Immersa tra le vigne del Prosecco, una ghiacciaia della fine del Seicento, divenuta poi deposito di munizioni e infine abbandonata, è stata trasformata in un ristorante dallo studio MAO Architects

Oggi la Ghiacciaia, a Covolo di Pederobba (Treviso), è diventata un bistrò ristorante ricercato e dalle geometrie definite, grazie a un attento progetto di recuperorigenerazione curato dallo studio MAO Architects che ha voluto raccontare le diverse anime del luogo, valorizzandone le caratteristiche storiche: prima ghiacciaia della villa nobiliare dei conti Pola-Neville, poi deposito di munizioni durante la Prima guerra mondiale, infine abbandonato per decenni.

Filari di glera sul dorso del torrente a pochi metri dal Piave e, nelle viscere della terra, un ‘segreto sepolto’: un grotta d'accesso sotto il livello del terreno.

Per inserirsi in un contesto così intriso di storia ed evocazioni, lo studio di architettura veneto ha effettuato un minuzioso recupero dell'esistente a cui ha affiancato una nuova realizzazione. Il risultato è un equilibrio di volumi e trasparenze in grado di amplificare le specificità naturali del territorio trevigiano.

L'intero intervento, esteso su un'area totale di 800 mq, progettuale relaziona gli assi geometrici e l’orientamento dei manufatti all’unico elemento superstite dell’antico assetto della villa nobiliare: il muro di cinta.

L'accesso all’edificio avviene direttamente dai filari attraverso quella che era conosciuta come la grotta: un vero e proprio antro illuminato da luci a terra che conduce nel cuore sotterraneo del brochen, antica ghiacciaia della fine del Seicento.

La trasparenza data dal pavimento in vetro che caratterizza entrambi i livelli enfatizza la configurazione lineare dell'intera struttura. Dalla ghiacciaia si passa poi al bunker, in cui dominano spessi muri in cemento armato, per arrivare infine al centro della nuova architettura.

La cucina a vista si affianca alla corte verde, schermata da ampie superfici in vetro che permettono un dialogo continuo con l’ampia sala lounge. Il giardino interrato, che si ispira ai giardini d’inverno delle ville ottocentesche, diviene così il baricentro dell’edificio.

All'uscita, in uno spazio dall'ampia vista panoramica sulle vigne, si sviluppa l'elegante dehor. Si tratta della vecchia orangerie, reinterpretata sotto forma di tettoia le cui colonne rimandano nella forma ai tralci dei vitigni.

Sulla sommità della ghiacciai, nel recupero del giardino esterno, sono stati ricreati sei spazi semi privati circondati da essenze vegetali che evocano i giardini sette-ottocenteschi, quando sulla cima di piccoli rilievi venivano collocati padiglioni dove sostare per godere della vista sul parco o sulla campagna circostante.

L'interior design del ristorante è caratterizzato dell'accurata scelta di materiali tipici del luogo: cemento, acciaio, vetro, argilla di Possagno e pietra locale.

La configurazione, la sequenza e i particolari degli ambienti richiamano il progetto architettonico e gli spazi esterni con una coerenza estetica e concettuale armoniosa che permette di respirare l'affascinante storia del luogo.

La comunicazione tra passato e presente è centrale nel concept del progetto.

Per le pavimentazioni e i viali esterni , dove serviva una soluzione che garantisse elevate performance tecniche e al contempo si integrasse armoniosamente nel contesto, è stato così scelto Sassoitalia Ideal Work, prodotto brevettato he rievoca la tradizione italiana del ‘sasso lavato’.

Per favorire la continuità tra gli spazi, per la pavimentazione di tutte le sale interne, le scale e i bagni è stato scelto Lixio+, la variante del pavimento alla veneziana Ideal Work Lixio caratterizzata da una maggior dimensione.