La nuova sede di Confcooper progettata dallo studio it's a Roma

Luce e marmo, trasparenze e bianco, storia e segni essenziali connotano il progetto dello studio it’s per la nuova sede di Confcooper a Roma.

Un edificio di fine Ottocento, su cui nel corso del tempo si sono sovrapposti numerosi interventi, è stato recuperato coniugando le tracce storiche originarie a segni contemporanei. Frammenti di mura ottocentesche si alternano a sottili pareti di vetro, materiali classici come il marmo sono accostati a materiali leggeri come l’alluminio riflettente, una parete verde verticale riquadra la geometria della corte in pietra.

La distribuzione verticale è stata ripensata, partendo dalla scala originaria, sostituita da un nastro in marmo bianco e acciaio riflettente che raggiunge il terrazzo, rinnovato come giardino pensile sospeso.

Il progetto ideato per l’edificio, esteso su superficie complessiva di circa 4.000 mq sviluppati su sei piani, è stato per lo studio it’s un’occasione di ricerca e sperimentazione nell’ambito del restauro con approccio BIM – Building Information Modeling, che ha interessato tutte le fasi – dal processo progettuale alla produzione degli elementi di cantiere, fino alla futura gestione dell’edificio – e che ha consentito tempi rapidi per l’esecuzione dell’intervento, solo 15 mesi.

Il cantiere ha così assunto una nuova dimensione di artigianato digitale che ha integrato la sapienza delle maestranze con l’innovazione tecnologica.

Ispirandosi alle architetture di Luigi Moretti rielaborate in chiave contemporanea, il progetto si connota per la luce diffusa che si riverbera negli ambienti interni, modificando la percezione dei materiali, delle cromie e delle geometrie degli spazi. Il marmo bianco Carrara dei pavimenti è stato reinterpretato attraverso una riduzione in lastre sottili. Il marmo verde Alpi e il rosa del Portogallo caratterizzano invece le parti comuni, identificando con una policromia materica gli spazi ad uso collettivo. Anche la facciata esterna risulta luminosa grazie all’uso del bianco candido che ha reso omogenee increspature, modanature, cornici e che ha donato una purezza di linee essenziali molto contemporanea.

L’edificio cambia così la propria presenza urbana, divenendo portatore di luce e innescando un nuove relazioni cromatiche.

 

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Ph. Francesco Mattuzzi
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