Per una manifattura abituata all’ascolto, annullare viaggi di lavoro, incontri di persona, fiere di settore non è cosa facile. Interrompe il dialogo con la domanda e, più in generale, con una filiera vasta e frammentata. L’unico rimedio a disposizione è una rapida migrazione verso soluzioni digitali su cui la gran parte degli operatori italiani ha investito poco e che ha esplorato solo in parte. Dopo anni di investimenti per ammodernare processi produttivi e logistica in versione 4.0, la priorità si sposta sugli strumenti per gestire la relazione con la distribuzione e, soprattutto, con il cliente finale.
Chi ha investito in questa direzione ha scoperto che è possibile mobilitare la propria forza vendita in videoconferenza, coinvolgere a distanza designer e consulenti internazionali fino a sottoporre ai potenziali utenti un progetto di interni condividendo piante e render via web. Lisa White, voce autorevole dell’agenzia WGSN, ha definito digital craftsmanship questa capacità di proporre sul web e sui social network prodotti virtuali su misura, per tradurli in analogico su richiesta esplicita del cliente.
Si progetta in digitale, si comunica in rete, si produce solo se il cliente acquista, ovviamente on line. Investimenti in comunicazione digitale da parte delle imprese hanno bisogno di una sponda sul fronte delle piattaforme. Anche un sistema produttivo che persegue con determinazione varietà e personalizzazione ha bisogno di momenti di incontro e di confronto per identificare tendenze generali e intercettare l’evoluzione del gusto. Il Salone del Mobile e il FuoriSalone (con tutta la visibilità editoriale che queste due manifestazioni sono in grado di innescare) hanno costituito in questi anni un vero e proprio antidoto alla frammentazione del sistema casa, incrociando le persone e i percorsi di una ampia comunità professionale.