Autonomia e integrazione i principi architettonici alla base del Centro Diurno Terapeutico Alzheimer Domenico Sartor di Castelfranco Veneto progettato da Davanzo Architetti
Il Centro Diurno Terapeutico Alzheimer di Castelfranco Veneto (Tv) è una struttura sociosanitaria che si relaziona dal punto di vista architettonico e funzionale con il contesto urbano esistente, pur mostrando autonomia figurativa e tipologica.
L’equilibrio tra queste due componenti fondamentali rispecchia, nell’edificio progettato da Martina Davanzo di Davanzo Architetti, la terapia prescritta agli ospiti: 30 persone in fase non completamente degenerativa della malattia, per le quali la stimolazione cognitiva e le tecniche di riabilitazione consentono il mantenimento delle capacità residue.
Il progetto è diventato anche occasione per valorizzare una parte della città nelle immediate vicinanze del centro storico, riordinandone gli spazi e definendone gli ambiti, attraverso lo spostamento del parcheggio esistente sul confine ovest dell’area di proprietà.
L’edificio, disponendosi parallelamente al parcheggio con un muro in calcestruzzo forato che attenua il dualismo dentro-fuori, diventa margine di recinzione del verde verso nord e parte del fronte verso via Ospedale, consentendo l’ampliamento dello spazio scoperto.
La volumetria dilatata, che si sviluppa come lato lungo del confine a nord, risulta attenuata dallo scavo del terreno di circa 1,20 metri. Soluzione che ha permesso di realizzare, senza necessità di barriere fisiche di recinzione, il giardino dedicato all’Alzheimer, considerato un ulteriore strumento d’integrazione al percorso terapeutico.
Nell’organizzazione degli ambienti dedicati agli ospiti hanno prevalso la dimensione domestica e la disposizione su un unico livello e un solo colore che ne facilita l’ambientazione e l’orientamento. L’assenza di corridoi è stata sopperita con allargamenti e soste in grado di interrompere le sequenze, così come la riconoscibilità degli spazi d’accoglienza degli assistiti è stata ottenuta attraverso una diversa modulazione della luce, del colore o delle forme.
La struttura presenta un’impostazione aperta, flessibile, con ambienti di dimensione ridotta, che si possano contrarre, dividere, ma anche ampliare per un numero di ospiti maggiore o un nuovo utilizzo.
Tutte le aree (per lo svolgimento delle attività, il pranzo, il portico e il giardino interno) sono controllate da un centro operativo, con lo scopo di proteggere gli ospiti pur garantendone l’indipendenza d’iniziativa e movimento.
Gli spazi all’aperto sono in sequenza per aumentare le occasioni di utilizzo, anche personalizzato, e di socializzazione. Tutti i giardini sono collegati tra loro attraverso un percorso circolare coperto per favorire la deambulazione continua “wandering” tipica di alcuni pazienti a un certo stadio della malattia.