Nella Smart City i bit e gli atomi si fondono per creare nuove opportunità. Ma cosa succede se il nuovo paradigma di “città intelligente” si mette al servizio del superamento della disabilità? È quanto ha provato a indagare un panel di esperti durante il laboratorio “Smart Cities e Sclerosi Multipla” promosso da Biogen, società di riferimento a livello mondiale nel settore delle biotecnologie.
I risultati della ricerca realizzata da Eurisko “Vivere la città con la sclerosi multipla” sono stati il punto di partenza per un laboratorio multidisciplinare, coordinato dall’architetto e ingegnere Carlo Ratti, Direttore del MIT Senseable City Lab di Boston, dedicato al superamento della disabilità nella “Sensible City”.
Secondo la ricerca, che ha indagato attraverso interviste in profondità, il vissuto, le esperienze e le attese di 40 persone affette da sclerosi multipla a vari stadi di sviluppo, il sentimento di frustrazione e di rassegnazione per gli ostacoli che si incontrano fuori casa è controbilanciato dalla fiducia nelle nuove tecnologie per migliorare la qualità di vita.
La tecnologia, l’online e il mondo del digitale, secondo i risultati presentati da Eurisko, contribuiscono a creare nel disabile e nei famigliari la sensazione di casa come nido sicuro rispetto all’ambiente esterno. Questo confort domestico rischia però di trasformare le mura di casa in una “prigione dorata”. Ancora poco espresse secondo i malati e i loro famigliari le potenzialità delle nuove tecnologie se applicate a rendere la città ad “accessibilità totale”.
“Il mondo dei dati in tempo reale – racconta Carlo Ratti – sta trasformando le nostre città. Una città intelligente non è fatta di tecnologia, ma di cittadini che svolgono un ruolo essenziale: la funzione cardine di raccogliere, condividere ed elaborare dati. I cittadini connessi sono il motore del cambiamento del tessuto urbano per la città del domani.”
Proprio in questo senso si articola il concetto di innovazione nelle “Sensible city”, dove la tecnologia è sempre il mezzo per garantire il “Ben-Essere” e migliorare quindi la vita di tutti i cittadini.
Secondo Biogen – conclude Giuseppe Banfi, Amministratore Delegato di Biogen – la scienza deve portare una significativa differenza nella vita delle persone, proprio per questo abbiamo pensato fosse importante, in un momento in cui Milano è al centro dell’interesse del mondo, sollevare il tema di come ricerca scientifica, medicina, nuove tecnologie e design possano mettersi al servizio di persone affette da patologie ad alto impatto sociale, non solo nella dimensione clinica, ma anche in quella sociale.”
Dalla Smart City alla Sensible City, le cinque regole d’oro
Dall’incontro che ha visto la partecipazione di pazienti, famigliari, studenti di architettura, design, medicina e fisiatria sono emerse una serie di linee guida che dovrebbero ispirare la “Sensible City”
– La Sensible City deve essere un abito su misura per tutti: atomi e bit si mettono al servizio della disabilità per superare le barriere fisiche e includere in ogni suo aspetto i portatori di disabilità.
– La “città del buon senso” non si ferma agli spazi civici, ma pervade il privato proponendo un sostegno adeguato ai disabili anche nel contesto lavorativo, in quello relazionale e ludico-ricreativo.
– Le istituzioni e le amministrazioni sono tenute a guidare il processo, ma anche le imprese possono fare la loro parte passando da un concetto di CSR a una vera e propria innovazione sociale d’impresa.
– I portatori di disabilità, le associazioni dei pazienti devono essere parte attiva del processo portando proposte costruttive e non Arrendendosi alla minaccia di isolamento.
– Senza l’impegno di tutti i cittadini non può esistere la “Sensible City”: loro sono il motore del cambiamento, la prima fonte di raccolta e condivisione di istanze, proposte e criticità. Perchè tutti in una fase della propria vita possono incorrere in una fase di disabilità.