Un ex magazzino tessile milanese diventa un ristorante camaleontico, con un locale nel locale sospeso a 4 metri di altezza

Oltre 700 metri quadrati di superficie; un'imponente libreria’ dei liquori ad accogliere i clienti, un locale nel locale racchiuso in una sorta di acquario sospeso a quattro metri da terra.

Nel contesto post industriale di un ex magazzino di tessuti, a pochi passi dalla Stazione Centrale di Milano, nasce Moebius, camaleontico concept restaurant in grado di cambiare pelle a seconda dell’orario della giornata e della prospettiva.

Progettato dallo studio Q-bic, diretto dai fratelli Luca e Marco Baldini, Moebius è al tempo stesso Osteria Gastronomica, Tapa Bistrot, cocktail bar, negozio di vinili e spazio per la musica dal vivo. Ma anche luogo dove fermarsi e accomodarsi, per leggere, studiare, ascoltare musica.

Situato in via Cappellini 25, in quel dedalo di strade tra via Vittor Pisani e corso Buenos Aires sempre più attraente per le sperimentazioni gastronomiche, Moebius si ispira al nome d’arte del fumettista francese Jean Giraud.

Un’inclinazione che si ritrova nella cucina dello chef Enrico Croatti.

Dal suo incontro con la proprietà del locale, la famiglia Querci, capitanata in questo progetto dal 27enne Lorenzo, nasce l’idea di uno spazio poliedrico in cui le esperienze maturate dallo chef in Italia e all’estero potessero esprimersi dando origine ad atmosfere diverse.

Se al piano terra si trovano il Tapa Bistrot e il Cocktail bar, la piattaforma sospesa ospita l’Osteria Gastronomica, dove sperimentare una cucina d’avanguardia.

A collegare le due anime del locale, in un costante dialogo tra antico e moderno, un ulivo andaluso di 700 anni, inserito in una scenografica teca di vetro. Il palco per i concerti, invece, è ospitato da un’avveniristica galleria di metallo, che si apre da un lato sulla sala e dall’altro sulla serra-veranda esterna, in una atmosfera più intima.

 

Materiali industriali come il ferro e il cemento, oggetti vintage accostati a elementi architettonici contemporanei: questa la formula adottata dallo studio fiorentino Q-bic per dare una nuova identità a una ampia scatola vuota, fatta di pareti in mattoni e un soffitto alto fino a 12 metri.

 

 

“Abbiamo cercato di conservare il fascino industriale del luogo raccontano Luca e Marco Baldini  La sfida principale è stata quella di riempire in modo equilibrato uno spazio così grande e vuoto, creando al contempo spazi intimi e riservati. L’elemento più importante (e impegnativo) è senza dubbio la piattaforma sospesa al centro della sala: avvolta da pareti in vetro appare come un acquario di 60 metri quadrati sospeso nel vuoto. Abbiamo cercato di creare un ambiente contemporaneo, dalle linee architettoniche pulite e rigorose, che dialogasse con un arredamento più caldo e romantico: un’atmosfera che facesse sentire il cliente a proprio agio, invitandolo a restare in qualsiasi momento del giorno”.

L’elemento più importante è la piattaforma sospesa al centro della sala: avvolta da pareti in vetro appare come un acquario di 60 metri quadrati sospeso nel vuoto"