Raccontare il valore di un design pensato e di qualità è sempre più fondamentale per creare una sostenibilità sociale, ambientale ma anche economica. Il resoconto dell'Italian Design Day di New York

Condivisione di valori e contenuti, una partecipazione allargata a un pubblico sempre più curioso e attento, un dibattito aperto sui temi della contemporaneità. Sono questi, sempre di più, gli elementi che contano nel successo della comunicazione del design di cui da sempre l’Italia è portavoce nel mondo.

Se ne è avuta prova ieri, durante un webinar organizzato dall'Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) di New York nell'Italian Design Day 2020, l'appuntamento globale del Ministero degli Affari Esteri per promuovere il design come espressione del made in Italy. Seppure avvenuta in condizioni non ottimali per avere un audience attenta (a due giorni dalle elezioni presidenziali e a metà mattinata di un giorno lavorativo), ben 229 persone hanno partecipato seguendo tutti gli interventi, dall'inizio alla fine, per un totale di quasi due ore di trasmissione.

Merito innanzi tutto del mix nella scelta dei partecipanti (Piero Lissoni, Italian Design Ambassador for New York, il maestro Gaetano Pesce, Francesca Lanzavecchia, Creative Director & Co-Founder dello studio Lanzavecchia + Wai, l'architetto Marco Piva dello Studio Marco Piva, Patrizio Cionfoli, Director of Design & Interaction dello Studio Volpi, Yorgo Lykouria, Founder/Creative Director di Rainlight Studio). Ma anche dei contenuti espressi, che variavano dal case study alla discussione sulle strategie del Made in Italy e al suo futuro.

“La forza del design italiano è da sempre la sua capacità di fare sistema”, racconta Francesca Lanzavecchia post-evento. “Dal webinar è emersa l’urgenza di trovare modalità nuove per aumentare e migliorare la capacità di fare squadra, anche tra progettisti, per disegnare il nuovo normale del vivere di domani”.

Come farlo? La ricetta di Lanzavecchia è quella di allargare ad altre discipline, competenze e industrie, di pensare al bello con altri occhi (quindi sempre in relazione a necessità reali), e di dar forma a ricerche, saperi e tecnologie altre. “C’è sempre più l’esigenza di essere industrial come missione ma human-centric come metodologia. Un ritorno a un sapere più rinascimentale, quindi, multidisciplinare, in cui il designer fornisce il linguaggio – che è quello del bello – ma lo usa per progetti che abbiano un senso vero: da un punto di vista antropologico, sociale e culturale”.

È, questa, la vera essenza del design, come ha ricordato l'Ambasciatore Varricchio in occasione dell'evento: design in inglese significa progettare e mai come quest’anno – segnato dalla pandemia – dobbiamo fare leva sulla creatività, l’ingegno, e lo stile italiano per guardare avanti e prepararci al futuro”.

Le linee guida da tenere? Trovare soluzioni  affinché il distanziamento fisico non diventi anche separazione sociale e perché continui un pensiero collettivo e partecipato sulle grandi tematiche della contemporaneità: sviluppo, innovazione, sostenibilità e bellezza (intesa non solo come estetica ma come diritto di tutti a una dignità nel quotidiano).

E, non a caso, sono proprio queste quattro parole chiave quelle che hanno guidato la realizzazione dell’Italian Design Day 2020 negli USA. Che, di fianco alle riflessioni di carattere culturale ha anche sottolineato il ruolo strategico nelle esportazioni del Belpaese negli States: gli ultimi dati disponibili relativi al comparto Arredamento ed Edilizia, relativi al periodo Gennaio-Agosto 2020, segnano un valore di 1,62 miliardi di dollari e una sesta posizione per l’Italia come paese fornitore.

In questo panorama, svelare al mercato americano il knowhow e il valore aggiunto del saper progettare italiano significa – nelle parole di Antonio Laspina, direttore dell’Agenzia ICE di New York, coordimento USA – dimostrare la capacità di mettere in campo un'offerta attenta alle esigenze del mercato e dei professionisti del settore attraverso soluzioni sempre innovative per stili, materiali e tecnologie, realizzate grazie a filiere di aziende in grado di incontrare le esigenze più specifiche dei progettisti.

Illustrazioni di Emiliano Ponzi per il libro La grande mappa della Metropolitana di New York, MoMA - Fatatrac Edizioni, 2018 (leggi qui).