Un’architettura che si lascia scoprire attraverso i dettagli
di Mariana Jaramillo

Il lucernario, uno dei cardini del progetto – Foto di Dominic Dudley
Iniziato nel 2003 dall’architetto colombiano Rogelio Salmona, e ripreso subito dopo la sua morte dalla moglie, anche lei architetto, María Elvira Madriñán tramite la Rogelio Salmona Foundation, il Rogelio Salmona Cultural Center dell’Università di Caldas, situato a Manizales, è un esempio di come un’architettura possa diventare una forma di espressione culturale e avere la capacità di promuovere l’integrazione sociale, grazie alla sua composizione e al suo linguaggio.
Questo è il progetto culturale più importante nella regione centrale della Colombia; comprende un auditorium, una biblioteca, un centro scientifico, un conservatorio, una caffetteria e altri spazi, tutti disegnati per arricchire la vita universitaria e la vita sociale di Manizales.
Il progetto ruota intorno a un patio centrale, da cui si snodano tutti gli spazi circostanti, sia da un punto di vista fisico sia visuale; allo stesso tempo il patio rafforza il rapporto con la città e il suo territorio.
Per Rogelio l’architettura non era solo una rappresentazione tecnica ed estetica, ma anche una ricerca, tramite cui reinventava le stesse sue composizioni, grazie all’uso di materiali, luci e acqua, oltre che attraverso forme geometriche, creando progetti che erano scoperte emotive e esperienze sensoriali.
Senza dubbio María Elvira ebbe una grossa responsabilità nel riprendere questo progetto, rispettarne i principi e al tempo stesso far sì che rispecchiasse il proprio obiettivo e la propria poesia.

Facciata del Caldas Cultural Center – Foto di Carlos Naranjo
Altra caratteristica fondamentale di questo progetto è aver utilizzato materiali che non erano autoctoni e nemmeno molto utilizzati a Manizales; a tal fine sono state compiute moltissime ricerche cercando a tutti i costi colori e tonalità speciali. E la sfida non si limitò a questo. Fu infatti necessario insegnare ai costruttori locali tutte le tecniche affinchè trattassero e utilizzassero in modo adeguato i materiali per ottenere il risultato desiderato: una pelle fatta di mattoni e cemento che trasmette tramite la sua texture e il suo aspetto ritmi differenti.

La Biblioteca del Centro – Foto by Maria Elvira Madriñan
“E così, con il cemento e il mattone, l’architettura diventa una scoperta, un’esperienza, un percorso, dove i dintorni , la geografia, le trasparenze, tutto è creato per amore dell’architettura stessa. E’ l’architettura che ci dà l’occasione di costruire un linguaggio fatto di spazi, di paesaggi, di acqua e di tempo, costruito mattone dopo mattone. Così, quando guardo il lavoro finito, oso dire che l’architettura non è solo un luogo in cui passeggiare, da contemplare, da godere, ma anche un luogo da leggere, come se fosse una poesia scritta sui propri muri” spiega María Elvira.