Già. Oggi la domanda di condivisione, inclusione, integrazione, uguaglianza, sostenibilità e di sicurezza sanitaria, nel modo di vivere le nostre case e città, lavorare, relazionarci e viaggiare, è diventata ancora più urgente. Quel quesito antico e recente, al quale da Aristotele in poi ogni generazione ha cercato risposte differenti, impegnerà ancora più a fondo gli architetti del nostro tempo tecnologico, provenienti da tutto il mondo, a trovare soluzioni adeguate in tema di spazi nei quali vivere generosamente insieme. D'altronde è risaputo che esistono molti tipi di città, geografie climatiche e ambientali e scale territoriali, macro e micro, metropoli e borghi, con cui si relazionano esseri umani, single e nuove famiglie, la comunità nella sua accezione più ampia. Sono moltitudini. Non tutte coltivano pratiche virtuose di resilienza, di rigenerazione e di superamento di fratture interne. In molte aree del mondo sono in corso fenomeni di grande cambiamento che necessitano di radicali revisioni delle condizioni abitative, per correggere storture e valorizzare risorse. Una macchina da resettare, da cima a fondo, insomma.