“Le mie immagini - come il mio sguardo - cercano di essere sempre interrogative, mai affermative, volutamente semplici, facili, e preferibilmente gradevoli dal punto di vista estetico. Le inquadrature sul vetro smerigliato erano un continuo andare e venire tra gli spazi, i luoghi vuoti, metafisici, geometrici e il paesaggio circostante. Tra il paesaggio, il profilo dei monti generati dal caos primordiale e l’architettura del Forte, generata invece dall’uomo e dal suo sguardo razionale e funzionale, dalle linee rette, ortogonali, così distanti da tutto ciò che le circonda; due armonie così differenti e così antitetiche, fatte però della stessa materia”, spiega Roselli.
La mostra è ospitata nell’ultima nata tra le sedi museali, l’Opera Ferdinando, quella che accoglie il Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere e che maggiormente conserva manufatti murari originali e permette una lettura degli interventi eseguiti, come ad esempio nel taglio delle solette o nel recupero degli intonaci.