Il passato come ricerca di appartenenza
Può tutto questo spiegare il nostro amore per tutto ciò che è vintage?
Sì, perché la nostalgia ci fa sentire più vicini agli altri, soddisfa il bisogno di appartenenza, aiuta a trovare un significato alla vita. Per chi propende alla nostalgia, l’acquisto di oggetti legati al passato – specialmente quelli entrati a far parte dell’immaginario collettivo – è una strategia concreta per appagare questi bisogni.
La probabilità di effettuare acquisti vintage è maggiore quanto più la persona bisognosa di compagnia, sicurezza, appoggi e connessioni. Gli oggetti provenienti dal passato – o che ne riprendono forme, colori, sapori – fortificano la propria identità e l’immagine di Sé: sono un rimedio con cui accedere transitoriamente ad altre possibilità, a una vita migliore, diversa.
Una sedia degli anni Cinquanta non basta ovviamente a riorganizzare in modo maturo una personalità o a sviluppare una sensazione di profondo radicamento. Ma l’acquisto può illudere di aver impresso una modifica all’esistenza e di averlo fatto in modo sicuro, puntiforme, controllabile, inglobando isole di passato. Un cambiamento a rischio zero, dentro la comfort zone: gli oggetti fissati nel tempo, vecchi ma diversi dal presente, familiari ma estranei, nutrono il Sé ideale e sostengono l’identità, danno la sensazione di essere completi, arricchiscono.