L’idea di ricoprire le coperture degli edifici con il verde affonda le proprie radici in pratiche costruttive tradizionali. Rispetto ai manti di copertura realizzati con materiali lapidei e laterizi - che facilitano lo scorrimento delle precipitazioni e, mediante un sistema di grondaie e pluviali, favoriscono il rapido allontanamento dell’acqua - il cosiddetto tetto verde propone una diversa concezione della copertura.
La pioggia, infatti, viene in gran parte trattenuta e rilasciata molto lentamente: penetra all’interno del terreno, che funge da substrato per il manto vegetale, andando anche ad alimentare le specie erbacee che l’assorbono attraverso gli apparati radicali, utilizzandola per i propri processi metabolici.
Lo sviluppo delle prestazioni degli impermeabilizzanti, l’accurato studio delle stratigrafie dei substrati e la ricerca di specie vegetali resistenti a lunghi periodi di siccità hanno facilitato la riscoperta di questa tradizione costruttiva, tipica delle costruzioni rurali, trasformandola in una tecnologia edilizia evoluta, sempre più impiegata anche in ambito urbano.