Il noto designer di San Paolo vive in una casa costellata di oggetti che raccontano storie: Pezzi di modernariato e di design d’autore accostati a Objet trouvé di artisti locali e comunità indios. Un mix di identità e culture che descri ve la sua visione di ‘brasilian way’.

La casa è lo specchio del proprio modo di essere. Descrive interessi, aspettative e abitudini di vita. Quella di Marcelo Rosenbaum a San Paolo ne rappresenta l’anima e cristallizza il suo percorso progettuale più di qualsiasi lavoro. Costruita su un edificio degli anni Sessanta, mantiene la struttura a patio e le mura, ma si adatta ai nuovi usi. È contemporaneamente casa per tutti i giorni e luogo d’evasione per il fine settimana, quando gli spazi comuni si popolano di amici e familiari. Nei 460 mq vivono due identità domestiche: quella ‘normale’ con le stanze da letto, la zona living più intimista e la cucina funzionale, e quella della convivialità. Di quest’ultima fanno parte la piscina ricavata nel cortile originario, la casa sull’albero all’interno del giardino – sogno d’infanzia di Marcelo, oggi realizzata per i suoi due figli – e la seconda cucina al piano terra con il grande tavolo da pranzo, interpretata come una churrascheria. L’Abitare è ciò che Rosenbaum persegue con il suo lavoro, dietro lo spazio fisico e al di là della mera estetica degli oggetti. L’attività ventennale del designer brasiliano può essere considerata una continua ricerca nel concetto di design utile. Inteso, cioè, come costruzione di un ponte tra comunità bisognose e collettività abbienti, come strumento di educazione della popolazione brasiliana emarginata, o di creazione di attività lucrative per le comunità indios affinché si mantenga quel saper-fare che la società dei consumi sta perdendo. Rosenbaum esplora la diversità culturale come elemento propulsivo della creatività e indaga che cosa accade nel contatto diretto tra cultura ‘alta’ e popolare. E questo si vede nella sua casa: le sedie di Vico Magistretti sono vestite con tessuti dell’artigianato locale, mentre tappeti pregiati e sedute di design internazionale sono giustapposti a finiture povere. Una parete del salotto è infatti rivestita con legni di scarto provenienti da case coloniali della fine del XIX secolo nel sud del Brasile. Abitazioni di immigrati italiani e polacchi, oggi sostituite da case in cemento armato. Rosenbaum colleziona da vent’anni modernariato di design perché appartiene al suo immaginario e alla sua formazione. Con il primo stipendio da designer si è comprato la lampada Tizio di Artemide. Gli oggetti da lui disegnati sono disseminati in tutti gli ambienti della casa confondendosi con i vasi e soprammobili acquistati da laboratori artigianali o raccolti nei mercatini delle pulci in giro per il mondo. E il contrasto sottolinea un tema collettivo: la storia del design internazionale e i pezzi unici dell’artigianato popolare raccontano la stessa necessità delle persone di vivere meglio abbellendo le proprie abitazioni. Oggetti così diversi sono accumunati dalla libertà di scegliere e dalla capacità di raccontare storie. Come i cuscini nell’area living del piano terra, realizzati cucendo gli striscioni di una festa in una città peruviana che invitava alla “noche kaliente”. Tra i molti objet trouvé, ci sono i pupazzi del Maracatu, una parata musicale nata a Pernambuco nel nord del Brasile. Oppure le pentole in ceramica nera, realizzate dalle donne di Espírito Santo per cucinare la tradizionale zuppa di pesce. E ancora la collezione di statuette di Santo Espedito, patrono delle cause impossibili e disperate, a cui Rosenbaum è devoto. Oggetti che catturano l’attenzione, giustapposti in un equilibro estetico quasi funambolico. Tutto questo è la ‘brasilian way’ di Marcelo Rosenbaum. Un mix di episodi e tradizioni, di popoli, religioni e culture che si ibridano in un modo di essere talmente variegato da costituire un’identità. E' un modo di progettare diretto e partecipato, nei cui risultati le tracce di una storia condivisa si confondono con le memorie personali.