Inaugura il 1° dicembre il nuovo distretto di rigenerazione urbana a Venezia Mestre

Verrà inaugurato il 1° dicembre 2018 M9, il nuovo distretto di rigenerazione urbana a Venezia Mestre, che affianca al Museo multimediale del ’900 innovazione culturale e tecnologica, retail, intrattenimento e servizi.

Ispirato a esperienze internazionali, M9 propone un format innovativo che coniuga cultura multimediale, architettura sostenibile, tecnologia, servizi per i cittadini e forme innovative di commercio per generare occupazione, crescita e benessere per la collettività.

Si tratta del progetto più importante della Fondazione di Venezia, che ha investito 110 milioni di euro per contribuire al rilancio e allo sviluppo della terraferma veneziana. Realizzazione e sviluppo di M9 sono stati affidati a Polymnia Venezia.

 

Ideato dallo studio berlinese Sauerbruch Hutton, il progetto di M9 viene presentato alle Corderie dell’Arsenale, fino al 25 novembre 2018, nell’ambito della mostra Freespace, a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara, in occasione della 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

L’intervento si estende su un totale di sette corpi di fabbrica e prevede la realizzazione di tre nuovi edifici, il principale dei quali dedicato a funzioni museali, il recupero di un ex convento tardo cinquecentesco e la ristrutturazione di un edificio direzionale degli anni Settanta.

M9 restituisce così alla città uno spazio storico, un luogo che racconti l’identità dei cittadini con un nuovo respiro internazionale, un’area che viene valorizzata e reintegrata nel tessuto urbano del centro di Mestre.

Le dinamiche facciate delle nuove architetture si connotano per l’inedita policromia: sono 13 i diversi colori, in accordo cromatico con il contesto urbano, degli elementi ceramici che le rivestono. Sei nuovi attraversamenti pedonali garantiscono la permeabilità dell’area.

 

La narrazione del Museo multimediale del ’900 è interamente multimediale (6.000 foto, 820 video, 500 record di materiale iconografico, 60 installazioni multimediali e interattive) suddivisa in 8 sezioni: Demografia e strutture sociali; Consumi, costumi e stili di vita; Scienza, tecnologia e innovazione; Economia, lavoro, produzione, benessere; Paesaggi e insediamenti urbani; Lo Stato, le istituzioni, la politica; Educazione, informazione formazione; Che cosa ci fa sentire italiani.

Il coordinamento generale del progetto d’interni è di Stefano Gris dello studio GrisDainese, mentre le installazioni degli 8 ambienti tematici sono state ideate da Carraro Lab, Clonwerk – LimiteazeroDotdotdot, Karmachina – Engineering Associates e Nema FX.

 

Il museo è una scommessa sui contenuti in formato digitale: immagini fisse e in movimento, ricostruzioni 3D, realtà aumentata, file audio per esperienze coinvolgenti, informative ed emozionali. È una nuova tipologia di museo che rende accessibili tutte quelle realtà, come archivi, collezioni incomplete o non fruibili, che attraverso il digitale e l’interaction design diventano fruibili sotto forma di ricostruzioni narrative.

Molte sono le sperimentazioni tecnologiche che rendono il museo una pietra miliare sullo stato dell’arte dell’interaction design. La user experience avviene soprattutto attraverso installazioni multiscreen e schermi touch, ma ci sono anche esperienze che privilegiano altri tipi di interazione.

Come l’installazione Il Gioco dei Dialetti nella sezione 7, progettata da Dotdotdot, caratterizzata da un’interazione di tipo vocale anziché visivo-tattile e realizzata con un sistema di programmazione usato in ambiti complessi come i videogiochi. Dietro contenuti attivabili con un click o con una gestualità spontanea, si nascono sistemi tecnologici complessi come laser industriali, solitamente impiegati nella robotica, oppure grafiche particellari che non sono semplici scansioni di figure, ma particelle in continuo movimento sulla superficie, attivate da un’animazione di tipo algoritmico (installazione Stereotipi e auto rappresentazioni, sezione 8, progetto Dotdotdot).

 

All’esposizione museale permanente – estesa su due piani per un totale di 2.610 mq – si aggiungerà uno spazio di 1.400 mq al terzo piano dedicato alle mostre temporanee, che spazieranno dalla fotografia, al design, all’arte, alla tecnologia. M9 è completato da un auditorium/cinema 4K e da quattro grandi spazi per gli eventi.

 

gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Chiostro interno
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Auditorium. Ph. Alessandra Chemollo
gallery gallery
Sezione 7, Il Gioco dei Dialetti, progetto Dotdotdot. Ph. Filippo Bamberghi
gallery gallery
Sezione 7, Il Gioco dei Dialetti, progetto Dotdotdot. Ph. Filippo Bamberghi
gallery gallery
Sezione 8, Le Religioni, progetto Dotdotdot. Ph. Filippo Bamberghi
gallery gallery
Sezione 8, Stereotipi, progetto Dotdotdot. Ph. Filippo Bamberghi