Perfetta applicazione delle migliori potenzialità della tecnica strutturale dell’architettura moderna, dove il cemento armato si piega a risultati di estrema solidità, leggerezza e plasticità della costruzione. La sede diplomatica dell’Italia a Brasilia è un interessante lavoro dell’italiano Pier Luigi Nervi, noto in tutto il mondo che, prima di questa realizzazione conclusa nel 1977, aveva già firmato numerosi edifici-simbolo della ricostruzione e del miracolo economico dell’Italia, dalla Sala Vaticana (denominata sala Nervi, nella quale ancora oggi il Pontefice concede udienze settimanali al pubblico) al Palazzo dello Sport a Roma, e, all’estero, il Palazzo dell’Unesco a Parigi. Nell’impostazione urbanistica di Brasilia su due monumentali assi a croce che disegnano la figura di un aeroplano, secondo lo sperimentale progetto della città di fondazione messo a punto da Lucio Costa e Oscar Niemeyer (con aree a verde di Roberto Burle Marx), l’edificio dell’Ambasciata italiana gode di una vista incomparabile sull’artificiale Lago Paranoá. E il suo giardino curato dall’architetto paesaggista Ney Dutra Ururahy, con particolare sapienza nella scelta delle piante perlopiù di provenienza autoctona e dei fiori, in declinazione di varie tonalità di rosso, insieme alla piscina, alla vasca d’acqua delle ninfee e alla scultura dai riflessi d’acciaio dell’artista italo-brasiliano Moriconi, è considerato uno dei più belli di Brasilia. Inoltre, dopo la ristrutturazione seguita dai fratelli Campana degli interni dell’edificio, che accoglie gli uffici e la residenza dell’Ambasciatore, tutto l’arredo, in un suggestivo mix di mobili antichi e di design contemporaneo accostati ad arazzi, stuoie e oggetti tipici dell’artigianato italiano, mette ancora più in risalto la sofisticata palette materico-cromatica adottata per l’apparato decorativo dell’involucro originario: dai marmi brasiliani (granito verde Ubatuba, rosa Imperiale, azzurro Bahia, rosso Jacarandá, grigio Andorinha) al legno (Sucupira e Jacarandá paolista) per i pavimenti e le boiserie delle sale di rappresentanza. Oggi c’è di più. L’ Ambasciata d’Italia è diventata Ambasciata Verde e l’aggettivo fa la differenza, perché restituisce al progetto un autentico plus in termini di attualità e di valore contemporaneo – è infatti la prima sede diplomatica in Brasile ad utilizzare energia rinnovabile per il proprio fabbisogno: 405 pannelli fotovoltaici installati sull’edificio generano 86 MWh con un risparmio di 7.6 tonnellate di CO2 all’anno. Roberto Spandre, addetto scientifico presso l’ Ambasciata a Brasilia ci spiega che “l’impianto fotovoltaico è collegato alla rete elettrica di Brasilia e consente la cessione dell’energia prodotta in eccesso durante le ore diurne alla compagnia energetica della capitale (CEB)”. L’iniziativa, che si inserisce nella più ampia cornice di Farnesina Verde, è nata da un’idea dell’attuale Ambasciatore Gherardo La Francesca che, nel corso del 2010, ha avviato uno studio tecnico con Enel Green Power e in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per l’Energia Elettrica (ANEEL) e la CEB. E sempre nell’ottica di un’ottimizzazione nell’uso delle risorse disponibili, il progetto prevede anche un un impianto di fitodepurazione delle acque reflue da riutilizzare per l’irrigazione delle aree verdi, che un gruppo di imprese italiane (in primis Ecomacchine, Texep, Cmo, Edilbras) e la società brasiliana Ideias sta ultimando nel giardino dell’Ambasciata. Tutto perché, alla fine, quello che era ieri possa diventare domani con una precisa prospettiva: che cultura + ricerca scientifica + impresa e sviluppo possano andare a braccetto, ha sintetizzato Cristiano Musillo, Consigliere Economico e Commerciale dell’ Ambasciata d’Italia a Brasilia, concepita come un luogo sempre più vivo e dinamico, aperto all’esterno, alla città, ad un osmosi continua tra dentro e fuori.