Successo di pubblico, soprattutto giovani, alla Lectio Magistralis che l’architetto Glenn Murcutt, Premio Pritzker 2002, ha tenuto al Palazzo dei congressi di Bologna. Per Murcutt la teoria dell’architettura sostenibile è indissolubilmente legata ai materiali locali con cui sceglie di lavorare e all’idea di architettura sensibile al clima.

Nei suoi progetti, l’edificio è uno strumento sensibile all’idrologia, alla geomorfia, alla topografia, ai venti e alla luce, all’altitudine e alla latitudine, all’ambiente e ai movimenti del sole.

Inglese di nascita ma da anni in Australia, per Murcutt l’architettura locale è una base importante del lavoro di progettista. “Mi interessano le zone di transizione tra esterno e interno, tra mare e terra, tra pianura e rilievi. Di conseguenza, un elemento della prima architettura coloniale che trovo significativo è la veranda”.

Comprendere il luogo è ciò da cui parte in ogni suo progetto. I suoi edifici derivano dall’osservazione del luogo in cui vive, non dal tentativo di progettare un’architettura tipicamente locale. Ad esempio, in Australia la luce assume una nitidezza assoluta. Nelle belle giornate gli elementi del paesaggio sono definiti da una luce molto evidente.

Nell’emisfero settentrionale la luce unisce gli elementi, in quello australe li separa. Murcutt è interessato a questa leggibilità, a questa trasparenza, ai giochi particolari delle ombre che tracciano la strada per articolare la struttura e pensare l’edificio rispetto al luogo.

Glenn Murcutt, a 79 anni, continua a fare scuola per chi vuole realizzare architetture che si sposano con climi diversi e per chi sceglie acqua, aria e luce come strumenti di progetto.

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