A Milano, un duplex articolato e luminoso si reinventa con rigore compositivo e dettagli di stile, texture e colori ispirati dalla natura circostante, la protagonista di ogni scelta

Lei, interior designer, un passato come stilista, ragiona in centimetri, sicura nelle scelte di stile. Lui, architetto, ragiona in metri, veloce nelle scelte compositive. Sono Enrica Massei & Silvio Maglione, due percorsi diversi uniti da una visione complementare del progetto. In questo recente intervento a Milano si sono misurati con la ristrutturazione di un appartamento di dimensioni generose e molto articolato, su due livelli, attico e superattico, che è nato una quindicina d’anni fa in seguito al riattamento dell’immobile anni Venti in cui si annida.


Silvio Maglione
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Lo studio dell'architetto Silvio Maglione si occupa di ristrutturazioni e progettazione architettonica, seguendo il progetto con una particolare attenzione agli aspetti distributivi degli ambienti, alla scelta dei materiali e alla cura dei dettagli. Viene offerto un servizio che va dalla progettazione alla direzione dei lavori in cantiere, dalla consulenza per l’acquisto dei materiali all’arredamento su misura e alla scelta degli apparecchi illuminanti, garantendo sempre un alto livello qualitativo. Lo studio si avvale della collaborazione di imprese, artigiani e fornitori di fiducia grazie ai quali sono gestite tutte le fasi del progetto fino alla consegna chiavi in mano.

“Quando l’abbiamo visto abbiamo subito detto: che bella luce, che begli spazi, però che ambienti distonici e anonimi”, raccontano. “Bellissimo è il fatto che questo duplex appare come una villa con attorno un parco. I suoi terrazzi così estesi sia a destra che a sinistra, sopra e sotto, ci hanno fatto subito capire che saremmo dovuti intervenire in modo significativo anche sull’esterno, perché le due dimensioni vivono insieme”, continuano. “Il layout funzionava bene, ma ci voleva un concept chiaro, lineare, attento sia alla funzionalità che ai dettagli, dove l’aspetto decorativo non fosse mai fine a se stesso e posticcio, ma la conseguenza di una serie di scelte”.

La prima è stata quella di conservare la distribuzione originale e valorizzare la pulizia formale della pianta, aprendo varchi attraverso le stanze per ritrovare un nuovo respiro e la percezione di una sintesi complessiva. Poi, ispirati dal contesto, i progettisti hanno individuato un filo conduttore – il tema del foliage verde, onirico e fuori scala, da foresta equatoriale – che è stato dipinto sulle pareti del doppio volume d’ingresso, uno spazio dove alzando gli occhi si vedono porzioni vetrate della veranda al piano superiore. È il biglietto da visita di una casa nella quale la luce, la materia e il colore esaltano e declinano con rimandi evocativi il ritmo degli ambienti.

La seconda scelta caratterizzante è stata quella di sostituire una scala poco attraente, squadrata, in ferro, con un corpo elicoidale fatto in legno di noce, simile nella tonalità al pavimento di rovere scurito. “L’idea archetipa della scala, che si pensa sia stata inventata osservando gli alberi, è diventata simbolicamente la figura in torsione del tronco di un albero che ti porta verso l’alto e verso la luce”, riflettono, “insieme a una cascata di gocce di cristallo ad altezze differenti che si illuminano con l’effetto di una magia sospesa, una soluzione custom di grande perizia nel disegno e nell’ esecuzione artigianale e tecnologica”.

Gli ambienti sono stati risolti con arredi, in parte su misura e in parte d’autore, pensati come dispositivi che mettono in relazione fluida sguardi e luce, persone e oggetti decorativo-minimal."

Ad enfatizzare un dialogo ininterrotto tra dentro e fuori, sottolineato dalle grandi pareti vetrate su entrambi i piani, è stato poi adottato un teak uniforme per tutti i pavimenti dei terrazzi, in modo che le superfici lignee orizzontali si prolungassero idealmente senza stacchi. Un muro opaco grigio di cemento a vista molto materico è diventato invece l’elemento che bilancia la levità della costruzione spaziale, come fondale nella zona pranzo, separata dalla cucina solo da una partizione scorrevole vetrata a tutta altezza.

Gli ambienti sono stati risolti con arredi, in parte su misura e in parte d’autore, pensati come dispositivi che mettono in relazione fluida sguardi e luce, persone e oggetti decorativo-minimal. Pochi pezzi, tutti con specifiche tonalità di verde in rapporto alla tavolozza cromatica degli alberi dell’intorno, in differenti materiali e finiture lucide/opache che ne potenziano l’aspetto tattile. Il paesaggio domestico rispecchia i colori della natura anche negli spazi notte, dove i vuoti predominano sui pieni. Come nella master suite corredata da una generosa cabina armadio e da una grande sala da bagno.

Le stanze si aprono ora con porte a tutta altezza sul lungo e stretto corridoio che si stacca dalla ‘foresta’ d’ingresso, ottimizzato anche nei limiti d’altezza (ribassato, nasconde gli impianti del condizionamento), con un taglio di luce artificiale che lo percorre a soffitto, amplificato dall’incontro con quello zenitale a conclusione della prospettiva. Lo stesso esercizio, che restituisce la percezione di una riga infinita, si ripete nel soggiorno, mentre il muro sul terrazzo esterno impreziosisce la narrazione con un neon e una citazione da Il piccolo principe, “L’essenziale è invisibile agli occhi”.

La prima è stata quella di conservare la distribuzione originale e valorizzare la pulizia formale della pianta, aprendo varchi attraverso le stanze per ritrovare un nuovo respiro e la percezione di una sintesi complessiva."

Il piano superiore è il regno incontrastato del relax riformulato nella strutturata veranda vetrata e nei terrazzi che la circondano. Qui, un salotto e uno spazio bar con una raffinata boiserie verde bottiglia introducono, mediante un gioco di gradini con funzione anche di contenimento, la dimensione en plein air delle isole del pranzo, della conversazione e del solarium. Mentre gli arredi, sempre curatissimi nel dettaglio, virano verso tonalità di verdi e gialli più acidi e solari. E una serie di vasche perimetrali su disegno in metallo trattato accolgono l’orto e le piante messe a dimora dall’architetto dei giardini Cristiana Ruspa.

Progetto di Enrica Massei & Silvio Maglione - Foto di Mattia Aquila