Il design può migliorare la nostra vita. Lo sostiene l’Index: Design to Improve the Life, organizzazione no profit danese, che ogni due anni premia 5 designer in altrettanti categorie: Body, Home, Community, Play & Learning e Work.
Il prestigioso riconoscimento (si tratta del premio di design maggiormente remunerato al mondo con una quota di 100.000 euro destinata a ciascun progetto) è stato creato nel 2001 dal Ministery of Business della Danimarca, sotto il patrocinio della Corona danese.
L’obiettivo è promuovere soluzioni di design che siano sostenibili, utili, capaci di risolvere in modo concreto le più importanti sfide sociali ed economiche di oggi. Perchè il design deve essere capace di travalicare i tradizionali confini del ‘fashion’ e del ‘furniture’ per diventare un vero e proprio servizio a disposizione delle persone, in particolare di quelle meno fortunate.
Quest’anno per la categoria Body, Keller Rinaudo e Justin Hamilton hanno vinto con Zipline, il primo servizio commerciale by drone sviluppato per portare medicinali nelle aree più critiche e difficilmente raggiungibili del Ruanda. Il progetto nasce da una partnership fra il governo ruandese e l’azienda californiana Zipline, che ha base nella Silicon Valley. Il servizio offrirà a 12 milioni di abitanti la possibilità di disporre di medicinali salvavita in un range temporale di 15/35 minuti.
Per la categoria Home si sono imposti gli inglesi Chris Sheldrik e Giles Rhys Jones con What3Words, una app che offre un rivoluzionario addressing system in grado di dare un ‘indirizzo’ ai 4 miliardi di persone (questa è la stima fatta dalle Nazioni Unite) che non hanno fissa dimora e che, quindi, si trovano nell’impossibilità di poter usufruire dei più elementari servizi, come aprire un conto in banca o accedere alla rete elettrica o idrica o registrare una nascita. Il sistema individua 3 parole/indirizzo che permettono di trovare una location in modo esatto in soli 9 metri quadrati. L’app, a breve in uso per il servizio postale in Mongolia, Tonga, Saint Martin, Djibouti e Costa d’Avorio, verrà anche adottata dalle Nazioni Unite, dalla Croce Rossa e dalle organizzazioni umanitarie internazionali.
Vitalik Buterin, russo ma canadese d’adozione, ha vinto nella categoria Community con Ethereum, una piattaforma 3.0 decentralizzata, che rappresenta una sorta di seconda generazione di Internet. Si tratta di una tecnologia informatica del tipo ‘blockchain’, che permette di eseguire programmi chiamati smart contracts, cioè digitalizza in maniera affidabile, veloce, automatizzata e low cost, pratiche e documenti per le gestione delle più svariate operazioni: dalla transazioni finanziarie ai sistemi elettorali, dalla registrazione di nomi-dominio alle piattaforme di crowdfunding, dalle proprietà intellettuali alle assicurazioni, real estate, etc…
Nella categoria Play & Learning, il frugal design dell’indiano Manu Prakash (è sua la definizione) si è imposto con Paperfuge, un dispostivo low cost (solo 25 centesimi di dollaro per produrlo) che aiuta a individuare i Big Three, cioe il virus della malaria, HIV e tubercolosi, tre delle più gravi cause di morte nel mondo (si stima che su 50 milioni di persone che muoiono ogni anno, il 10 per cento sono uccise dai ‘Big Three’). Paperfuge può sostituire le costose centrifughe usate per le nalisi dei campioni di sangue, spesso non disponibili nelle zone a rischio. E’, infatti, una sorta di ‘centrifuga manuale’ fatta di carta, corda e plastica, che lavorando a 125.000 giri / minuto è in grado di separare il plasma da un campione di sangue (una procedura diagnostica standard) in soli 90 secondi. Inoltre, la sua leggerezza (pesa solo 2 grammi) rende Paperfuge uno strumento versatile in termini di trasportabilità e accessibilità per i pazienti che si trovano in aree difficili da raggiungere.
L’ultimo progetto vincente, nella categoria Work, è firmato dall’americano Bren Smith: si chiama Greenwave ed è una visionaria Ocean Farming, una sorta di serra marina dove coltivare molluschi (cozze e ostriche) senza impattare l’ambiente e il clima, e creando anche posti di lavoro per i pescatori delle comunità locali. (Testo di Laura Ragazzola)

