Una rassegna dei principali progetti di social housing e riqualificazione per le favelas di rio de janeiro e são paulo, oggetto di un programma di progressiva bonifica e integrazione nel tessuto urbano: l’appuntamento imprescindibile del futuro.

Itrend parlano chiaro: circa il 40% dei millionares dell’America Latina sono concentrati in Brasile e, all’interno di un Paese che registra una fortissima polarizzazione delle ricchezze, il Real Estate sarà un driver fondamentale nella crescita dei prossimi anni. Se a questo si aggiunge che nel 2014 il Brasile ospiterà i Mondiali di calcio e nel 2016 le Olimpiadi, il quadro di riferimento è presto disegnato: le sue città si stanno preparando ad accogliere questi eventi di respiro internazionale con opere architettoniche di altrettato rilievo. Non possono però al contempo esimersi dalla necessità di portare dignità a luoghi e spazi del tessuto urbano che, tra degrado e pericolosità sociale, sono da sempre dimenticati dalle belle cartoline di Ipanema o di Copacabana o delle strade di São Paulo. Parliamo delle favelas, grandi slum contemporanei in fase di progressiva bonifica e rinascita. Perché, “il prezzo di vivere in Brasile”, spiegano alcuni, sintetizzando ragioni di sicurezza che impongono grandi attenzioni e limitazioni di libertà personale (anche nell’uso di una rete metropolitana che, se ben strutturata, potrebbe molto per curare le ferite di un traffico letteralmente paralizzato) passerà in primis da queste zone umiliate, che si stanno ricucendo e integrando nelle città. Ognuna ha le sue. Come i campi di calcio, quei potentissimi fulcri di aggregazione sociale e di attività ludiche che hanno già regalato al mondo protagonisti indiscutibili. Secondo una recente stima a Rio le favelas sono più di 700. Fino a poco tempo fa, sinonimo di terra di nessuno, sono oggetto da qualche decennio di un processo di recupero capillare e diffuso. Ci racconta Andrés Otero, fotografo brasiliano che da anni ne studia e monitora le trasformazioni che “i pionieri della pacificazione sono stati alcuni stranieri, quali il noto giornalista-reporter inglese Bob Nadkarni, che, mossi da motivazioni personali, si sono trasferiti sulle colline di Rio e hanno iniziato a ristrutturare edifici, aprire nuove attività, guest house, ristoranti e confortevoli bar. Nadkarni ad esempio ha aperto la pousada The Maze alla favela Tavares Bastos. Questo succedeva agli inizi degli anni Novanta. Poi c’è stato il risveglio dello Stato e con l’insediamento della nuova amministrazione pubblica il governo ha cominciato a muoversi in forma consistente. Dona Marta è stata la prima favela ad essere bonificata, all’interno di un programma strutturato quattro anni fa: ha guadagnato una funicolare e un progetto cromatico a campiture vivaci per le facciate delle case. Addirittura i ragazzi della associaçao morrinho oriundi di una rara favela (pereira da silva) già tranquilla da anni sono riusciti ad esporre i loro modelli di lettura architettonica alla Biennale di Venezia e in gallerie e musei europei”. Anche lo storico Conjunto do Pedregulho, nel barrio di São Cristovão, Rio de Janeiro, palazzo di importanza capitale per l’architettura moderna, progetto di Affonso Eduardo Reidy (1947) è stato di recente oggetto di ristrutturazione con il recupero di unità abitative e spazi collettivi (lavanderia, centro medico, piscina e scuola). E sempre a Rio, un architetto di notorietà internazionale, Ruy Rezende, alla guida di Rra studio, che annovera progetti di architettura, urbanistica e design in tutto il Brasile, è da tempo attivo in prima linea in complessi lavori di recupero con risvolti sociali. Il primo ha interessato nel 2002 la Favela Bairro oggetto di un sapiente programma compositivo di integrazione tra progetti residenziali, servizi educativi e aree ricreative all’interno del tessuto urbano. São Paulo non resta indietro. La città che conta 22 milioni di abitanti, dei quali 3 milioni vivono in favelas, con il progetto Housing Estate promosso dalla Housing Secretariat’s Social Housing Programme sta bonificando Heliópolis, lo slum più grande, nei dintorni di Ipiranga, la regione a sud-est. Tutto è cominciato nel 2009 (anche se l’area riceve pubblica assistenza da oltre 20 anni). Ad oggi vede impegnati diversi studi internazionali di progettisti, da Ruy Ohtake a Hector Vigliecca, da Piratininga Arquitetos Associados a Mario Biselli & Arthur Katchborian, che, secondo il masterplan avviato nell’agosto 2010, stanno studiando come colmare un deficit abitativo per 70.000 persone ammassate in 18.080 case di fortuna su un’area di un milione di metri al quadrato, molto carente anche in termini di infrastrutture e servizi collettivi. Il primo lotto è stato terminato lo scorso ottobre, quando 288 famiglie sono entrate nei building circolari nuovi di zecca in cemento, muratura, intonaco bianco e campiture colorate, disegnati da Ruy Ohtake e realizzati dalla Construbase. “Il volume circolare è quello che assicura uno spazio di relazione meno rigido e più aperto anche verso l’esterno, un sano equilibrio tra spazio abitativo pubblico e privato” spiega Ruy Ohtake, figlio della già celebre artista plastica Tomie, che da anni affronta il tema della comunità.“ L’architettura può accreditare le favelas alla città” continua. “Può dare dignità e migliorare la qualità di vita di tutti. Io sono nato, cresciuto e ho studiato a San Paolo. È la mia città, ma tutta San Paolo è la mia città, la parte più ricca e quella che lo è meno. Già nel 2004 avevo lavorato insieme alle comunidades alla pittura delle case. Non mi sono chiuso nel mio studio, con distacco. Il dialogo è fondamentale. La cromatic painting è stata una prima forma di solidarietà. Il 30% dei colori è stata scelta da me, il 70% da loro – importante per capire che eravamo entrambi parte di una ‘construction together’. Dopo quest’esperienza mi sono occupato del progetto di una biblioteca. Era il 2008. Antonio Candido, importante critico di letteratura brasiliana, ha compilato un elenco di libri, ottenendo una serie di volumi omaggio da diversi editori. Poi cinque studenti quindicenni del luogo hanno frequentato un corso per bibliotecari. Non è stato soltanto un progetto architettonico, ma un intero concept. Quando la prefettura ha programmato la bonifica dell’area di Heliópolis, la comunità ha chiesto e ottenuto che potessi costruire per loro. In ogni edificio circolare ci sono 18 famiglie distribuite su cinque livelli (quattro appartamenti per piano + piano terra con due unità abitative e un patio comune). Le tappe della costruzione prevedono una prima fase (16 edifici x 18 famiglie ciascuno) con deadline ottobre 2011; una seconda di 21 edifici x 18 famiglie nell’aprile 2012; e una terza di 40 edifici x 30 famiglie tra un anno e mezzo. Quest’ultima interessa costruzioni di 7 piani con ascensore. In tutto, il progetto coinvolge 1866 famiglie (circa 7000 persone). Ci sono case, ma anche aree commerciali dedicate a negozi ed educative con scuole, spazi verdi e per lo sport. Al centro dell’insediamento, un volume basso accoglie una sala delle feste intesa come punto di convivialità, incontri, matrimoni, anniversari, esposizione di lavori. Le macchine restano fuori dal complesso, all’esterno. Per 70 reais brasiliani queste persone acquisiscono, secondo una formula di edilizia convenzionata, il diritto di abitare in 50 mq, organizzati secondo una planimetria circolare in due camere, bagno, soggiorno e cucinino a vista attrezzato di spazio per alloggiare lavatrice e frigorifero. I pavimenti sono in ceramica, il sistema acqua e luce individualizzato, il riscaldamento a gas. Nel soggiorno, la generosità di una finestra continua con 6.60 metri di sviluppo radiale regala luce in abbondanza all’ambiente. L’area preesistente intorno alle case verrà demolita per rinascere dotata di impianti primari e servizi collettivi. Sempre però all’interno di un paesaggio che risulta già proprio e familiare agli abitanti, dunque senza bruschi sradicamenti di contesto e di tessuto sociale”.