La sfida numero uno di Assarredo si chiama sostenibilità. E il modo per vincerla – e portare l’Italia dall’ottima posizione in cui è oggi a una di preminenza globale in tema di produzione green – passa attraverso la coralità e il fare insieme

* Maria Porro, presidente di Assarredo

 

In tema di sostenibilità e spinta verso un’economia circolare, l’Italia dell’arredo fa scuola. A dirlo non siamo noi, che in quanto Assarredo rappresentiamo quel mondo, ma l’Università di Oxford in una ricerca sviluppata con la Smith School of Enterprise and the Environment.

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Le due autorevoli fonti collocano infatti il nostro Paese al secondo posto fra quelli in grado di esportare “i prodotti più verdi e complessi avendo una capacità di produzione green altamente avanzata”. Ma è sulla potenzialità che l’Italia dà il meglio di sé: secondo questo studio, infatti, mettere a frutto quello che già sappiamo fare ci porterà a diventare un player competitivo e indiscusso a livello globale per quanto riguarda una produzione sostenibile e tecnologicamente avanzata.

Non è poco. Ma non è nemmeno una constatazione di allori su cui sedersi. Al contrario, come presidente di Assarredo vedo tutto questo come una grande responsabilità.

Perché per trasformare la potenza in atto serve uno sforzo coordinato: condividere obiettivi, forze e competenze, muovendosi all’unisono verso un obiettivo comune.

È in questa direzione che l’Associazione si sta muovendo in collaborazione con Fondazione Symbola: per produrre un Manifesto condiviso, basato su una fotografia obiettiva dello status quo del Paese in tema di sostenibilità. Lo scopo è definire obiettivi misurabili e raggiungibili che permettano all’arredo made in Italy, da qui a 5 anni, di non essere solo in potenza al primo livello internazionale in tema di sostenibilità ma di esserci di fatto.

Il survey iniziale, che ci sta permettendo di capire esattamente cosa c’è già, come e perché è stato fatto, quali sono le forze in gioco e quali potrebbero esserlo con un piccolo o grande aiuto, ha coinvolto 1.242 aziende. Non solo Assarredo quindi, ma anche tante imprese di FederlegnoArredo, perché come sappiamo la circolarità non funziona se non coinvolge l’intera filiera. La sfida è infatti la gestione ragionata e realistica della complessità.

La realtà che abbiamo osservato è molto vivace, piena di iniziative lodevoli ma isolate. Comprendere le best practise ci servirà per capire quali hanno bisogno di essere supportate dal sistema, quali possono essere scalate, quali hanno una ricaduta importante su altre realtà. Lavorando in squadra sarà possibile intercettare i finanziamenti italiani ed europei a supporto di aziende che hanno bisogno di un avanzamento immediato e corposo rispetto a quelle che si sono già mosse.

La buona notizia è che la durabilità – conseguenza della qualità della nostra produzione – è ora riconosciuta a livello globale come una variabile di importanza fondamentale in tema di sostenibilità ambientale. Mentre il nostro procedere, da sempre, con una filiera corta e posizionata per lo più nel territorio nazionale è una garanzia sul rispetto delle ferree normative europee in tema di condizioni di lavoro, emissioni e trattamento dei rifiuti.

Questa sostenibilità ambientale e sociale è, sempre di più, la base su cui costruire anche una sostenibilità economica, e le imprese lo sanno. Non è un caso che, negli ultimi 4 anni, il 31% delle aziende di FederlegnoArredo abbiano fatto cospicui eco-investimenti. Sono queste, le imprese più dinamiche e allo stesso tempo le più competitive. Il nostro scopo, come Associazione, è ora aiutare le altre, portarle a regime in questa trasformazione che tutti vogliono, senza però spesso sapere come muoversi.

In questa sfida possiamo anche far leva sull’aiuto che ci viene dalle nuove tecnologie: per tracciare la materia prima lungo tutto il suo ciclo di vita, per ottimizzare i processi produttivi, il riuso e la riduzione degli sprechi.

Ma se da un lato una maggiore digitalizzazione dei processi è certamente auspicabile, dall’altro rimane centrale nel nostro saper fare sostenibile’ quella dimensione di expertise e di heritage che ha reso il nostro comparto arredo grande nel mondo.

Riuscire a bilanciare queste due dimensioni è il filo rosso che dovrà sottendere ogni sviluppo a venire per il sistema design del made in Italy.

 

 

In apertura e nel testo, foto di Olivo Barbieri, Ferrari's Factory, da Work in progress, 2003. Dalla collezione Linea di Confine, Rubiera.