osmosi, di ascolto e di apprendimento dal paesaggio. È l’opposto di Robinson Crusoe che intorno a sé ricostruisce un microcosmo difensivo che ripete gerarchie e regole della società da cui proviene. Così se la capanna di Crusoe è metafora di una privata fortezza in cui rifugiarsi escludendo la vita esterna, quella di Thoreau si apre alla natura, partecipando ai suoi processi, al ritmo delle stagioni, cercando di svelarne i segreti tesi verso la definizione dei principi di riferimento per una società dell’essenziale da contrapporre alla civiltà dello spreco e dell’apparenza. Sono temi questi che percorrono la cultura paesaggistica occidentale sino a giorni nostri e che in questi ultimi progetti di ‘piccole case’ nella natura Matteo Thun sembra rivisitare con segno gentile, ridisegnando le forme elementari ed essenziali della casa dell’uomo (la costruzione di pietra con tetto a falda, la casa a patio, la dimora di legno) nel tentativo di codificare un’architettura botanica dove instaurare “un vero e proprio dialogo con il paesaggio culturale che crea punti di incontro sinergici, [dove] la natura diventa parte integrante del progetto, diventa orto, partizione, o molto altro ancora”. Nella valle della Mosella, all’interno dell’azienda vinicola Longen venti piccole case di pietra dalla figura essenziale e dagli spazi ridotti alla funzionalità di un calibrato comfort sono distribuite nel frutteto. Ogni unità abitabile rivestita di ardesia con pavimento ligneo è corredata da un piccolo giardino collegato all’interno tramite una terrazza che utilizza la stessa essenza impiegata nella stanza sottolineando il rapporto complementare tra giardino/paesaggio e ambiente coperto. L’ospite può scegliere tra il giardino ombreggiato, il giardino del contadino, quello della frutta e il giardino delle rose, fruendo dei prodotti e dei profumi in stretta relazione allo spazio privato, occupato per la vacanza. Al camping Marina di Venezia, nella pineta del Lido, il tipo della casa a patio, ripetuto per trentadue unità, ha permesso di ottimizzare il rapporto tra spazi della piccola casa per vacanze e la posizione preesistente dei pini marittimi, che hanno indicato la disposizione planimetrica delle nuove piccole case di legno, nuovo modello per strutture ricettive di questo tipo. La nuova piccola città nel verde, scandita dalle essenziali geometrie dei moduli abitativi giocati sulla contrapposizione di due spazi e corte alberata centrale, si presenta come una sequenza di blocchi lignei in grado di garantire la necessaria privacy degli ospiti senza trascurare il disegno complessivo dell’insediamento e il rapporto olistico e sostenibile dell’architettura che per Matteo Thun deve tendere al rispetto delle “3 Zero”: zero chilometri per impiego e fornitura dei materiali da costruzione, zero CO2 di emissione, zero rifiuti in considerazione dell’intero ciclo di vita dell’edificio.