Oltre alle ‘Opere al telefono’ ispirate alle fiabe di Gianni Rodari, Fondazione Palazzo Magnani, in attesa di riaprire gli spazi espositivi, propone ‘Faccia a Faccia’, la nuova iniziativa che permette di vivere un’esperienza – a distanza ma diretta e ‘attiva’ – a tu per tu con un’opera d’arte. Protagonista di questo progetto di comunicazione digitale ma dai rimandi fisici e analogici, la staged photography, che potenzia le qualità immaginifiche e quindi narrative (appunto) della fotografia

In questo anno così complicato, le nuove tecnologie sono state fondamentali per lavorare, studiare e anche comunicare. Vero. È opinione comune che sia stata l'accelerazione di una tendenza già in atto. Altrettanto vero. Quella che si registra ora è una virata verso una narrazione, gioco-forza ancora a distanza, ma dai rimandi fisici e dalle suggestioni analogiche

 

Leggi qui perchè la casa del presente digitale somiglia alla casa del passato analogico

Come la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia che in attesa di riaprire i suoi spazi espositivi e accogliere il pubblico in piena sicurezza, continua a inventare nuove attività che utilizzano inaspettati media dal sapore vintage ma dal linguaggio fresco e diretto. Propone infatti un nuovo calendario di appuntamenti – digitali, a distanza, ma dal coinvolgimento attivo e analogico – per raccontare la mostra True Fictions, Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi che è stata prorogata fino al 28 marzo 2021.

Dalle indimenticabili Favole al telefono di Gianni Rodari a un Faccia a Faccia (su Zoom ma individuale), protagonista di questo articolato progetto che coniuga arte e storytelling, digitale e analogico, la staged photography, che potenzia le qualità immaginifiche e quindi narrative (appunto) della fotografia.

Dopo il successo della prima edizione, torna, con un nuovo catalogo di fotografie selezionate tra quelle in mostra, Opere al Telefono, il progetto gratuito che, sulla scia delle fiabe che Gianni Rodari raccontava al telefono alla figlia lontana, dà la possibilità ai visitatori di entrare nell’opera’. Chiamando al numero 0522/444446 si può infatti chiacchierare con uno degli esperti della Fondazione che risponde a dubbi e curiosità relativi all'opera scelta. 

Ma non è tutto. Palazzo Magnani rilancia proponendo nuove modalità di apprendimento basate sull'interazione: un'interazione personale, dai rimandi fisici. Dal 23 gennaio, ogni sabato, con le Visite virtuali, si può passeggiare tra le più di 100 opere che compongono il percorso della mostra, guidati dallo staff della Fondazione. Ma soprattutto, dal 28 gennaio, per due giovedì al mese, l'iniziativa Faccia a Faccia permette di vivere un’esperienza speciale, a tu per tu con un’opera d’arte. Ogni visitatore diventa parte attiva della visita: ha l’occasione di prendersi del tempo per sé, entrare – davvero – in relazione con l’opera fotografica scelta e scoprirla dal proprio punto di vista.

Tutte le iniziative proposte sono pensate appositamente per far conoscere, da vicino’, in attesa di farlo in presenza, la mostra Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi, dedicata al fenomeno della staged photography. Una tendenza, quella della fotografia allestita/messa in scena’, che, a partire dagli anni Ottanta, ha innovato profondamente il linguaggio stilistico, potenziando le qualità narrative e illusionistiche della fotografia.

Prodotta da Fotografia Europea, l'esposizione presenta il lato più immaginifico della fotografia attraverso le invenzioni di alcuni tra i maggiori autori degli ultimi trent’anni e le sperimentazioni nate dall’avvento della tecnologia digitale.

La staged photography ha cambiato radicalmente il nostro approccio alla fotografia: da mezzo destinato principalmente a documentare la realtà, è diventato il mezzo privilegiato per inventare realtà parallele, menzogne credibili, mondi fantastici” spiega Walter Guadagnini, curatore della mostra. È stato una rivelazione e una rivoluzione negli anni Ottanta – dal quale sono emersi alcuni dei protagonisti assoluti dell'arte e della fotografia come Jeff Wall, Cindy Sherman, Sandy Skoglund, Joan Fontcuberta – è diventato un vero e proprio genere negli anni Duemila, quando Photoshop e l'elaborazione digitale hanno trasformato la natura della fotografia. Sono state però poche le mostre nel mondo, e nessuna in Italia, così abbiano provato a definire criticamente un campo così vasto. Questa mostra, dunque, raccoglie opere straordinariamente affascinanti, inquietanti e divertenti, che parlano di noi fingendo di parlare d'altro, ed è anche un'occasione di studio per inquadrare storicamente questo fenomeno.

Con il desiderio di ampliare lo spazio dedicato ai giovani talenti e al contempo approfondire il tema della narrazione fantastica, è stata prorogata fino al 28 marzo 2021 anche la mostra Atlanti, ritratti e altre storie6 giovani fotografi europei, la collettiva che raccoglie le personali dei tre vincitori dell’open call lanciata da Fotografia Europea 2020, a cui sono stati aggiunti tre progetti selezionati dalla giuria.

Tra gli artisti in mostra, Alessandra Baldoni presenta Atlas, una mappa di analogie per immagini in dittici e trittici.

 

In apertura, Sandy Skoglund, Fox Games, 1989, Ph. Courtesy Paci contemporary gallery.